Il ministro Andrea Orlando proporrà al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di prevedere la legge sul reato di tortura nella programmazione dell’esecutivo. Lo ha annunciato a “Carta bianca”, il programma di Bianca Berlinguer su RaiTre. L’intento, spiega, è quello di «avere un testo equilibrato nel pur breve lasso di tempo di questa legislatura». L’introduzione del reato di tortura è una vicenda spinosa e divisiva anche a causa delle pressioni interne alla stessa maggioranza. Nel frattempo, la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite ha compiuto 32 anni e l’Italia ha celebrato la Giornata internazionale per i diritti umani senza aver ancora tradotto in legge la Convenzione che è stata ratificata da tempo immemore: l’ultimo disegno di legge si è arenato in Senato a luglio. Proprio l’anno scorso l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per la condotta delle forze dell’ordine alla scuola Diaz nel 2001, al G8 di Genova, con l’invito a “dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura”.

Intanto al livello europeo si rafforza sempre di più la battaglia alla tortura. Esattamente un mese fa, il Consiglio Europeo ha adottato un regolamento che modifica l’importazione di merci che possono essere utilizzate per pena di morte, tortura o altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti.

L’accordo consentirà di modificare il regolamento 1236/ 2005 tenendo conto degli sviluppi intercorsi dalla sua entrata in vigore nel 2006. Prevede modifiche delle attuali norme sui controlli all’esportazione, nuovi controlli su servizi di intermediazione e assistenza tecnica, il divieto di pubblicizzare determinate merci e la modifica della definizione di ' altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti'. L’obiettivo è quello di impedire che le esportazioni della Ue contribuiscano alle violazioni dei diritti umani in paesi terzi. A livello dell’Unione Europea, la Carta dei diritti fondamentali vieta la pena di morte e dispone che nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti. L’Ue inoltre promuove il rispetto dei diritti fondamentali in tutto il mondo. Il regolamento 1236/ 2005 vieta l’esportazione e l’importazione di attrezzature/ merci che possono essere utilizzate unicamente a fini di tortura o pena di morte. Il regolamento prevede autorizzazioni specifiche per le esportazioni di attrezzature/ merci che potrebbero essere usate a tali fini, ma che hanno anche usi legittimi. Il nuovo regolamento prevede che le esportazioni verso un paese parte di convenzioni internazionali sulla pena di morte siano soggette a un’autorizzazione generale. Lo Stato deve aver abolito la pena di morte per tutti i reati e le merci non devono essere riesportate verso altri paesi. All’elaborazione di questo documento aveva contribuito anche l’attuale garante nazionale dei detenuti Mauro Palma.

Ritornando sulla questione italiana, la maggiore resistenza all’introduzione del reato di tortura era arrivata, almeno nell’ambito della maggioranza, da Angelino Alfano. Il leader del Nuovo centrodestra e attuale ministro degli Esteri definì la scelta di accantonare la legge “molto saggia”. Alfano ha inoltre accolto come una soluzione positiva il mancato via libera alla legge sul numero identificativo per le forze dell’ordine, anche quella ferma al Senato. «Bisognava sospendere la discussione sul ddl tortura, e non perché siamo contrari nel merito all’introduzione di questo reato», fu la precisazione dell’allora capo del Viminale, «ma perché non possono esserci equivoci sull’uso legittimo della forza da parte delle Forze di Polizia». Ora che non è più ministro dell’Interno, forse si potrebbe aprire la possibilità annunciata dal guardasigilli Orlando. Il successore di Alfano al Viminale, Marco Minniti, ancora non si è pronunciato sull’introduzione del reato di tortura. È possibile che abbia una posizione diversa dal suo predecessore, e in tal modo dimostrerebbe tra l’altro di non essere condizionato dal fatto di aver presieduto l’Icsa ( Intelligence, Culture and Security Analysis), oggi guidato dal generale Tricarico. Una fondazione che si occupa di intelligence e sicurezza, composta anche da persone legate alle forze armate come l’ex generale dei carabinieri Ganzer. Alcuni segmenti delle forze armate e di polizia hanno avuto un ruolo non indifferente di pressione per fermare la legge sul reato di tortura.