I giudici spagnoli hanno scarcerato alcuni dei sospetti per l’attentato sulla Rambla. Indizi insufficienti. In questo modo ci offrono una lezione di diritto. Ci dicono che non è legittima quella inversione dei principi per cui più grave è il reato meno prove sono richieste.

Salh El Karib, uno dei quattro arrestati dopo gli attentati di Barcellona e Cambrils, è stato rimesso in libertà. Si tratta del titolare dell’internet cafè nel quale vennero acquistati i biglietti per il viaggio in Marocco di due terroristi, tra cui l’imam Abdelbaki Es Satty. Per di più, i biglietti sono stati acquistati con la sua carta di credito. Elementi sufficienti per sospettare che sia stato partecipe della cellula terroristica che ha commesso la strage della Rambla o quantomeno un favoreggiatore. Eppure è il secondo sospettato a lasciare il carcere dopo Mohamed Aallaa, rilasciato al termine dell’udienza davanti all’Audiencia Nacional dello scorso martedì.

Salh El Karib è stato rimesso in libertà dal magistrato spagnolo che svolge un ruolo equivalente a quello del GIP italiano: il controllo sulla legalità delle indagini e le decisioni in ordine alla libertà personale. La rimessione in libertà, sia pure con la limitazione dell’obbligo di dimora e con il divieto di lasciare il territorio nazionale, è stata decisa dal magistrato Fernando Andreu, il quale ha osservato che le prove raccolte “non rappre- sentano un quadro indiziario sufficientemente circostanziato per adottare un provvedimento di gravità ed eccezionalità come la detenzione preventiva“.

Non occorre molta fatica per comprendere appieno la portata del provvedimento. L’attentato di Barcellona ha lasciato, accanto al lutto ed al dolore, una profonda traccia emotiva in tutta l’opinione pubblica internazionale e, a maggior ragione, in Spagna, il paese direttamente colpito. E’ facilmente immaginale, perciò, quanto forte e profonda sia la richiesta di giustizia e di punizione dei responsabili. A questo si deve aggiungere che a carico di Salh El Karib sono emersi dei riscontri oggettivi: l’acquisto nel suo internet cafè e con la sua carta di credito di biglietti aerei per alcuni componenti della cellula. Ciononostante il Giudice spagnolo ha ritenuto tali elementi non sufficienti per adottare un provvedimento di “gravità ed eccezionalità” come la detenzione preventiva.

Le lezioni che se ne possono trarre sono innanzitutto due.

La prima è che non è legittima quella inversione del senso delle proporzioni, che purtroppo di frequente si registra nei provvedimenti giudiziari, per cui più grave è il reato meno prove sono richieste per la detenzione prima e la condanna poi. Come se la gravità del reato, con la conseguente forte richiesta di punizione, divenga un esonero da un rigoroso rispetto delle regole che disciplinano l’affermazione di responsabilità. Più grave è il reato, più labile diventa l’applicazione della regola secondo cui la responsabilità può essere affermata solo quando sia provata “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Ebbene, il Giudice spagnolo ci ricorda che in un paese civile e democratico non è così: anche quando il reato è grave e l’intera pubblica opinione preme per la punizione dei responsabili, prove ed indizi devono essere sottoposti ad un vaglio rigoroso. La seconda lezione è che la libertà personale è un bene supremo. La sua compressione, attraverso la detenzione preventiva, è un evento grave ed eccezionale. Non è perciò ammissibile una detenzione che non sia fondata su elementi assolutamente solidi, e ciò anche se il reato per cui si procede sia di enorme gravità. Ed il pensiero non può non andare alle decine di migliaia di detenuti in attesa di giudizio che affollano le carceri italiane. Ma vi è un’ultima lezione, forse ancora più rilevante. All’indomani della strage sono rimbalzate, dette con minore o maggiore convinzione, le solite parole d’ordine: “non abbiamo paura”, “non rinunceremo ai nostri valori”, “non cambieremo il nostro stile di vita”, etc. Spesso solo chiacchiere, che si accompagnano alla richiesta di provvedimenti capaci di segnare una involuzione dei caratteri essenziali delle società occidentali, attraverso una riduzione dell’apertura e degli spazi di libertà. Il provvedimento di Fernando Andreu, senza fanfare e vuoti sproloqui, dice che anche di fronte al terrorismo i principi dello stato di diritto vanno rispettati. E, così, dà un contenuto concreto, togliendolo dal vaniloquio di molti, alla affermazione “non rinunceremo ai nostri valori”.