Affluenza molto elevata alle 17.00 nelle presidenziali più incerte della storia della Quinta Repubblica. Una percentuale più o meno equivalente a quella di cinque anni fa: 69,45% che in proiezione dovrebbe far sfiorare l'80% alla chiusura dei seggi che avverrà alle 20.00 nelle grandi città (in provincia si vota fino alle 18.00) Sono quattro i candidati in lotta per due posti al ballottaggio del 7 maggio, ma l'incertezza è grande a causa di un elevato numero di indecisi. Il social-liberale Emmanuel Macron, la candidata dell'ultradestra Marine Le Pen, il conservatore François Fillon e l'esponente della sinistra tradizionale Jean-Luc Melenchon partono favoriti nei sondaggi tra gli 11 candidati in lizza, mai così tanti. Al voto sono chiamati 45,67 milioni di elettori. Imponenti le misure di sicurezza in un Paese in stato d'emergenza dalle stragi del 13 novembre 2015 a Parigi. Il governo continua a sottolineare che la minaccia è alta nel Paese e il voto può essere una vetrina per i terroristi. Una circolare segreta dei servizi, ottenuta da Le Parisien, avverte che la "minaccia jihadista" è "costante e sostanziale" e i seggi che domani apriranno per le presidenziali francesi sono considerati i luoghi più sensibili. Massima attenzione anche ai rischi di "violenze urbane dopo l'annuncio dei risultati". Gli 007 francesi sembrano temere l'eventualità che l'esito del voto sia un ballottaggio tra Le Pen e Jean-Luc Melenchon. Circa  50mila  agenti tra polizia e gendarmeria sono stati mobilitati, oltre a 7mila a rinforzo della sicurezza nei 66.500 seggi aperti in tutto il Paese. I francesi sono chiamati a scegliere tra le idee radicali dell'euroscettico Melenchon, l'eurofoba Le Pen, il tiepido Fillon, l'entusiasta Macron; tra il protezionismo della leader dell'ultradestra e del candidato piu' a sinistra e il rigore finzianziario del conservatore o il liberismo economico dell'ex ministro dell'Economia; tema centrale, l'immigrazione, con l'idea di lotta implacabile di Le Pen, il ferreo controllo promesso da Fillon, il continuista Macron o l'apertura di Melenchon. Prospettive inconciliabili che marcheranno la direzione del Paese nei prossimi anni con inevitabili ricadute sul futuro dell'Ue.