Voglia di Italia giudiziaria. I pm francesi hanno deciso di diventare come i colleghi italiani: autonomi ed indipendenti. L’Unione sindacale dei magistrati di Francia, l’omologo transalpino dell’Associazione nazione magistrati, ha presentato nelle scorse settimane un ricorso al Consiglio di stato francese contro la legge secondo cui i loro pm sono collocati sotto la direzione ed il controllo dei rispettivi capi gerarchici e sotto l’autorità del ministro della Giustizia.

Il Consiglio di stato francese, il 27 settembre scorso, ha deciso di sollevare davanti alla Corte costituzionale la questione di costituzionalità relativa all’indipendenza dell’Ufficio del pubblico ministero in Francia, e, in particolare, dell’articolo 5 dell’ordinanza n. 58- 1270 del 22 dicembre 1958.

In Francia, infatti, i pubblici ministeri non godono della intangibilità delle funzioni dei giudici, come in Italia, e sono gerarchicamente sottoposti al ministro della Giustizia.

L’Ufficio del pubblico ministero, poi, è “gerarchizzato”. Ciò significa che ogni pm è tenuto a rispettare le direttive del superiore gerarchico relativamente all’esercizio dell’azione penale ed alla conduzione delle indagini. Le “istruzioni” devono essere scritte e inserite nel fascicolo del procedimento se riguardano casi specifici.

Al vertice della gerarchia è posto, dunque, il ministro della Giustizia che ha autorità sul procuratore generale della Cassazione e su quelli delle Corti di appello. Questi ultimi, a cascata, hanno autorità sui procuratori della Repubblica i quali possono sostituirsi ai loro sostituti e possono in ogni momento affidare ad altri sostituti l’esercizio di ogni funzione. Un sistema, come si può capire, molto diverso da quello italiano dove ogni sostituto è autonomo dal suo capo e dove la dipendenza dal potere esecutivo è esclusa.

Secondo l’Anm francese, le norme del 1958 violerebbero sia l’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1789 ( richiamata espressamente dalla Costituzione francese), che esprime il principio dal separazione dei poteri, sia l’articolo 64 della Costituzione francese, che sancisce l’indipendenza dell’Autorità giudiziaria. L’iniziativa dell’Anm francese ha subito riscosso il plauso dei gruppi della magistratura associata italica.

Fra i primi ad appoggiare l’iniziativa dei colleghi transalpini, il gruppo di Magistratura Indipendente, la corrente più conservatrice delle toghe nostrane.

«Magistratura indipendente - si legge in comunicato inviato ieri - accoglie con grande soddisfazione l’iniziativa, in relazione sia all’articolo 1 della sua Carta dei principi e valori - che promuove e tutela l’autonomia e indipendenza di ogni singolo magistrato anche se appartenente all’Ufficio del pubblico ministero- sia al successivo articolo 2, che inquadra questa azione nell’ottica di una magistratura europea». «L’auspicio è che la questione di costituzionalità - prosegue il comunicato - possa essere accolta, anche in ragione dell’articolo 6 comma 1, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Massima solidarietà ed appoggio, quindi, e la richiesta, da parte delle toghe di Magistratura indipendente, «che anche l’Anm manifesti il suo appoggio alla magistratura francese». Nei prossimi giorni è atteso al riguardo il comunicato ufficiale da parte del presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte.