Svolta nel caso Consip: le intercettazioni di Alfredo Romeo che parlava di Tiziano Renzi sono state falsificate. Sono due gli episodi di falso che la Procura di Roma ha infatti contestato a Gianpaolo Scafarto, il capitano dei carabinieri in forza al Comando Tutela dell'Ambiente che ha svolto le indagini sulla vicenda Consip. Episodi che, secondo gli inquirenti romani che poi al Noe hanno tolto la delega dell'inchiesta assegnandola al Nucleo investigativo di Roma, proverebbero come l'inchiesta sia stata viziata da significativi depistaggi a cominciare da un incontro (non suffragato da prove) tra l'imprenditore campano Alfredo Romeo, in carcere dal primo marzo scorso per corruzione per aver versato 100mila euro al dirigente Consip Marco Gasparri, e Tiziano Renzi, il padre dell'ex premier. Nel primo capo di imputazione, infatti, il pm Mario Palazzi spiega che Scafarto "redigeva nell'esercizio delle sue funzioni l'informativa n.246/557 nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite". In particolare, dopo aver affermato che durante lo svolgimento delle indagini 'lo scrivente e altri militari di questo comando hanno da tempo il ragionevole sospetto di ricevere 'attenzionì da parte di qualche appartenente ai servizì, "a conforto di ciò - si legge nel capo di imputazione - indicava l'esistenza di due annotazioni di servizi deel 18 e 19 ottobre 2016, la seconda delle quali aveva evidenziato come, mentre i militari si erano recati a piazza Nicosia per effettuare l'acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestione spa (il famoso recupero dei 'pizzinì dall'immondizia, ndr), gli stessi 'notavano persone, in abiti civili in atteggiamento sospetto, che più volte incrociavano lo sguardo degli operanti e controllavano le targhe delle auto ivi parcheggiate; nello specifico due persone controllavano i movimenti degli operanti; si trattava di una persona (fotografata) che ha più volte percorso le strade adiacenti piazza Nicosia, controllando le targhe dei mezzi parcheggiati". Nel fare ciò Scafarto "ometteva di riferire all'autorità giudiziaria" che l'uomo sospettato di essere uno 007, perchè osservava i carabinieri mentre recuperavano 'i pizzinì di Romeo, era in realtà E.R., un cittadino con residenza in quella strada. Nel secondo episodio di falso, contestato all'ufficiale del Noe, si legge che "riferendo il contenuto di una conversazione ambientale intercettata all'interno dell'ufficio di Roma della Romeo Gestioni spa il 6 dicembre 2016, Scafarto affermava, contrariamente al vero, che '...ad un certo punto il Bocchino si allontana e il Romeo continua a parlare con il Ruscigno e mentre quest'ultimo commentava negativamente tutti i provvedimenti emessi dalla magistratura ritenendo che non vi siano prove contro il Romeo, quest'ultimo racconta del suo rapporto con il Bocchino per poi affermare: '...Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato...'; questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Renzi Tiziano in quanto dimostra che effettivamente il Romeo e il Renzi si siano incontrati (circostanza, questa, che verrà riferita a verbale da Alfredo Mazzei sentito il 2 gennaio 2017), atteso che il Romeo ha sempre cercato di conoscere Renzi Matteo senza però riuscirvì, quando invece tale affermazione - scrivono i pm di Roma - era stata profferita da Bocchino Italo come peraltro correttamente riportato sia nel sunto a firma del vicebrigadiere Remo Reale, sia nella trascrizione a firma del maresciallo capo Americo Pascucci, presenti nel brogliaccio informatico". convocato dai pm Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere.