Ernesto Rossi è stato sempre in controtendenza. Da liberista convinto polemizzò con il capitalismo assistito 

Ernesto Rossi è stato sempre in controtendenza. Lo è stato innanzitutto sul terreno dell’antifascismo. Ernesto Rossi è stato sempre antifascista per cui si fece 9 anni di galera a Regina Coeli prima di andare al confino. Invece, come è noto, una bella fetta di intellettuali italiani, dal 1943 in poi passò direttamente dal fascismo ( con mille vantaggi personali, in molti casi anche con elargizioni dell’Ovra) al comunismo. Il Pci fu nel primo dopoguerra la “grande lavanderia” attraverso la quale molti ex fascisti si rifecero una verginità. Togliatti fece un’intelligente amnistia che servì sia ai fascisti della Rsi, compreso un bel numero di torturatori, sia ai partigiani che continuarono a sparare anche dopo il 25 aprile. Nel complesso fu un gesto di pacificazione. Secondo alcuni ci fu una contrattazione con i fascisti sopravvissuti perché votassero per la Repubblica al referendum. La spregiudicatezza dei comunisti fu tale che essi finanziarono anche la rivista di Stanis Ruinas Il Pensiero Nazionale che proclamava di essere fascista e di votare Pci in nome del “programma di Verona” della Rsi. Ernesto Rossi fu il contrario di tutto ciò e anzi nei suoi libri “Il manganello e l’aspersorio” e “I padroni del vapore” ricostruì i profondi rapporti della Chiesa e degli industriali italiani con Mussolini e il fascismo. Quindi Ernesto Rossi fu esattamente il contrario, anche dal punto di vista personale e comportamentale, di un bel pezzo del mondo culturale italiano.

Ma Ernesto Rossi non diede solo questa testimonianza di rottura sul piano etico. Ernesto Rossi prima militò nel Partito d’azione, poi nel Partito radicale. Dal 1946 in poi egli assunse una posizione molto significativa sulle grandi questioni economiche- sociali. Ernesto Rossi fu un liberista a 360°, ma proprio per questo entrò in una polemica frontale con la Confindustria, l’Assolombarda, alcuni grandi gruppi finanziari ( vedi il suo scontro con il grande presidente della Confindustria Angelo Costa). In nome del liberismo Ernesto Rossi polemizzò con il capitalismo assistito ( Rossi lo chiamò “il capitalismo inquinato”) in tutti i suoi molteplici aspetti e con i suoi colossi ( Edison per l’elettricità, la Fiat per le automobili, La Montecatini per la chimica, la Snia Viscosa per le fibre artficiali, la Pirelli per i pneumatici). Da allora, cioè dagli anni 40, cominciò il sistema di Tangentopoli. Ad aggregarlo e a costruirlo furono due padri della patria, Vittorio Valletta e Enrico Mattei. Valletta finanziava tutti, tranne i comunisti. Enrico Mattei insieme a Vanoni e a Marcora fondò una nuova corrente nella Dc ( la sinistra di Base). Egli considerava i partiti come dei taxi, per cui sosteneva tutti, Msi compreso. Nel contempo gli va dato atto che con l’Eni diede all’Italia una grande impresa pubblica.

Le denunce di Ernesto Rossi furono numerosissime e tutte inascoltate. Il fatto è che egli andava proprio alla fonte ( cioè alla Confindustria, all’Assolombarda, alle grandi imprese) del rapporto sbagliato fra il mondo imprenditoriale e i partiti e mise in evidenza l’esistenza di un “sistema” nel quale il ruolo egemone era svolto da alcuni grandi gruppi imprenditoriali e finanziari. Queste denunce furono del tutto ignorate dai magistrati. E però bisogna dire che in tutto ciò c’è qualcosa di logico e di molto significativo. L’eliminazione del sistema di tangentopoli è avvenuta molto dopo, negli anni ’ 90, quando l’adesione a Maastricht lo rese antieconomico. Allora, però, si verificò uno straordinario rovesciamento dei ruoli e delle responsabilità. Mani Pulite colpì dalla coda verso la testa, colpì in primo luogo i politici e poi, di risulta, alcuni imprenditori. Rispetto all’una e all’altra delle due categorie l’attacco della magistratura fu caratterizzato da due pesi e due misure: furono distrutti l’area di centro- destra della Dc e in modo totale il Psi, il Psdi, il Pri, il Pli, e invece furono salvati il Pci e la sinistra Dc. Così nel mondo imprenditoriale furono massacrati settori come quello dell’edilizia e della sanità, fu distrutto in modo totale Raul Gardini, ma furono salvati la Fiat e la Cir. Orbene l’opera di Ernesto Rossi, riletta, ci consente di capire fino in fondo quello che è successo davvero: l’esistenza di un sistema che combinava insieme gruppi industriali- finanziari- editoriali e partiti fu denunciato da Ernesto Rossi fin dagli anni 50, ma la magistratura non ha mosso un dito fino agli anni 90 e lo ha fatto cambiando le priorità: in primis i politici, vil razza dannata, e poi un esiguo numero di imprenditori, non certo i principali. Successivamente, poi, ad ogni buon conto, per sviare l’attenzione dagli industriali e specialmente dalle banche, alcuni abili giornalisti ( in primis Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella) hanno lanciato la categoria della “casta” messa in conto ai politici, ai quali è stato contestato tutto, anche di vivere. In questo modo nel mirino ci sono stati i parlamentari con i loro stipendi e i bonus, ma non sono stati mai sfiorati gli alti manager delle banche ( il più modesto dei quali guadagna intorno al milione di euro, ma parliamo di un pezzente) e tantomeno quello che hanno fatto alcune banche ( non tutte, guai a generalizzare) con il risparmio degli italiani. Tutto ciò ha avuto anche il suo sbocco politico, con il MoVimento 5 Stelle. Allora si può apprezzare fino in fondo lo spessore dell’opera di Ernesto Rossi che è andato al cuore del sistema Italia fin dagli anni 50, sviluppando tutta questa tematica nei due decenni successivi. Quindi la sua elaborazione culturale e le sue battaglie politiche non vanno, magari involontariamente, ridotte alla categoria della testimonianza. Ernesto Rossi ha descritto il sistema Italia com’era nella realtà aldilà di molte mistificazioni, si impegnò a cambiarlo con i radicali, con gli amici del Mondo, con qualche repubblicano ( vedi La Malfa e Visentini), con i riformisti- azionisti del Psi ( in primis Riccardo Lombardi) e fu sostanzialmente bloccato. Partecipò in modo molto attivo alla vicenda radicale, scrisse prima sul Mondo, poi sull’Astrolabio. Alcuni decenni dopo apparentemente il pool di Mani Pulite smantellò tangentopoli, ma fu un’operazione a senso unico e sostanzialmente eversivo- rivoluzionaria che aveva per obiettivo immediato quello di consegnare il potere politico ad alcuni pezzi di quello stesso sistema ( il Pci, la sinistra Dc, la Cir, la Fiat, le Cooperative), che prima vennero salvati e poi messi in rampa di lancio per la conquista del potere politico o vennero consolidati nel loro potere economico. Invece l’obiettivo di lungo periodo era quello di conferire alla magistratura non come ordine ma come potere l’egemonia e il dominio ( entrambi nel senso gramsciano) sulla società e lo stato. Operazione perfettamente riuscita.

Ernesto Rossi, oggi rivisitato, ci consente di capire meglio quello che è accaduto. È un vero peccato che molti dei suoi libri non sono più stati ripubblicati.