Individuare un massimo comun denominatore tra avvocatura e magistratura, per far funzionare in modo più efficiente il giudizio d’appello. Con questo obiettivo si è svolto ieri, presso il Consiglio Nazionale Foren- se, il seminario dal titolo “Proposte applicative delle delibere del Csm in tema di esame preliminare degli atti introduttivi delle impugnazioni e tecniche di redazione dei provvedimenti”. L’incontro, che ha visto la presenza di molti presidenti di Corti d’Appello, ha avuto come punto di partenza il tema - molto sentito dall’avvocatura - della riduzione dell’arretrato, salvaguardando il principio del contraddittorio. «L’arretrato condiziona il lavoro delle Corti, anche nella fissazione delle nuove udienze. Si tratta di un passaggio difficile da spiegare ai clienti, che spesso vengono spaventati nella loro richiesta di giustizia da un’ipotesi di conclusione del procedimento molto lontana nel tempo», ha spiegato la consigliera del Cnf, Celestina Tinelli. Al centro del dibattito, il cosiddetto ufficio per il processo e l’esame preliminare degli atti introduttivi, che di divide in due fasi distinte: una per l’analisi delle sopravvenienze e una per l’analisi delle pendenze.

L’AVVOCATURA

«All’avvocatura sta a cuore l’efficienza ed è disponibile a impegnarsi in tavoli di lavoro congiunti e con protocolli - ha spiegato il consigliere del Cnf, Andrea Pasqualin -, ma va tenuto fermo il principio che la ricaduta operativa delle scelte fatte nell’esame preliminare consenta l’esercizio del contraddittorio». In buona sostanza, l’esame preliminare non deve comprimere il diritto di difesa e il principio del contraddittorio. «Gli avvocati non possono entrare nell’ufficio per il processo, ma è importante che la responsabilità delle decisioni sulle udienze sia assunta da un magistrato togato, lasciando a tirocinanti e onorari la possibilità di svolgere attività di analisi e redazione delle schede per i procedimenti», ha concluso Pasqualin.

LE TECNICHE

I metodi utilizzati per l’analisi variano a seconda delle Corti: quelle più piccole hanno tendenzialmente scelto di svogere uno spoglio centralizzato per tutte le Sezioni di un medesimo settore; nei grandi Fori, invece, la struttura si articola per singola Sezione. «Per il distretto di Firenze - ha spiegato la presidente della Corte d’Appello, Margherita Cassano in materia civile abbiamo scelto di assegnare il filtro preliminare a rotazione a tutti i consiglieri, con la redazione di scheda. Lo stesso consigliere, poi, diviene anche relatore della causa». «In materia civile, l’esame preliminare mira a stabilire l’oggetto e il valore ponderale e consente di decidere la sorte del processo nei passaggi successivi. Nel penale, invece, vengono individuati i termini di prescrizione e sospensione», ha aggiunto la presidente della Corte d’Appello di Milano, Marina Tavassi, che ha spiegato come gli ottimi rapporti con l’Ordine degli avvocati abbiano consentito lo sviluppo di buone prassi nella redazione degli atti e come l’esame preliminare abbia contribuito a ridurre l’arretrato, con pendenze civili diminuite dalle 10.500 del 2014 alle 6.800 del 2016.

«A Salerno - ha spiegato la presidente della Corte d’Appello, Iside Russo - l’ufficio del processo svolge in via prioritaria il vaglio preliminare degli atti introduttivi di impugnazione, sia civile che penale. Il riassetto organizzativo ha visto il coinvolgimento anche dei Consigli degli Ordini territoriali, perchè era fondamentale lavorare con l’avvocatura per spiegare la nuova organizzazione, ad esempio per le udienze penali monotematiche, raggruppate per fattispecie di reato».

APRIRE GLI ARMADI

«L’ufficio del processo consente di analizzare e classificare le pendenze, in modo da definire canali privilegiati di trattazione e istituire criteri comuni sulle modalità di fissazione», ha spiegato la presidente Tavassi. In materia penale, la Procuratrice Generale di Genova Valeria Fazio ha aggiunto come «sia necessario riservare una parte del lavoro delle Sezioni penali all’arretrato, fissando ciriteri di priorità condivisi che non penalizzino i fascicoli nuovi: in questo senso i Procuratori Generali devono impegnarsi a fare un censimento dei procedimenti rilevanti, per chiederne la fissazione o il concordato in appello».

LA FORMAZIONE

Fazio ha inoltre sottolineato come sia necessario un cambiamento culturale: «Serve una forte azione di formazione, da svolgersi in sintonia con gli avvocati. Penso soprattutto alla redazione degli atti e delle sentenze e auspico che il Csm, nei suoi criteri di valutazione di professionalità, inizi a premiare le sentenze concise, sobrie e specifiche. Anche questo migliorerebbe la qualità della giurisdizione».