Due bombe, due esplosioni, in un affollato mercato di Bagdad. La violenza in Iraq non si ferma neanche alla fine dell'anno. Secondo l'ultimo bilancio diffuso dal ministero degli Interni alla Xinhua i morti sono 28 e 53 i feriti. Gli attentati sono stati rivendicati dai miliziani dello Stato Islamico (Is). In base a quanto si legge sul sito dell'agenzia di stampa del gruppo jihadista Amaq, l'obiettivo degli attentatori era quello di colpire i musulmani sciiti, che l'Is ritiene apostati. In base alla ricostruzione, fornita dalla fonte del ministero a condizione di anonimato, un primo kamikaze si è fatto esplodere nella zona di Sinak, dove si vendono i pezzi di ricambio delle auto, mentre un secondo attentatore suicida si è fatto saltare in aria vicino a un ufficio postale nelle vicinanze. Numerosi sono gli attacchi condotti dall'Is in Iraq, anche contro obiettivi civili. Le azioni si sono intensificate da quando, il 17 ottobre, Baghdad ha lanciato un'offensiva militare per riprendere il controllo di Mosul, dal giugno del 2014 roccaforte jihadista nell'Iraq settentrionale. Giovedì l'operazione è entrata nella fase due. Intanto secondo quanto ha dichiarato il portavoce del Pentagono, Peter Cook, alla Cnn Abu Bakr al Baghdadi, il leader dell'Isis, sarebbe ancora vivo nonostante gli sforzi della coalizione guidata dagli Usa di ucciderlo. Secondo Cook, le agenzie di sicurezza Usa "pensano che Baghdadi sia vivo e guidi ancora" lo Stato Islamico, pur mantenendo un profilo basso.  All'inizio di questo mese gli Stati Uniti hanno raddoppiato la taglia sulla testa di al Baghdadi, salita da 20 a 25 milioni di dollari. Sul leader dell'Is si sa molto poco, e l'unico filmato che lo ritrae risale al 2014 mentre pronuncia un sermone ai suoi seguaci da Mosul. Lo scorso novembre inoltre è stato pubblicato un messaggio audio, in cui invita i suoi seguaci a difendere la capitale irachena.