«Il centrodestra unito può vincere, per questo mi incarico di mettere tutti intorno a un tavolo». Altero Matteoli, senatore di Forza Italia e quattro volte ministro, è convinto che l’accordo con Lega Nord e Fratelli d’Italia si possa ancora trovare, anche sul nome del leader: «Nella coalizione ci sono molti nomi possibili, basta che non siano calati dall’alto».

Senatore, lei ancora vede possibile una coalizione di centrodestra, nonostante gli stracci volati negli ultimi mesi?

Guardi, io sono assolutamente convinto che si debba ricostruire la coalizione, perché credo sia l’unico modo per essere competitivi. Per questo ho organizzato un convegno con la mia fondazione e ho voluto invitare tutti quelli che ruotano intorno all’ambito del centrodestra: ci saranno Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giovanni Toti e Raffaele Fitto. Ho voluto mettere tutti intorno ad un tavolo, per parlare di centrodestra.

Eppure la prospettiva di coalizione vede alcuni suo colleghi di partito un poco tiepidi...

Io organizzo questo convegno proprio perché voglio la coalizione e voglio anche che tutti lo sappiano all’interno del mio partito, e mi farò una ragione del fatto che qualcuno non sarà d’accordo.

Ma qualche discussione è già in corso?

Io mi sto occupando delle amministrative e sto lavorando attivamente con tutti per cercare di trovare un accordo. Ad oggi le dico: i punti in comune ci sono, dobbiamo ancora limare qualcosa rispetto ad alcuni specifici territori, ma l’accordo sostianzialmente c’è.

Il convegno si intitola “Il centrodestra verso le primarie? ”, un punto di domanda emblematico per una questione che ha sollevato parecchie polemiche anche nel suo partito?

E’ chiaro che le primarie hanno un senso a seconda della legge elettorale con la quale andremo a votare. Se sarà puramente proporzionale, le primarie non hanno senso, altrimenti possono essere una soluzione. O i partiti si decidono a trovare un candidato, oppure anche uno come me che certo non ama molto le primarie - deve considerarle come strada possibile. Per questo, quindi, pongo il problema.

Che cosa la fa essere così scettico su questo strumento, che invece piace molto a Salvini e Meloni?

Io non amo le primarie perché vengo da una cultura politica di un partito organizzato come Alleanza Nazionale. Lì ci riunivamo, discutevamo, litigavamo ma poi decidevamo. Siccome oggi i partiti non sono più capaci di fare questo, allora è necessario trovare alternative per individuare chi candidare.

Le primarie come soluzione all’indebolimento dei partiti?

Io spero che i partiti tornino ad avere l’autorevolezza che avevano una volta e tornino a decidere. Pensiamo solo al 2001: allora era chiaro a tutti che il candidato premier sarebbe stato Silvio Berlusconi, eppure si decise di aprire un confronto. La legge elettorale permetteva ai segretari di partito di candidarsi in tutti i collegi della Camera, così Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Berlusconi si candidarono in tutti e il patto era che chi prendeva più voti sarebbe stato il leader. Ecco, così fu impostata quella campagna elettorale, con una sorta di primaria fatta durante le elezioni.

Proprio Berlusconi, però, sembra ancora avere la golden share sul nome del candidato. Solo qualche giorno fa ha detto che, se non si candiderà lui in prima persona, allora Luca Zaia sarebbe il nome giusto. E Salvini è andato su tutte le furie...

Berlusconi un giorno apre a Paolo Del Debbio, il giorno dopo chiede di candidarsi a Bruno Vespa e l’altro ieri è toccato a Zaia. Io credo che anche da parte sua ci sia un po’ di confusione, per questo è ancora più importante discutere con chi faceva parte della coalizione, nella speranza che torni a farne parte.

A proposito di coalizione, però, tutto dipende dalla legge elettorale. Lei che sensazione ha?

Guardi, se qualcuno dice di avere una percezione chiara di ciò che succederà, credo sia un sognatore. Oggi la realtà è che ci sono decine di proposte di legge, una diversa dall’altra. Non mi pare ci siano contatti tra partiti e, quando si fa una legge elettorale, questa sarebbe proprio la cosa più importante per cercare di trovare una sintesi. Nulla di questo è stato fatto, tutto è in discussione e nessuno può dire di sapere con che legge andremo a votare.

Lei però spera nel maggioritario?

Io sono per un sistema che favorisca la coalizione. D’altra parte come potrei pensare al proporzionale, proprio io che sono stato quattro volte ministro proprio grazie a una coalizione di centrodestra? Poi i sondaggi sono chiari.

E che cosa dicono?

Danno qualche indicazione sulla direzione in cui naviga la politica e dicono che, se stiamo insieme, il centro destra è competitivo anche in un sistema tripolare. Il centrodestra unito ha la possibilità di sconfiggere sia la sinistra che i Cinquestelle, quindi è una partita aperta. Se invece andiamo ognuno per conto proprio, allora la strada si chiude.

E quindi torna il tema delle primarie e del leader. Lei avrebbe qualche nome in mente?

Prima vengono i programmi. Per quanto riguarda il candidato, invece, le dico che mi basta non sia un nome calato dall’alto e ogni allusione a Stefano Parisi è puramente voluta. Io sono convinto che, nell’ambito della coalizione, ci sia un candidato presidente credibile da opporre a Matteo Renzi o a chi ci sarà al posto suo.