«Sì, ho ripreso la tessera del Pd. Nonostante le ultime vicende che mi provocano non pochi turbamenti, ritengo l’iscrizione al partito una cosa seria». Rosa Iervolino Russo, parlamentare per ventitré anni, più volte ministro, prima sindaca di Napoli, da vecchia militante non transige sul rispetto che si deve al partito.

A proposito di scissioni, cosa direbbe al suo ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema ritenuto l’ispiratore dello strappo a sinistra?

Guardi, io non ci credo. Quando succede un evento così traumatico occorre capire il percorso lungo il quale si è giunti a quella situazione. Io sono fuori da ogni organismo, ma ritengo che nel Pd ci fosse mancanza di democrazia. Si percepiva perfino dalla stampa il clima irrespirabile. Io vengo dalla Dc dove la contrapposizioni tra correnti erano spesso feroci, però dopo congressi anche drammatici si lavorava unitariamente allo stesso progetto politico. Il Pd fu la sintesi delle forze popolari del Paese alla fine di un lungo ragionamento intellettuale e politico per cui valuto la scissione molto negativamente e una sconfitta per tutti noi. ù

A suo avviso, la scissione è il fallimento del Pd o l’inizio della deriva del partito?

Entrambe le cose

E’ stato un problema soprattutto di incomunicabilità tra le parti?

Più che altro la scarsa conoscenza del significato di democrazia. Non si discuteva più, con la conseguenza di assumere decisioni su argomenti di particolare rilevanza sociale, come l’articolo 18 per esempio, con troppa leggerezza. Non si costruisce la democrazia sulla non democrazia. E non è un gioco di parole.

Una metodologia politica figlia anche del Porcellum?

Innanzitutto la colpa è di chi col Porcellum si è portato dietro tanti di questi parlamentari. Che poi questa legge elettorale sia stata un vettore altrettanto discutibile è fuori dubbio. Mi consenta il paragone con i miei tempi. All’epoca esisteva un rapporto strettissi- mo tra l’eletto e l’elettorato. La prima volta, nel 1969, fui eletta senatrice a Roma. Le posso dire che ancora oggi ci sono persone che si ricordano di me e che se mi incontrano mi chiedono un parere. Hanno abolito questo stile e il rapporto con i cittadini è diventato qualcosa di sterile.

Al referendum ha votato per il No, ma per rispetto al partito non si è mai voluta impegnare pubblicamente. Disse: “Sono iscritta al Pd e non posso fargli del male, posso solo esercitare il mio voto, confidando nella capacità degli italiani di ragionare”. Cosa non la convinceva della riforma costituzionale?

Da vecchia presidente della commissione Affari costituzionali devo dire che chi ha scritto quella legge non sa cosa sia il Parlamento. Si finiva con il complicare l’iter delle leggi che invece si pretendeva di semplificare, anche se sicuramente in buona fede. Con un minimo di esperienza parlamentare si sarebbe riusciti a ottenere uno snellimento attraverso due o tre revisioni di regolamenti.

Manca da sei anni a Napoli. Ha letto della titolazione di oggi del quotidiano Libero: un autentico cannoneggiamento sulla città tra luoghi comuni e accuse di vittimismo.

Pettegolezzi. Non amo commentare i giornali, men che meno quello di Feltri, che peraltro non leggo. Forse è il caso di chiedere l’opinione a qualche illuminato collaboratore del giornale, che pagano a peso d’oro.

In ogni caso che città ha lasciato?

La solita straordinaria città, purtroppo palcoscenico di contraddizioni sociali. E’ la metropoli con uno dei più alti tassi di abbandono scolastico e la sede dell’Istituto di Studi Filosofici, autentica eccellenza mondiale. Da napoletana mi augurerei meno chiacchiere e più impegno da parte degli amministratori, anche se il male assoluto è la mancanza di lavoro. Con possibilità occupazionali maggiori, tanti altri problemi verrebbero meno.

E’ d’accordo nel ritenere il Pd l’unico partito che presenta una struttura articolata e realmente “contendibile”, come si sente dire ultimamente?

Non c’è dubbio. Nell’interesse nel Paese sarei felice se ci fossero altri partiti articolati, dialoganti e capaci di fornire ottima prova nell’amministrazione delle città in modo da garantire democrazia e sviluppo economico. Sarebbe bello se lo facesse principalmente il mio partito, ma quando mi si domanda cosa penso per esempio della sindaca Appendino rispondo che mi sembra un’ottima amministratrice e ne sono contenta come cittadina.

Su Roma, invece?

Roma è infinitamente più problematica. Tuttavia qualche scivolata la sindaca l’ha presa…

Che idea s’è fatta del Movimento 5 Stelle? Positiva e negativa. Positiva perché ha saputo portare la contestazione all’interno delle istituzioni, negativa perché mi sembra controproducente sottrarre energie positive alla politica solo per contestare.

Da ex ministro dell’Interno, come giudica la gestione dei flussi migratori verso l’Italia?

Non voglio fare del nazionalismo a buon mercato, ma le colpe dell’Unione europea sono enormi. Un Paese come l’Italia sempre in prima fila, che opera al limite delle proprie possibilità e con gravi problemi interni, un aiuto se lo sarebbe meritato. Ricordo le preoccupazioni, rivelatesi fondate, del presidente del Consiglio Ciampi che considerava prematuro l’allargamento dell’Europa a 25 Paesi. Quando gli chiesi perché, mi rispose che c’era il rischio di accogliere Paesi non ancora maturi e coscienti sul piano della convivenza internazionale.

E’ giusto votare in anticipo, secondo lei?

Per carità, il solo pensiero di sciogliere in anticipo le Camere mi fa venire i brividi. Fortunatamente abbiamo un ottimo presidente della Repubblica, professore di Diritto costituzionale, che ha chiaro il quadro della situazione. L’altro giorno leggendo una rivista ho appreso che l’Italia quest’anno dovrà ospitare la bellezza di 11 summit internazionali tra cui le celebrazioni per i 70 anni dei Trattati di Roma. Come facciamo a dire fermiamoci quattro o cinque mesi e pensiamo solo alle elezioni?