Ora a Largo del Nazareno quale Renzi prevarrà e quale Pd uscirà dalla sconfitta referendaria? Prevarrà il Renzi che sarebbe tentato di lasciare o quello che invece vuole rilanciare? Ipotesi quest’ultima data per più probabile. Prevarrà un Pd “ condiviso”, come lo vuole la minoranza interna di Pier Luigi Bersani e lo vuole Massimo D’Alema che a Renzi consiglia di « unire » il Pd, pur apparendo lui « erede in un altro partito » ? Evidente allusione di D’Alema ( secondo il quale « Renzi avrebbe già dovuto dimettersi subito dopo le amministrative » ) al Cav. Oppure ci sarà un altro Pd, anzi il PdR che Davide Zoggia, big bersaniano della minoranza dem, a Il Dubbio descrive però come « non più il Pd » ? Gli interrogativi che incombono sulla direzione del Pd convocata per domani sono moltissimi. Ma una cosa sembra già da ora abbastanza probabile e cioè che Renzi, tutto ieri a confronto con i suoi più stretti collaboratori, zoccolo duro del renzismo, Luca Lotti e Maria Elena Boschi, sarebbe molto tentato di rilanciare, facendo valere quel pacchetto di voti del 40 e passa per cento ottenuto al referendum, voti considerati tutti i suoi, più numerosi di quelli delle europee, per chiedere la fiducia al partito e rilanciarlo sulle sue basi.

Ma, dopo la clamorosa e vasta sconfitta su quella che era la ragione sociale del suo governo e cioè le riforme costituzionali, Renzi sa bene che non sarà una passeggiata. Gli esponenti vicini a Gianni Cuperlo, il leader più dialogante della minoranza, che infatti ha votato Sì, avrebbero avvertito “ Matteo” che se non apre all’opposizione interna, rischia di trovarsela contro, saldata all’area dem molto più vasta e potente, anche nei gruppi parlamentari, di Dario Franceschini. Dunque, Renzi contro Renzi? O prevarrà quello, al quale ieri Lotti e Boschi avrebbero consigliato di accelerare il congresso, liberarsi dei “ nemici” interni, e andare il prima possibile a elezioni anticipate, oppure ce ne sarà un altro più dialogante. Che però, come osserva Zoggia, « riesce un po’ difficile immaginare, vista la sua natura » . E però il big bersaniano fa notare che intanto non a caso Renzi ha già spostato la riunione della direzione inizialmente convocata per oggi. L’ex presidente della Provincia di Venezia ed ex capo dell’organizzazione del Pd spiega la richiesta di stabilità da parte del Pd già fatta da Bersani e da Roberto Speranza: « Noi non chiediamo a Renzi di anticipare il congresso o le elezioni, sulle quali comunque è il Capo dello Stato che decide. Noi gli chiediamo di fare una riflessione su quello che è accaduto nel Paese profondo. La minoranza nella sinistra è stata decisiva per la vittoria del No, abbiamo credo spostato più del 20% dei voti. Ma tra quei No non ci sono solo quelli della sinistra, di Berlusconi e dei grillini, ci sono i No di un Paese profondo e sconosciuto. Sul quale occorre riflettere » . Chiederete un ingresso in segreteria? Zoggia: « Ma figuriamoci se Renzi lo farà mai questo! » . E se andasse avanti chiedendo la fiducia su quel 40 e passa per cento? « Allora, non sarà più il Pd. Ma un altro partito » .

Intanto, il rischio per Renzi che la minoranza dem si saldi a Franceschini è reale. Non saranno suonate musica alle orecchie renziane le parole del ministro dei Beni culturali, che non solo ha evidenziato il ruolo “ determinante” avuto da Berlusconi nella vittoria del No. Ma aveva anche detto, prima che Renzi salisse al Quirinale, in sostanza che lui non chiedeva a Renzi di restare: « Che farà Renzi? Mi pare che lo abbia già detto chiaramente lui » . E’ stata la laconica risposta del potente “ Dario” che, a grazie a un patto fatto nel 2013 con Bersani, ha a disposizione una nutrita pattuglia di parlamentari. Bersani gli chiese l’appoggio per la segreteria e in cambio dette a Franceschini di fatto carta bianca sulle candidature. Che però “ Dario” non si voglia bruciare come premier di transizione e intenda aspettare prima di giocare le sue carte, lo confermerebbero le parole del suo fedelissimo Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera: « Il No ha un po’ spento la spinta a fare le riforme di questa legislatura » . Rosato, in sostanza, così sembra un po’ minimizzare e dire che Renzi potrebbe ancora un po’ continuare, anche oltre l’approvazione della Stabilità. Intanto, Renzi dovrà tener conto anche delle importanti posizioni dei “ Giovani Turchi” di Matteo Orfini, presidente del Pd, e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, finora sempre molto disciplinati. E dovrà tenere in conto tutta l’area della sinistra del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che ha a disposizione una sua pattuglia di parlamentari. Le “ tribù” del Pd sono tante, finora le aveva tutte oscurate la stella Renzi, ma ora quella stella non brilla più come prima.