Matteo Renzi non la fa passare liscia Beppe Grillo. Il comico leader aveva maramaldeggiato sulle ultime veline giudiziarie dell’inchiesta Consip, sul padre dell’ex premier, Tiziano, e soprattutto sulle dichiarazioni con cui lo stesso Matteo aveva invocato per il genitore «una pena doppia, se colpevole». In un post sul suo blog Grillo aveva scritto: «L'unica notizia vera è la frase più infelice e stupida della storia, quella del rottamatore che riuscì a rottamare solo il padre». E poi: «Ma cosa vuol dire ‘per mio padre doppia condanna’?». Renzi contrattacca su Facebook con un post lungo e durissimo: «Hai fatto una cosa squallida», toccando «un livello così basso», da «sciacallo», per cui un giorno «spero che ti vergognerai». L’ex premier intima al leader dei cinquestelle di non permettersi di parlare «della relazione umana tra me e mio padre» e augurandogli, infine, di «tornare umano» perché i valori fondamentali della vita «vengono prima della politica». La lite è durissima, ma è ovviamente Renzi a usare i toni più aspri e a cogliere nell’attacco personale di Grillo anche l’ulteriore occasione per uscire dall’assedio mediatico giudiziario. «Caro Beppe Grillo -esordisce l'ex premier- ti rispondo da blog a blog dopo aver letto le tue frasi su mio padre. Non sono qui per discutere di politica. Non voglio parlarti ad esempio di garantismo, quello che il tuo partito usa con i propri sindaci e parlamentari indagati e rifiuta con gli avversari. Quando è stata indagata Virginia Raggi io ho difeso la sua innocenza che tale rimane fino a sentenza passata in giudicato. E ho difeso il diritto-dovere del Sindaco di Roma di continuare a lavorare per la sua città. Ma noi siamo diversi e sinceramente ne vado orgoglioso. Niente politica, per una volta. Ti scrivo da padre. Ti scrivo da figlio. Ti scrivo da uomo». E parte dalla questione giudiziaria e dal modo diverso di affrontarla: «Da giorni il tuo blog e i tuoi portavoce attaccano mio padre perché ha ricevuto qualche giorno fa un avviso di garanzia per ‘concorso esterno in traffico di influenza’. È la seconda volta in 65 anni di vita che mio padre viene indagato. La prima volta fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato indagato per due anni e poi archiviato perché - semplicemente - non aveva fatto niente. Vedremo che cosa accadrà. Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza, si è fatto interrogare rispondendo alle domande dei magistrati, ha attivato tutte le iniziative per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Personalmente spero che quando arriverà la parola fine di questa vicenda ci sia la stessa attenzione mediatica che c'è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere». Quindi Renzi viene al dunque dell’ultima offensiva del comico: «Ma tu, caro Grillo oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima - la dimensione umana tra padre e figlio - senza alcun rispetto. In modo violento. In una trasmissione televisiva ieri ho spiegato la mia posizione, senza reticenze. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe - proprio perché mio padre - il doppio della pena di un cittadino normale. E ho detto che spero si vada rapidamente a sentenza perché le sentenze le scrivono i giudici, non i blog e nemmeno i giornali». E ancora: «Dire queste cose costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l'unico modo per rispettare le Istituzioni. Anziché apprezzare la serietà istituzionale tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto. Allora -scrive ancora Renzi al leader M5S- lascia che ti dica una cosa. Mio padre è un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta). Per me -spiega- però è semplicemente mio padre, mio babbo. Mi ha tolto le rotelline dalla bicicletta, mi ha iscritto agli scout, mi ha accompagnato trepidante a fare l'arbitro di calcio, mi ha educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini, mi ha riportato a casa qualche sabato sera dalla città, mi ha insegnato l'amore per i cinque pastori tedeschi che abbiamo avuto, mi ha abbracciato quando con Agnese gli abbiamo detto che sarebbe stato di nuovo nonno, mi ha pianto sulla spalla quando insieme abbiamo accompagnato le ultime ore di vita di nonno Adone, mi ha invitato a restare fedele ai miei ideali quando la vita mi ha chiamato a responsabilità pubbliche. Questo e mio padre». «Fai lo sciacallo ma non permetterti di parlare di me e mio padre» «Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto. Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti Mattia, Francesco, Gabriele, Emanuele, Ginevra, Ester, Maddalena, Marta e Maria. E spero che un giorno ti possa vergognare - anche solo un po’ - per aver toccato un livello cosi basso. Ti auguro una buona serata. E ti auguro di tornare umano, almeno quando parli dei valori fondamentali della vita, che vengono prima della politica», conclude Renzi. Grillo, per la cronaca, tenta una breve controreplica. Direttamente su facebook, dove scrive: « Si derottamano padri solo se la rottamazione è una gaffe comprovata, Matteo tu sei una gaffe esistenziale. Per una volta che leggo quello che dici non puoi prendetela con me. Fatti coraggio e rileggi a voce alta, magari ti aiuta». Ma come già successe con l’incontro in streaming in cui Renzi intimò a Grillo «esci da questo blog», quando la contesa mediatica tra i due è diretta Matteo vince a mani basse.