"Misericordia" contro "tolleranza zero": sono due idee diversissime di modernità, che oggi si fronteggiano e non sembrano riducibili a nessun compromesso. Avanza in tutto l'occidente, nello spirito pubblico, una richiesta sempre più forte di severità, rigore, selezione, punizione. Conquista i popoli e i governi. Esprime leadership vincenti, o che marciano trionfanti verso il potere, mescolando destra e sinistra e riciclando - dell'una e dell'altra - le pulsioni autoritarie. A questo spirito pubblico si oppone, sempre più isolata, la Chiesa di Roma, o più precisamente il Papa. Il quale ieri, chiudendo il Giubileo che ha voluto dedicare alla misericordia - in un cammino dichiaratamente e quasi provocatoriamente controcorrente - si è spinto oltre le colonne d'Ercole, sfidando una gran parte dell'opinione pubblica cattolica, e cancellando, con un gesto clamoroso, la scomunica per i fedeli coinvolti nella realizzazione dell'aborto. Donne e medici. Che fino a ieri erano automaticamente messi alla porta dalla Chiesa, senza diritti, senza potersi accostare ai sacramenti, senza poter neppure mantenere la speranza del paradiso.Il Papa ha compiuto un passo assolutamente coerente non solo con la propria predicazione di questi anni, ma anche con lo spirito cristiano affermato mezzo secolo fa dal Concilio Vaticano II. Ha spiegato che la capacità di perdono di Dio è infinita, e nessuno ha il diritto di metterne in discussione la potenza. E dunque i sacerdoti - ha precisato - sono autorizzati a concedere l'assoluzione alle madri che hanno subìto un aborto e ai medici che lo hanno praticato.Però non è stato solo un atto di coerenza. E' stato anche un atto intenzionale di rottura. Francesco ha scelto, per lanciare il suo messaggio, il tema più difficile, quello che suscita più resistenze, il terreno della contrapposizione più forte - in tutto il mondo - tra cristiani e laici. L'aborto è una questione veramente complicata, perché coinvolge alcune strutture fondamentali dell'etica. I cristiani credono nella esistenza dell'anima sin dal primo momento nel quale si sviluppa la vitta umana, cioè dall'atto del concepimento. E identificano anima e persona. E i diritti delle persone, pensano, sono uguali per tutte le persone: nate o non nate. I laici - gli atei - non credono all'anima e dunque vedono un abisso di identità, e di diritti, tra l'embrione e il bambino. Non c'è terreno sul quale la contrapposizione tra laici e cattolici sia più drastica. Il Papa è voluto intervenire proprio qui, dove il terreno è tremendamente ripido, per affermare due principi che ritiene i pilastri dell'incontro tra cristianesimo e modernità. Il perdono - cioè la tolleranza - come valore assoluto della modernità, e la rinuncia a qualunque elemento di rottura tra la morale cristiana e la morale universale.L'apertura sull'aborto sicuramente è un'apertura verso le battaglie di libertà delle donne, che tende a cancellare la vecchi contrapposizione tra cristianesimo e libertà femminile, ma è anche un atto rivolto alla costruzione di una nuova morale cristiana, che cerca l'universalità di se stessa e la fine della distinzione tra persone cristiane e non cristiane.La distanza sempre più grande tra la nuova idea di modernità e di "laicità" della quale Francesco è portatore, e il populismo - nazionalista, patriottista, egoistico - che sta dilagando nella politica dell'Occidente, è un aspetto ormai del tutto evidente nella storia di questo decennio. Da una parte i valori della solidarietà, della fratellanza universale, del perdono, dell'accoglienza, dei diritti di tutte le persone; dall'altra la distinzione tra "Giusti" e "Clandestini", Tra "meritevoli" e "parassiti", tra "onesti" e "illegali", e la richiesta di giustizia rigorosa, di punizione, di distinzione pubblica tra bene e male.E' davvero curioso che a contrapporsi al populismo giustizialista - che appena vent'anni fai era persino inimmaginabile in Europa - sia un intellettuale cattolico, vissuto e cresciuto sotto l'influenza culturale del peronismo, e cioè del movimento politico argentino che settant'anni fa inventò il giustizialismo e lo trasformò in potente forza politica.