Il laboratorio Sicilia prosegue la sua attività a pieno regime. Ed ha addosso l’attenzione massima della politica nazionale in quanto le dinamiche in atto sull’isola avranno conseguenze forti e inevitabili sullo scacchiere italiano. Dopo estenuanti settimane di trattative da considerarsi tutt’altro che concluse, iniziano ad arrivare i primi punti fermi.

Il più rilevante è legato al ticket che dovrebbe guidare la coalizione del centrodestra che vede ricompattarsi Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Le parole del commissario regionale degli azzurri Gianfranco Miccichè non lasciano spazio ai dubbi: «Musumeci è la carta vincente», dice Miccichè, prima di annunciare per giovedì un incontro con il candidato in pectore della coalizione di centrodestra per mettere a punto il programma. «Una volta che sarà pronto faremo una conferenza stampa a Palermo, se ci riusciamo anche venerdì, in cui annunceremo la chiusura dell’accordo». Preferire il candidato di Giorgia Meloni a Gaetano Armao, l’esponente civico inizialmente scelto da Forza Italia, non è stato un passo indietro, assicura Micciché. «Non ho dovuto convincere nessuno», dice chiaramente il commissario, spiegando che il suo partito, e Berlusconi in primis, hanno preferito la real politik alla spaccatura dello schieramento «anche per non ripetere quanto avvenuto a Roma dove il centrodestra diviso ha regalato la vittoria ai grillini». Il cambio di passo di Musumeci che di fatto schiera Forza Italia con il candidato di Lega e Fdi ha lasciato però strascichi nel partito. Anche tra chi ha lavorato per questa soluzione fin dal primo momento. È il caso del deputato regionale Vincenzo Figuccia che annunciato la sua fuoriuscita dagli azzurri. «Un partito del quale non riconosco la conduzione in Sicilia, che sembrava protesa verso altri lidi e che invece ha dovuto adeguarsi, grazie al nostro lavoro, alle volontà del popolo siciliano che ha individuato in Nello Musumeci il candidato per far tornare a vincere il centrodestra in Sicilia», scrive in una nota. «Adesso lavoro all’allargamento della coalizione a sostegno di un reale rinnovamento delle idee e dei progetti che muova le sue mosse in Sicilia attraverso nuove leadership di uomini coraggiosi che hanno creduto veramente alla candidatura di Musumeci».

L’altro accordo che può considerarsi concluso, seppure manchi ancora l’ufficializzazione, è quello tra Pd e Ap sul nome del rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari. Mancano ancora alcuni dettagli che riguardano soprattutto la contropartita che Renzi dovrà fornire ad Alfano per blindare la rinnovata intesa. Oltre alla pattuglia di senatori da garantire alle prossime politiche, sul tavolo del segretario Pd è arrivata una nuova richiesta del ministro degli Esteri e cioè un uomo Ap da affiancare a Micari per occupare la vicepresidenza della Regione. L’uomo in questione sarebbe l’europarlamentare Giovanni La Via, esponente del partito siciliano e fedelissimo di Alfano.

Proprio questo rinnovato patto tra Renzi e Alfano è da considerarsi, almeno ufficialmente, la ragione della spaccatura del fronte di sinistra con Mdp e Sinistra Italiana che non arretrano dall’idea di candidare Claudio Fava. Una spaccatura che ha messo in forte imbarazzo Pisapia e il suo Campo Progressista, tanto che qualcuno inizia a ipotizzare un possibile disimpegno dell’ex sindaco di Milano dalla competizione per la Sicilia. Ma la possibile candidatura di Fava ha provocato anche la stizzita reazione del presidente del Pd Matteo Orfini che ha definito lo strappo a sinistra «un atteggiamento esplicito di tafazzismo».

L’ultimo punto fermo riguarda il presidente uscente della Regione Rosario Crocetta che, comunque vada, avrà un ruolo nella prossima campagna elettorale. O all’interno della coalizione di centrosinistra, come preferirebbe il Pd, o più probabilmente da battitore libero. Gli ultimi dubbi dovrebbero essere fugati questa mattina quando Crocetta incontrerà la stampa. L’annuncio della conferenza stampa che avrà come tema le candidature in vista delle prossime elezioni regionali, è accompagnato da un manifesto con la foto di Crocetta accanto al simbolo del Megafono e dallo slogan “Liberi”. Il che potrebbe considerarsi ampiamente anticipatorio rispetto alle reali intenzioni del presidente.