Si apre oggi a Roma la convention annuale di Cassa Forense, quest’anno incentrata sul tema del “welfare degli avvocati”. Tema ampio quanto delicato, soprattutto in un periodo di difficoltà per tutti i liberi professionisti. Per questo, «Cassa Forense vuole attuare una rivoluzione: non solo previdenza ma anche un sistema di protezione e vantaggi per gli iscritti», ha spiegato Nunzio Luciano.

Che cosa significa “welfare degli avvocati”?

L’impegno di Cassa Forense è quello di dare aiuto concreto all’avvocatura italiana, non solo rafforzando il welfare passivo con maggiori interventi per i colleghi in stato di bisogno e per i loro famigliari, ma anche lanciando nuove misure di welfare attivo e strategico. Il principio è che, accanto a una sostenibilità finanziaria, è necessaria una sostenibilità sociale: noi attiviamo per aiutare i colleghi con misure previdenziali che consentano di pagare meno e di avere una forte assistenza.

Dal punto di vista pratico, in che cosa consistono questi interventi?

I pilastri sono la famiglia, la salute e la professione. Per fare un esempio in quest’ultimo campo, Cassa Forense offrirà gratuitamente per tre anni una banca dati giuridica. Tutti i colleghi sanno che senza non si può lavorare: prima era un costo, ora è un costo in meno. Chi entra nel sistema della cassa, inoltre, ha a disposizione una rosa di servizi: penso al microcredito e alla formazione gratuita, con corsi per alzare la qualità professionale della categoria.

La Cassa Forense, dunque, esce dal solo ambito della previdenza?

Cassa Forense sta cambiando il suo paradigma. La sua mission è la previdenza, ma accanto a questo sta sviluppando misure di welfare che diano vantaggi agli iscritti. Una vera rivoluzione: noi mettiamo il nostro patrimonio al servizio del Paese, con investimenti destinati a far crescere l’economia reale e dunque il Pil del sistema Paese e dell’avvocatura italiana.

In che senso si può incidere sull’economia reale?

Utilizzando i soldi dei fondi pensione per attirare investitori stranieri e favorendo progetti per lo sviluppo del Paese. Le riferisco una proposta che ho fatto al Ministro della Giustizia: Cassa Forense è pronta a uno sforzo sinergico per creare un fondo da destinare al miglioramento dell’efficienza e alla riorganizzazione dei tribunali italiani.

Recentemente, una pronuncia del Tribunale di Roma ha confermato la previsione del Regolamento che dispone l’obbligo contestuale di iscrizione alla Cassa, al momento dell’iscrizione all’albo professionale. Su questo obbligo, però, sono state sollevate non poche polemiche.

Ogni cittadino deve avere una sua posizione previdenziale, sia essa pubblica o privata. La legge del 2012 stabilisce l’iscrizione alla Cassa al momento dell’iscrizione all’albo, come del resto in tutte le altre professioni.

Come spiega i ricorsi?

Guardi, io credo che noi abbiamo dato cittadinanza previdenziale a oltre 50mila avvocati, che sono entrati in un sistema di solidarietà in cui il forte aiuta il debole e, se vogliamo essere onesti, chi paga di più riceve poi di meno. Oggi, i maggiori beneficiari del sistema sono proprio quelli che si lamentano e io sono convinto che quelli che si lamentano di più sono anche quelli che non conoscono il sistema. Molte critiche sono arrivate soprattutto sui Social Network, ma anche questo si è disinnescato perché noi siamo sempre stati pronti a parlare con tutti. Mi sento di aggiungere questo: il nostro è un sistema che ha alla base una grande solidarietà, più forte anche rispetto a quella nel sistema pubblico. Un esempio su tutti, l’acquisto per tutti gli avvocati della polizza grandi rischi ed eventi morbosi, gratuita e molto utilizzata dalla categoria.

Come è cambiata, negli anni, la classe forense?

Prima esisteva una élite dell’avvocatura, oggi invece la categoria è costituita da una grande maggioranza di colleghi con pochi sbocchi sul mercato. L’alto numero di avvocati, purtroppo, cozza con un mercato con domanda limitata e io credo che nei prossimi anni ci sarà un processo naturale di sfoltimento degli albi.

E’ una categoria in crisi, quindi?

Io per carattere sono un ottimista è credo che la sfida sia mostrare all’avvocatura che, in futuro, ci sarà una grandissima necessità di servizi legali non tradizionali. Noi dobbiamo intercettare questi nuovi mercati, come per esempio quello del diritto dell’informatica e quello del diritto internazionale. La classe forense deve saper creare una nuova figura di professionista, sempre più internazionale e flessibile. Davanti a noi ci sono grandi opportunità e noi dobbiamo saperle intercettare.