SARÀ INCOMPATIBILE «SOLO CHI HA COMMESSO REATI CON DOLO»

Adesso Beppe Grillo potrebbe anche candidarsi a Palazzo Chigi. Il nuovo “Codice di comportamento”, infatti, non introduce solo novità che mettono al riparo la Giunta Raggi da eventuali sorprese giudiziarie. A leggere bene le nuove regole spunta un dettaglio che potrebbe essere il grimaldello per consentire al comico genovese di scendere in campo in prima persona alle prossime Politiche. Fino a ieri, infatti, era considerato incompatibile con un carica elettiva per il M5s chiunque avesse riportato una condanna penale, col nuovo codice lo sarà solo chi è stato condannato «per qualsiasi reato commesso con dolo». L’aggiunta del dolo non è una questione di lana caprina. Grillo si è sempre auto dichiarato incandidabile per una sentenza a suo carico passata in giudicato nel 1988: omicidio colposo.

La vicenda è nota. Nel dicembre del 1981 il comico è a bordo della sua Chevrolet insieme a una coppia di amici e al loro figlio di nove anni. È pomeriggio e lungo i tornanti che si arrampicano sul Colle di Tenda, in provincia di Cuneo, l’asfalto è scivoloso. Grillo è alla guida dell’auto quando passa sopra a un lastrone di ghiaccio che fa schizzare il mezzo fuori strada e lo fa precipitare in un burrone. Il conducente si salva gettandosi dall’abitacolo, muoiono tre passeggeri: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Quartapelle, e il loro bimbo di nove anni. Per una casualità a bordo non c’è Cristina, la seconda figlia della coppia, che ha scelto di rimanere a casa di un’amica per vedere un cartone animato. Sarà lei, nel 2013, ad accusare il comico di insensibilità per non averla mai cercata: «Non ho mai avuto occa- sione di sentirmi raccontare come sono andate le cose direttamente da lui, l’unico che possa davvero farlo. Mi conosceva bene, era amico dei miei, frequentava la nostra casa: come è possibile che in tutti questi anni non abbia mai sentito l’esigenza di vedermi, di chiedermi scusa, almeno di telefonare ai miei genitori adottivi per sapere come stavo?», racconterà a Vanity Fair Cristina Giberti.

Per quell’incidente Grillo venne condannato in via definitiva a un anno e due mesi di reclusione - per omicidio colposo - col beneficio della condizionale. Una tragedia che il capo del Movimento ha spesso ricordato per spiegare le motivazioni della sua incompatibilità con incarichi elettivi. Ma adesso che il nuovo regolamento inserisce la discriminante solo per i reati commessi con dolo, l’autocensura potrebbe venir meno. Il Garante sarebbe libero di giocarsi la carta elettorale qualora dovessero continuare le guerre più o meno dichiarate tra i big del suo partito. Perché la “questione romana” ha messo in seria difficoltà il Movimento 5 stelle. Luigi Di Maio, il candidato designato, ha perso appeal soprattutto tra gli iscritti. I parlamentari non gli hanno perdonato la gestione “omertosa” del “caso Raggi” e faranno di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. A costo di sostenere Roberto Fico, presidente della Vigilanza Rai, già in campo per la corsa più ambita: la candidatura alla premiership. A meno che nella bagarre non si inserisca anche Alessandro Di Battista, il volto più telegenico del Movimento.

Grillo potrebbe decidere di mettere tutti a tacere, evitando inutili “spargimenti di sangue”. R. V.

IL GARANTE POTREBBE SCENDERE IN CAMPO PER PORRE FINE ALLE LOTTE INTERNE AL SUO PARTITO E PUNTARE A PALAZZO CHIGI