Il ddl sull’equo compenso «consentirà di tutelare adeguatamente la dignità professionale degli avvocati, soprattutto i più giovani, contrastando vere e proprie forme di caporalato intellettuale». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, rispondendo al question time alla Camera. Una dichiarazione condivisa dal Consiglio nazionale forense che «manifesta soddisfazione per quanto dichiarato dal ministro», su cui «Matteo Renzi ebbe già modo di esprimersi a favore».

Nel question time Orlando ha rilevato che «è in atto un imponente processo di proletarizzazione dei professionisti, che finisce per indebolire il sistema di tutela dei diritti e che rischia di mettere in discussione la stessa tenuta della democrazia. Proprio per questo, siamo impegnati perché si approvi una norma sull’equo compenso.

In questa prospettiva abbiamo predisposto, anche tenuto conto dei contributi del Consiglio nazionale forense, il disegno di legge in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali, che intende assicurare il diritto degli avvocati ad essere equamente compensati, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro svolto, al contenuto, alle caratteristiche della prestazione legale».

Il disegno di legge «è incentrato – ha sottolineato il guardasigilli – sulla tutela del professionista contro le clausole vessatorie, unilateralmente imposte da particolari categorie di clienti cosiddette “forti”, soprattutto le banche e le assicurazioni, che per particolari caratteristiche economiche sono in grado di rivestire, nell’ambito del contratto di prestazione d’opera professionale, una posizione dominante, imponendo condizioni particolarmente svantaggiose».

Dunque, per «riequilibrare il rapporto – ha spiegato il ministro – è previsto che il Giudice possa procedere alla giusta determinazione del compenso, previa declaratoria di nullità delle clausole vessatorie, applicando i parametri in vigore e tenendo conto delle caratteristiche specifiche della prestazione legale».

Il disegno di legge, inviato il 7 ottobre 2016 alla presidenza del Consiglio dei ministri, «dovrà essere approvato entro la fine della legislatura e costituire la base per ridefinire i compensi delle altre categorie di professionisti», ha concluso Orlando.

Il Cnf da parte sua ha espresso soddisfazione, confidando che «il governo tutto si impegni nell’obiettivo di approvare al più presto il testo, e del resto a favore ebbe già modo di esprimersi anche l’ex presidente del Consiglio e attuale segretario del partito di maggioranza Matteo Renzi. Ma tutte le forze politiche, non solo quelle di governo, hanno l’occasione di dimostrare attenzione al mondo delle professioni, troppo spesso finora trascurate e immolate sull’altare degli interessi dei soggetti economici dominanti».