Continua a far discutere la scelta del Consiglio superiore della magistratura di “appaltare” all’esterno l’elaborazione dei profili dei candidati a posti direttivi e semidirettivi nonché la stesura delle bozze delle delibere di nomina. Il togato Valerio Fracassi, presidente della Quinta commissione, competente proprio sulle nomine dei capi degli uffici, ha chiesto l’apertura di una pratica per “approfondire” le modalità con cui vengono scelti i magistrati esterni al Csm a cui affidare tali attività. In sintesi, il Consiglio non ha personale sufficiente per redigere le motivazioni e i profili di tutti magistrati in corsa per un posto da dirigente. Quindi, con un meccanismo più simile alla cooptazione che alla selezione pubblica, sceglie dagli uffici giudiziari, quasi tutti della Capitale, le toghe che materialmente compileranno la documentazione necessaria per il candidato che sarà oggetto di valutazione.

Tale attività viene retribuita con 279 euro lordi per una motivazione; 179 euro, sempre lordi, per un profilo. Il materiale su cui lavorare, comunque, è già pronto: i pareri redatti dai Consigli giudiziari e trasmessi al Csm.

Considerato che il Csm ha già, in questa consiliatura, provveduto alla nomina di centinaia di direttivi e semi direttivi, operando una selezione fra migliaia di candidati, i calcoli sul costo di tale operazione sono presto fatti.

I più duri contro “l’esternalizzazione” sono quelli di Autonomia & Indipendenza, la corrente di Piercamillo Davigo, il presidente dell’Anm, che hanno appoggiato la scelta del loro consigliere Aldo Morgigni di votare ( unico nel plenum) contro la delibera che affidava questo incarico a 17 magistrati. «A prescindere - si legge nel comunicato - dalla sicura professionalità dei designati, non si può non rilevare come la scelta sia stata operata senza bandire alcun previo interpello tra tutti i magistrati e senza indicare alcun criterio predeterminato di selezione. Essa si presenta inconfutabilmente fondata su una totale discrezionalità del Csm, utilizzando il criterio della ‘ cooptazione’ da parte dei gruppi consiliari, e ciò malgrado si tratti di incarichi delicati, che sono retribuiti e creano dei titoli preferenziali anche per eventuali futuri concorsi per incarichi giudiziari o per l’accesso agli uffici del Csm della Segreteria e dell’Ufficio Studi».

E già, perché aver svolto il compilatore di profili per il collega, oltre all’aspetto economico, costituisce un plus per il magistrato in vista di un futuro incarico.

«Siamo ben consapevoli concludono le toghe davighiane - che si tratta di una prassi fondata sulla necessità di cercare di fornire un ausilio esterno allo svolgimento dell’attività del Csm ( che evidentemente non riesce a farvi fronte con la sola struttura interna). Tuttavia, invece di affrontare con trasparenza il problema reale dell’incapacità della struttura consiliare di gestire i numerosi adempimenti posti a suo carico, il numero di collaborazioni esterne negli ultimi tempi è esponenzialmente aumentato». Senza nemmeno prevedere limiti temporali massimi allo svolgimento di tali incarichi, oggi rinnovabili più volte.