Dimissioni irrevocabili. Matteo Renzi ha lasciato il Quirinale al termine dell'incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale ha presentato le dimissioni da presidente del consiglio. Renzi è rimasto al Colle 40 minuti. "Governo con tutti i partiti o voto dopo la decisione della Consulta". LA DIREZIONE PD Solo relazione del segretario Matteo Renzi, nessun dibattito successivo. Matteo Renzi non è più disposto a farsi carico da solo del peso della responsabilità di riprendere per mano il Paese. "Non da solo". Le parole utilizzate dal presidente del consiglio, non lasciano dubbi su quale sia la sua scelta per il futuro: è pronto, con il Partito democratico, a sostenere un esecutivo di larghe intese, in cui siano tutti i partiti a pagare quel prezzo della responsabilità che è risultato particolarmente salato per il Pd. In alternativa c'è solo il voto: "Il Pd non ha paura della democrazia e non ha paura dei voti". Un voto che arriverebbe presto, subito dopo il pronunciamento sull'Italicum della Corte Costituzionale, la cui seduta è prevista a partire dal 24 gennaio. Nulla aggiunge sul proprio futuro. Se non su quello più prossimo: "Rimaniamo in carica per l'ordinaria amministrazione, anche se domani tornerò a casa per festeggiare il compleanno di mia nonna", scherza il segretario Pd: "Sarò impegnato in un torneo di Playstation con i miei figli", prosegue con lo stesso registro, "e spero di avere più fortuna di quanta ne abbia avuta negli ultimi giorni". In attesa di conoscere le decisioni del Presidente della Repubblica, il segretario convoca la direzione in modo permanente, aggiornandone i lavori a dopo le consultazioni. Della delegazione che incontrerà il Capo dello Stato farà parte il vice segretario Lorenzo Guerini, oltre ai capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, e il presidente del partito, Matteo Orfini. Solo al termine di questo passaggio, Renzi regolerà i conti interni al Pd. Lo dice senza giri di parole: "Tutti noi siamo consapevoli della rilevanza di questo momento per l'aspetto istituzionale. C'è un passaggio interno da fare, sarà duro, molto duro, nella chiarezza che deve contraddistinguere un grande partito democratico", sottolinea. Poi, però, non resiste e si toglie un sassolino dalla scarpa: "So che qualcuno ha festeggiato in modo prorompente questa decisione, ma lo stile è come il coraggio di don Abbondio. Ma non giudico e non biasimo, anzi rilancio: quando, indicato e designato dal Pd, hai la fortuna di poter governare il Paese più bello del mondo, non hai diritto di mettere mai il broncio. E chi indossa il broncio e il vittimismo come elementi della propria azione politica, fa un danno a se stesso. Indipendentemente dalle valutazioni di quel festeggiamento io ringrazio per aver avuto questo onore". LE POLEMICHE "Come volevasi dimostrare non è stato dato alcuno spazio al dibattito durante la Direzione nazionale che è durata pochi minuti e che è servita solo a creare la scena di una dichiarazione prevedibile e priva di volontà di dibattito politico". È critica la posizione di Michele Emiliano sulla mancanza di dibattito al Nazareno dopo l'intervento di Matteo Renzi. Il governatore della Puglia, sulla sua pagina Facebook, aggiunge: "Convocare centinaia di persone da tutta l'Italia per confezionare una scena del genere è una mortificazione della democrazia interna e della dignità del partito. Sono senza parole". Walter Tocci interviene in Direzione per chiedere che si discuta della situazione politica e lamenta il fatto che dagli impegni al Senato per la fiducia e la riunione al Pd, slittata dalle 15 alle 17 e 30, "sono passate 4 ore" che si sarebbero potute impiegare per un confronto. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha però stoppato il senatore Pd confermando che "la discussione" verrà affrontata "alla fine della fase delle consultazioni".