Dopo aver votato No al referendum, Roberto Formigoni ieri non ha votato neanche la fiducia al governo sulla legge di Bilancio (piena di «mance elettorali», smarcandosi dal suo gruppo parlamentare: Ncd. E per risolvere la crisi di governo pensa a un «governo politico», allargato a Forza Italia.

Senatore, partiamo dalla fiducia sul Bilancio. Perché ha votato contro?

Per motivi di merito e di metodo. Di merito, perché il governo aveva preso l’impegno di completare la legge di Bilancio al Senato su certe materie e così non è stato. Andavano tolte una serie di mance elettorali introdotte da chi sperava di comprare il consenso degli italiani e andavano inseriti provvedimenti seri per la famiglia, per alcuni ordini professionali e una serie di misure sociali. Circola in ambienti governativi l’idea che si farà un decreto legge per rimediare a queste manchevolezze e proprio per questo arriviamo all’annotazione di metodo: non c’era nessun bisogno di votare oggi (ieri, ndr) la legge di Stabilità. Sarebbe bastato discutere un’altra settimana, introdurre gli emendamenti necessari e rimandare alla Camera il testo, ricorrendo a quel punto al voto di fiducia.

A cosa si riferisce quando parla di mance elettorali?

Tutta una serie di bonus che sono stati introdotti con evidenti scopi, non mi faccia dire altro.

Come mai si è schierato contro il suo gruppo parlamentare?

No, è un dissenso su questa materia specifica. E visto che il pericolo di elezioni immediate sembra essere scongiurato, la portata critica della mia posizione diminuisce perché si alleggerisce di questa preoccupazione.

Il pericolo elezioni immediate si allontana anche perché Ncd adesso propende per il prosieguo della legislatura con un nuovo governo politico. Cosa è cambiato?

Abbiamo fatto una direzione del partito in cui è venuta fuori una determinazione unanime: la nostra richiesta è un governo a forte guida politica che rivolga un appello a tutte le forze responsabili a partecipare.

Fino al 2018?

Noi chiediamo innanzitutto che si faccia questo governo, poi si vedrà.

Chi dovrebbe guidarlo?

L’indicazione spetta al partito di maggioranza relativa.

Potrebbe essere lo stesso Renzi?

Non escludo nessuno, basta che ci sia una guida politica, non istituzionale, né tecnica. Dopo di che, da un punto di vista di opportunità, sarebbe strano se Renzi, dopo aver promesso le dimissioni, si facesse reincaricare.

Padoan sarebbe un premier tecnico o politico per Ncd?

Poilitico. Così come Franceschini e Gentiloni, per citare i nomi che circolano. Mentre, con tutto il rispetto, i Presidenti del Senato e della Camera sarebbero premier istituzionali.

Un nuovo esecutivo con la vecchia maggioranza?

Auspichiamo che si allarghi per riscrivere la legge elettorale, affrontare le emergenze economiche, risolvere la crisi delle banche. Io spero che ci sia Forza Italia. Perché sono convinto che FI sia ancora un partito responsabile, e gli dovremo chiedere di partecipare al governo. Tenendo ovviamente conto delle loro esigenze, non gli si chiederà di fare i portatori d’acqua.

E che interesse avrebbe FI a partecipare a un governo di questo tipo?

Perché avrebbe diritto di esprimere la sua contrarietà per esempio a una presidenza Renzi, ponendo delle condizioni sul programma.

Se mai Berlusconi accettasse tornerebbe a essere il vostro alleato naturale?

Perché no. Se Forza Italia avesse il coraggio di tagliare con la destra lepenista e assumesse una posizione di centro del centrodestra, si troverebbe a essere parte essenziale di questo schieramento.

Per quale motivo FI dovrebbe abbandonare alleati con un peso elettorale maggiore del vostro?

Berlusconi deve decidere cosa vuol fare da grande. Se sceglie di andare con i lepenisti deve sapere che non avrà lui la leadership, se viene con noi il problema non si pone e si ritrova in una posizione naturale per il suo partito.

E se Berlusconi seguisse Salvini, Ncd con chi si alleerebbe?

Con tutte le forze del centro. Con una legge elettorale proporzionale noi correremo con le nostre bandiere. Dopo le elezioni, se nessuno avrà la maggioranza, discuteremo.

Un futuro di “ larghe intese”, come dicono i 5 stelle, dunque?

Questo odio per le intese non lo capisco. Noi abbiamo bisogno di un buon governo che faccia le cose di cui l’Italia ha bisogno e che abbia un consenso tendenzialmente maggioritario nel Paese.

Dall’Italicum al proporzionale puro, cosa è cambiato?

La mia valutazione è che questo referendum, con questa maggioranza netta e profonda, segna una cesura. In qualche modo pone fine alla Seconda Repubblica, così come il referendum di Segni pose fine alla Prima. Renzi ha perso perché si è illuso di rappresentare l’anticasta dopo tre anni da presidente del consiglio. Lui era il primo della casta, detentore del potere e rappresentante dell’establishment. C’è stata la rivolta degli esclusi dalla politica che negli ultimi vent’anni si è sempre più concentrata sul leader e su un gruppetto attorno a un leader: una minoranza nel Paese che diventava maggioranza in Parlamento grazie a una legge elettorale e imponeva il suo volere sugli altri. Per questo io sostengo un ritorno al proporzionale.

Crede che Ncd abbia sbagliato a seguire Renzi?

Sì, c’è stato un eccesso di identificazione.