Sembra niente, sembra uno di quei rivoli marginali della vicenda parlamentare, destinato a ingrossarsi solo il tempo di un comizio della Lega. E invece la legittima difesa rischia di diventare uno spartiacque politico. Non nell’ormai permanente distinzione tra garantisti e giustizialisti. Piuttosto, e in modo sorprendente, per fare ordine tra cosa oggi in Parlamento sia possibile definire “di destra” e cosa guardi a quello che tradizionalmente si considera come l’orizzonte di sinistra.

Tutto sta in un emendamento che Alternativa popolare, il partito di Angelino Alfano, ha presentato in vista del ritorno in aula della legge sulla legittima difesa: una modifica, rispetto all’impianto disegnato dal Pd, che di fatto elimina dall’articolo 52 del Codice penale il concetto di proporzionalità tra offesa e reazione dell’aggredito. In modo da rendere legittima anche una difesa motivata, in concreto, dal solo rischio di perdere beni materiali.

ALFANO: SOSTERREMO LA LEGGE POPOLARE IDV

Se ne discuterà in piena settimana in albis, mercoledì 19 aprile, subito dopo la pausa di Pasqua. Finora gli schieramenti erano chiari e riconoscibili: da una parte il Pd, più prudente e disposto al introdurre al massimo il «turbamento psichico» come fattore escludente l’eccesso colposo di legittima difesa; dall’altra il centrodestra propria- mente detto e i cinquestelle, variamente e apparentemente omogenei nel seguire lo slogan del 25 aprile di Salvini: la difesa è sempre legittima. Il centro degli alfaniani aveva chiesto di approfondire le norme, ma non era mai venuto visibilmente allo scoperto. Finché il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa a rompe gli indugi: «La normativa attuale lascia troppo spazio alle interpretazioni dei giudici». Fino al primo passo deciso dello steso Alfano, «va esteso il margine intervento di chi si deve difendere», e la sfida lanciata definitivamente ieri dallo stesso ministro degli Esteri: «Sosterremo la proposta di legge di iniziativa popolare dell’Italia dei valori». Detta così sembrerebbe non voler dire nulla, perché è impensabile che il testo ora a Montecitorio possa essere rivoltato per recepire le proposte dell’Idv, che pure hanno raccolto due milioni di firme. Le parole di Alfano hanno un valore simbolico. Servono a veicolare mediaticamente il nocciuolo della questione, che è un altro. A chiarirlo provvedono appunto gli emendamenti preparati da Alternativa popolare in vista dell’esame in Aula: si tratta neutralizzare di fatto la parte dell’articolo 52 recita «sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Quel passaggio determina il fatto che secondo la gran parte della giurisprudenza si può sparare e anche uccidere se è in pericolo la vita di chi subisce l’intrusione in un luogo di privata dimora ( compreso l’esercizio commerciale), ma non semplicemente per impedire un furto. È sempre Costa l’avanguardia di Alfano, e lascia intendere in un’intervista a Rai Uno che non si può discriminare la difesa dei beni: «Le norme attuali lasciano troppo spazio alle interpretazioni dei giudici».

IL M5S: MA A DECIDERE SIA UN GIUDICE

Ti aspetteresti che se si tratta di sposare una causa dal pur vago sentore populista i cinquestelle si mettano in prima fila. Non sarà necessariamente così. Se il Pd ha una forte ritrosia a seguire Alfano sulla linea di una legittima difesa all’americana, i grillini sono sicuramente più aperti a misure favorevoli alle vittime, a cominciare dal «fondo statale che va esteso in modo da garantire il totale risarcimento di chi è rapinato», per dirla con il capogruppo in commissione Giustizia Vittorio Ferraresi. Ma poi lo stesso Ferraresi, in un’intervista al Messaggero, aggiunge un dettaglio decisivo: «È impensabile che quando c’è di mezzo un omicidio si possa prescindere dalla valutazione di un giudice. Che anzi è necessaria anche a tutela dell’aggredito». Basta a far capire la distanza tra cinquestelle e centrodestra moderato, dunque tra una posizione che almeno da questo punto di vista non è “di destra”, e un’altra che invece privilegia l’inviolabilità della proprietà privata, anche se attraverso la scorciatoia della «temporanea incapacità di intendere e di volere» di chi spara al rapinatore che gli entra in casa op nel negozio, come dice il capogruppo di Ap in commissione Nino Marotta. Sempre di giustizia si tratta, ma stavolta gli schieramenti sono più tradizionali e meno confusi dall’enfasi forcaiola.