L’assalto a Virginia Raggi è vicino al diapason. Nel senso che è diventato una polemica politico- giornalistica “purissima”, molto elevata, priva di argomenti concreti ma condotta con tecniche avanzate. Dico “purissima” proprio per questo: perché non è inquinata da fatti reali ( dei quali nessuno si occupa: tipo le strade a pezzi, i tram che non funzionano, il traffico, i migranti...) ma si fonda semplicemente sulla dilatazione di una iniziativa giudiziaria. Che tristezza questo linciaggio di Virginia Raggi

Da giorni e giorni Tv e giornali dedicano pagine e pagine ( compresa la prima) a spiegarci come e perché in modo truffaldino la sindaca Raggi ha messo un suo uomo ( cioè una persona sulla quale, a occhio, riponeva la sua fiducia) a capo del dipartimento turismo; e poi altre pagine per esaltare l’azione rigorosa della magistratura, che ora vorrebbe o una confessione piena, da parte della Raggi, con accluso atto di pentimento e richiesta di perdono, oppure un processo immediato che - dicono - potrebbe portare anche ad una pena superiore ai tre anni di galera, e dunque senza condizionale. Nel secondo caso la Raggi, se condannata, sarebbe comunque rimossa immediatamente dal suo incarico sulla base della legge Severino ( una legga che sospende i diritti costituzionali, precisamente l’articolo 27 sulla presunzione di innocenza, per alcune categorie di cittadini, tra le quali i sindaci e in genere i famigerati “politici”). Nel primo caso ( confessione piena e pentimento, come fece anche Bucharin, nel 1930 di fronte al giudice Viscinski) la Raggi si salverebbe dalla legge dello Stato ma non dal codice di Grillo che non ammette dichiarazioni mendaci. Un bell’incastro.

Siccome da un paio d’anni Roma si ritrova costretta a rinunciare ai sindaci che ha eletto, per via di iniziative giornalistico- giudiziarie, cerchiamo di capire cosa è successo.

La sindaca, eletta con un plebiscito pochi mesi fa, ha nominato il fratello di Marra ( quello arrestato perché accusato di corruzione) a occuparsi di turismo, e gli ha concesso, visto l’importanza del nuovo incarico, un aumento di stipendio di circa 800 euro al mese. Quando la Raggi ha nominato il fratello di Marra, il Marra principale non era ancora indiziato di nulla, e lei non è in nessun modo coinvolta con il caso di presunta corruzione di Marra.

Quindi, qual è la sua colpa? Quella di essersi scelta un collaboratore. E la sua sfortuna, invece, è quella di essere resa invisa a tutti i grandi giornali, escluso “Il Fatto”, il quale in questa vicenda ha paradossalmente assunto il compito di unico tra i grandi giornali su posizioni garantiste ( quant’è crudele e spiritosa, talvolta, la sorte!).

C’è però qualche altra considerazione da fare su questo caso. La Raggi - come dicevamo - non è la prima sindaca a rischiare di essere liquidata su ordine della stampa. Al suo predecessore, Ignazio Marino, successe esattamente la stessa cosa. Lo accusarono di avere usato la carta di credito del Comune per andare a pranzo con la moglie. Appostamenti, interviste a vari osti, denunce “coraggiose”. Alla fine Marino fu cacciato via con ignominia. Anche perché si scoprì che talvolta parcheggiava la sua automobile, una vecchia Panda, in divieto di sosta o senza pagare il parcheggio. Si scatenò il putiferio, e persino il partito di Marino capì che quel sindaco era indifendibile. La magistratura, chiamata in causa dai giornali, e poi dai politici che si erano accodati ai giornali, fu costretta a intervenire.

Recentemente Ignazio Marino è stato assolto da tutte le accuse, ma ormai non è più sindaco, la sua carriera è stata rovinata, Roma è passata prima nelle mani di un commissario e poi della sindaca Raggi.

Diciamo la verità: il linciaggio di Marino e poi della Raggi è una ignominia. Peraltro realizzata da soggetti in parte diversi: i grillintravagli che guidarono la decapitazione di Marino mo’ si trovano a difendere la Raggi in contrasto aperto con i loro alleati di allora 8 e anche, un po’, coiloro principi). Come si spiega questa ignominia?

Ci sono due spiegazioni possibili: una triste e una tristissima.

La prima è che i giornali agiscano per proprio conto, usando in modo molto allegro il proprio potere, facendosi forti della storica alleanza col partito dei Pm, e senza uno scopo preciso tranne quello di dare soddisfazione all’irresistibile impulso al linciaggio.

Questa è l’ipotesi triste. La seconda ipotesi è quella tristissima. Marino e la Raggi hanno qualcosa in comune: piacciono assai pochi ad alcune categorie di imprenditori romani, specialmente gli imprenditori edili, ma non solo loro, che da alcuni decenni ( o forse secoli) hanno un enorme potere sulla città e anche sulle giunte che l’hanno governata. Questi imprenditori, da sempre, hanno anche una grande influenza sulla stampa. Magari sono loro ad aver voluto cacciare Marino, e ora la Raggi, nella speranza di ottenere un sindaco più amico?

P. S. Dopodiché bisogna dire che la Raggi aiuta molto i suoi nemici. In due modi: generalmente evitando qualunque iniziativa amministrativa, nonostante l’urgenza dei problemi. Ogni tanto prendendo invece delle iniziative che lasciano, quantomeno, stupiti. Ieri ha annunciato con gran fanfara di aver deciso di esentare tutti i reduci dei campi di sterminio che risiedono a Roma dal pagamento del biglietto dell’autobus. Noi non sappiamo quanti siano. Da una stima attendibile non meno di due e non più di otto. Tutti ultranovantenni: sicuri che prendano l’autobus?