Virginia Raggi taglia simbolicamente la carta di credito del sindaco per ridurre gli sprechi. Ma allo stesso tempo taglia alcuni servizi fondamentali per i cittadini. A Roma, infatti, non ci sono i soldi per i bonus asilo, mancano i fondi per demolire e ricostruire un palazzo crollato e non si sa quando verrà liquidato il salario accessorio per i dipendenti pubblici.A quanto pare le casse capitoline sono in rosso e il Comune non può nemmeno garantire l'anticipo per i voucher - poi rimborsati dall'Inps - previsti per le madri lavoratrici che rinunciano a parte del congedo parentale facoltativo. A non essere più erogato è un blocchetto di tagliandi, per un valore massimo di 600 euro, che possono essere spesi per pagare il nido o una babysitter. A denunciare le "mancanze" del Municipio sono i deputati del Pd Matteo Orfini, Marco Miccoli e Ileana Piazzoni. Dopo aver ricevuto segnalazioni da parte di alcuni cittadini interessati, i tre esponenti dem, con un'interrogazione parlamentare, accusano l'amministrazione romana di pregiudicare «l'accesso al bonus sancito da una legge dello Stato» e per questo chiedono al ministro del Lavoro di verificare «la situazione, anche presso l'Inps» e magari «sollecitare il Comune di Roma ad adempiere alla procedura di accreditamento al fine di evitare che i cittadini di Roma possano restare esclusi da un beneficio regolato a livello nazionale». Secondo i parlamentari del Pd, il problema deriverebbe da una negligenza del Campidoglio: «Sono pervenute notizie sul fatto che il Dipartimento servizi educativi di Roma Capitale stia attualmente comunicando agli utenti, che telefonano per informazioni sul bonus nido-voucher baby sitting, che Roma Capitale non ha ancora provveduto ad accreditarsi (come invece è accaduto negli anni precedenti) presso l'Inps per continuare a offrire tale servizio». Il Comune ha tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola, «ma appare evidente agli interroganti come gli utenti che hanno fatto richiesta del bonus rischiano di trovarsi in difficoltà e di subire un pregiudizio economico».I voucher, però, non sono l'unica grana per Virginia Raggi. Bisogna trovare ancora una soluzione per chi il 24 settembre è rimasto senza casa a seguito del crollo improvviso di un palazzo a Ponte Milvio: 32 persone che il Campidoglio ha ancora in assistenza alloggiativa. Al momento non ci sono i soldi per la demolizione definitiva del fabbricato né, tantomeno, per la sua ricostruzione. «Mancano le condizioni per accedere ai finanziamenti statali», spiega la sindaca, «ne deriva pertanto la necessità di trovare un intervento normativo». L'idea di Raggi è di far rientrare i costi della palazzina nel capitolo "terremoto", anche se col sisma quel crollo non ha nulla a che fare. «Potrebbe collocarsi nella conversione dei decreti legge relativi ai recenti eventi sismici che hanno colpito il centro Italia, Lazio, Marche e Abruzzo», spiega Raggi in Consiglio comunale. La prima cittadina, in altre parole, chiede al governo di fare una piccola forzatura per dare una mano alla Capitale: «Le attuali disposizioni normative prevedono interventi a favore dei residenti nei comuni in cui si sono determinati danni diffusi e in cui potrebbe comprendersi anche il territorio di Roma, qualora la città venisse inclusa nell'elenco redatto dal commissario straordinario per l'emergenza terremoto. L'amministrazione sta già interessando le competenti autorità di Governo», dice Raggi. Che poi incassa l'unanimità dei consensi su un ordine del giorno che impegna la sindaca ad «attivarsi per riunire il tavolo tecnico di concertazione già formato per fornire risposte concrete alle problematiche sociali e pratiche dei cittadini, prevedendo la presenza di un rappresentante dei cittadini e uno delle attività produttive».Ma la vera patata bollente riguarda un altro capitolo a carico dell'Amministrazione capitolina: il salario accessorio per i dipendenti pubblici. Una questione che va avanti dai tempi dell'a Giunta Alemanno: tra i 200 e i 300 euro in più in busta per 23 mila impiegati. Solo una settimana fa Raggi annunciava: «Sono qui oggi per dare un annuncio importante: questa amministrazione ha finalmente sbloccato l'annosa vicenda del salario accessorio che riguarda oltre 23mila dipendenti capitolini», garantendo il «il pagamento a partire dal mese di novembre». Due giorni fa, invece, arriva la doccia fredda: secondo Repubblica, Raffaele Marra, il contestato capo del personale voluto da Raggi, ha bloccato tutto per motivi non meglio specificati. La notizia mette in allarme i sindacati, che tramite Massimo Reggio, responsabile romano dell'Usb, chiede chiarimenti urgenti alla sindaca. «Deve mantenere quanto promesso nelle mail inviate a tutti i 23mila dipendenti sul pagamento del salario accessorio», dice il sindacalista, «altrimenti se ci sono impedimenti chiarisca nelle stesse modalità scriventi a tutti i dipendenti e spiegando cosa sta accadendo. Il sindaco mantenga ciò che promesso».