La conferenza programmatica del Partito Democratico si chiude a Portici e l'ultimo a prendere la parola per la relazione conclusiva è il segretario, Matteo Renzi. Nel suo discorso, il leader dem apre di nuovo la porta alle alleanze, come del resto fece nell'ultima direzione del partito: "Non si possono mettere veti sulle realtà che vengono dal centro. E non possiamo permetterci veti alla nostra sinistra: se qualcuno pensa che fuori dal Pd sia più facile difendere gli ideali della sinistra, rispondiamo che senza Pd, fuori dal Pd, non c'è la rivoluzione socialista ma Di Maio. Se però c'è disponibilità a centro e sinistra di creare strutture e aprire ragionamento sui contenuti ci siamo. Ma non rinunciamo alle nostre idee". Insomma, la sintesi di Renzi è chiara: "Io i veti non li metto e chiedo al Pd di non metterli nei confronti di nessuno, di superare gli insulti che abbiamo ricevuto perché non si vive di risentimenti o di rancore. Siamo in totale e trasparente disponibilità. Ma per le prossime elezioni sono più importanti i voti dei veti". E sull'operato del governo negli ultimi 5 anni rivendica il risultato: "il Paese non è ripartito per caso. Nel 2014 - ha detto l'ex premier in un altro passaggio - c'era chi voleva portare il Paese fuori dall'euro e chi lo ha portato fuori dalla crisi. Chi lo ha fatto si chiama Partito democratico, non altri. Dirlo non è arroganza ma consapevolezza di quel che abbiamo fatto. A chi ogni giorno dice di dimenticarcene rispondo: partiamo dall'orgoglio di ciò che siamo altrimenti non siamo seri verso la politica". E poi ricorda le parole di Gentiloni: "Siamo in una stazione, Paolo ieri ha detto che abbiamo una passione per le stazioni, perché o c'è il viaggio o non c'è futuro. Chi pensa di fermarsi una volta per sempre nelle sue certezze è finito. Il viaggio del treno del Pd che costa tanta fatica, è innanzitutto metterci noi in viaggio fuori dalle nostre certezze. Metterci in discussione". E, in vista della campagna elettorale, sprona la platea: "Noi siamo il Pd, non una società privata che ha una consulenza con qualche leader, non siamo un partito di plastica, andiamo tra la gente, anche a costo di prendere qualche insulto". "Noi non abbiamo paura, a dispetto di chi organizza le contestazioni, di andare al fondo del dolore delle nostre comunità", aggiunge. "Incontriamo i precari, i vigili del fuoco che ci aspettano in ogni stazione... E' vero che ci sono oltre 900mila". In chiusura, Renzi dedica un passaggio anche all'addio del presidente del Senato Piero Grasso al Pd: "Ho vissuto con dolore il fatto che il presidente del Senato abbia lasciato la tessera del Pd e mi dispiace, non dobbiamo fare polemiche con la seconda carica dello Stato. Ma non possiamo accettare che si dica che la fiducia è un atto di violenza: non lo è stato, un atto di violenza". Poi cita Nanni Moretti: "No a un vocabolario da ultrà: non è violenta la fiducia, non è vigliacco chi non la pensa come te, non è eversiva una mozione parlamentare approvata con il parere del governo. Le parole sono importanti, diceva Moretti".