“Un compromesso al ribasso, molto simbolico ma di ben poca sostanza”. È questo il giudizio più diffuso fra le toghe all’indomani della decisione dell’Associazione nazionale magistrati, in risposta al mancato adempimento degli impegni politici assunti da parte del governo, di non partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si svolgerà in Cassazione il prossimo 26 gennaio. Alcune fonti riferiscono che, nei commenti sulle mailing list togate, un magistrato, scherzando, abbia anche detto che il malore al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sarebbe venuto proprio perché qualcuno gli aveva anticipato la notizia di questa “violentissima” reazione dell’Anm.

Sabato scorso, il comitato direttivo centrale aveva approvato all’unanimità questa iniziativa di protesta dopo una lunga e travagliata discussione al suo interno. Sul punto erano molte le divergenze fra le correnti. L’ala dura, rappresentata dai davighiani di Autonomia & Indipendenza, era per lo sciopero, anche “bianco”, cioè “il rinvio di tutte le cause civili, ove non sia presente il cancelliere ad assistere l’udienza come previsto per legge, e il rinvio dei processi penali, ove non sia presente l’ufficiale giudiziario come previsto per legge”. Tutte le altre iniziative erano “insufficienti a significare con la necessaria irremovibilità che la magistratura non intende più tollerare oltre”. Nessuna mediazione con un governo che, dopo aver ridotto le ferie dei magistrati con modalità “calunniose”, non mantiene i patti in tema di pensioni e trasferimenti. L’accordo di ottobre fra l’allora premier Matteo Renzi e il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo prevedeva una modifica dell’età massima per il trattenimento in servizio, da 70 a 72 anni, e la riduzione di un anno, da 4 a 3, del periodo di permanenza in una sede giudiziaria prima di poter essere legittimati nella domanda di trasferimento. Modifica, quest’ultima, particolarmente sentita dai giovani magistrati. Per A& I, infatti, il governo “per la prima volta nella storia, ha diviso i magistrati in colleghi di serie A e di serie B e ha, per l’ennesima volta modificato in peius l’ordinamento giudiziario, introducendo misure prive di ogni effettiva utilità rispetto al miglior funzionamento della giustizia”. Magistratura indipendente era, invece, per la ricerca di un accordo in extremis. Aveva chiesto nei giorni scorsi di valutare la possibilità di un nuovo incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando affinché in sede di conversione del decreto “milleproroghe” fossero inserite dal governo le modifiche in questione. Orlando, comunque, sul tema dei trasferimenti aveva già messo a punto u emendamento che veniva incontro in gran parte alle attese. Il “boicottaggio” della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario era invece caldeggiato da Area, il cartello delle toghe di sinistra. Sembrano loro vincitori di questo braccio di ferro all’interno dell’Anm. In comunicato diramato l’altro ieri esprimono “soddisfazione per il rinnovato spirito unitario”. “È stata deliberata - prosegue la nota - la proclamazione di un’azione di protesta contro le politiche del Governo in materia di giustizia in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario: una iniziativa forte, altamente simbolica e mai adottata prima”. La speranza delle toghe progressiste è che “tali proteste inducano il governo ad un deciso cambio di passo in materia di giustizia, a iniziare dall’adozione di un piano straordinario per fronteggiare la ormai drammatica e cronica carenza di risorse e di personale”. Nessuna tutela di privilegi o interessi corporativi, ma solo “dei principi costituzionali - conclude Area - della pari dignità delle funzioni giudiziarie, dell’uguaglianza dei cittadini e del diritto ad una Giustizia equa ed efficiente”. Nessun commento da parte di Unicost, la corrente dell’attuale segretario generale dell’Anm Francesco Minisci. Le toghe di centro hanno in questi mesi tenuto un profilo più discreto.