Martedì prossimo, alle 15.30, la conferenza dei capigruppo del Senato si riunirà per definire un’agenda che somiglia da vicino al tracciato di un percorso a ostacoli. Proprio come d’uso tra gli studenti svogliati, Palazzo Madama ha infatti rinviato all’infinito i provvedimenti più spinosi, che hanno finito così per accavallarsi sommandosi a quello che delicatissimo lo è per definizione: la legge di bilancio. La strategia del rinvio ha effettivamente messo la tenuta della legislatura al riparo da possibili incidenti. In compenso ha reso inevitabile il dover fare scelte difficili nel momento meno indicato, cioè a un passo dalle elezioni politiche.

Il primo punto ostacolo si chiama vitalizi. La legge che rende retroattivo il passaggio al sistema contributivo e che porterà nelle casse dello Stato ben 76 milioni, cioè spiccetti, avrà a Palazzo Madama vita ben più difficile che a Montecitorio. È Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds, a organizzare una fronda interna al Pd che potrebbe rendere la vita difficile a una legge che, pur essendo firmata dal renzianissimo Richetti, è in realtà modellata sulle peggiori campagne dell’M5S.

Il limite della legge Richetti è evidente e ammesso, ma solo in privato, anche dai renziani di stretta osservanza: una volta varato per la prima volta un provvedimento retroattivo sarà molto difficile limitare l’innovazione agli odiati ex parlamentari. Prima o poi ci finiranno di mezzo tutti quelli andati in pensione col sistema retributivo, che rischiano pertanto di vedersi sforbiciati brutto gli assegni mensili. Sempre che la Consulta non affossi la legge come è probabile.

Dopo anni di campagne stampa ' anti- casta' si può scommettere che quando il provvedimento arriverà in Aula si vedrà di tutto. Però non succederà presto: la legge sui vitalizi deve ancora approdare in commissione e non è neppure stato individuato il relatore. Storia lunga. Ci sarebbe pertanto tutto il tempo di approvare la legge più incandescente che ci sia oggi, quella sullo ius soli. La camera la ha votata da quasi due anni ma dall’ottobre del 2015 sino all’inizio dell’estate ha riposato nel classico cassetto. Ne è stata tirata fuori nel giugno scorso, è stata incardinata in Aula a spron battuto ma solo per restare lì surgelata.

Più che il rischio di una bocciatura in Aula è quello dell’approvazione, e delle previste conseguenze devastanti sugli umori dell’elettorato, a consigliare prudenza a governo e Pd. Però dopo averne parlato col volume al massimo per anni, dopo averla rivendicata come prova provata di quanto il Pd sia pronto a tutto pur di difendere i diritti, la legge non può essere semplicemente dimenticata come usa in questi casi. Il Pd punta quindi a un gioco meno sfrontato. Promette di scongelare la legge in tempo per l’approvazione entro l’autunno. Non subito però. Dopo il voto sulla legge di bilancio, dunque a novembre inoltrato. A quel punto basterà modificare una virgola per costringere lo ius soli a traghettare di nuovo verso Montecitorio, e in quelle acque oscure affonderà fino alla prossima legislatura.

Nel frattempo i senatori se la dovranno vedere con una legge di bilancio il cui percorso promette di essere altrettanto accidentato. Mdp aspetta da mesi quell’occasione per sfilarsi dalla maggioranza, consapevole di non poter arrivare alle elezioni senza una previa rottura con il governo di Renzi e Alfano. Pisapia non è d’accordo ma il caso siciliano dimostra che nei frangenti estremi non è l’ex sindaco di Milano ad avere l’ultima parola.

Sul pallottoliere la probabile defezione degli scissionisti ex Pd lascerebbe la manovra senza maggioranza, anche perché non è neppure ipotizzabile un soccorso di Fi o del M5S a tiro di voto. Le acque saranno agitate, il mal di mare è garantito ma alla fine avranno probabilmente ragione gli ottimisti perché nessuno vuole correre il rischio di trovarsi dopo pochi mesi al governo con alle spalle l’esercizio provvisorio e il conseguente crollo della credibilità agli occhi della solita Europa. I 161 voti che fanno maggioranza assoluta sono poco probabili, ma le assenze necessarie per assicurare quella relativa sono invece del tutto prevedibili.

Tutto qui? No. Ci sarebbe anche la legge sul biotestamento, approvata in aprile dalla Camera e già gravata a Palazzo Madama da 3mila emendamenti. Dovrebbe essere discussa in settembre, grazie al solito provvidenziale rinvio, ma per spinosità fa il paio con lo ius soli e per scommettere che vedrà mai l’Aula ci vuole coraggio.