È come se Ollio non stesse più con Stanlio, se Fred Astaire non ballasse più con Ginger Rogers, se Bud Spencer e Terence Hill non avessero mai fatto un film insieme. Ma la vittoria di Donald Trump, unita all'ascesa dei Cinque stelle, rischia di far saltare la coppia del giornalismo italiano. Da una parte c'è Marco Travaglio, sostenitore di Beppe Grillo e ora anche del nuovo presidente Usa, dall'altra c'è Michele Santoro, molto critico invece con l'uno e con l'altro. Ciò che sembrava impossibile guardando Servizio Pubblico - cioè che i due prendessero strade diverse - oggi è diventata una realtà.Santoro fa ancora parte del comitato dei garanti del Fatto quotidiano e a lui appartiene anche il 7 per cento delle quote del giornale. Ma dietro la forma, la sostanza è mutata. Il Michele del giornalismo italiano non ci sta a festeggiare come positiva la vittoria di Trump e al «vaffanculo generale» che secondo Grillo avrebbe lanciato il presidente Usa, oppone una seria preoccupazione. Nella sua letterina del venerdì ai lettori - leggibile sull'account facebook di Servizio Pubblico - usa toni drammatici e in rotta totale con quanto sostenuto da Travaglio. La domanda è secca: vi sembra - chiede - che i padri Costituenti si siano battuti per far vincere uno come Trump? Santoro non vuole che i suoi lettori, principalmente grillini, rispondano con una domanda alle domande, vuole risposte. E se la prende anche con Bersani: «Secondo tanti che scrivono io dovrei votare No e non avere il timore di ciò che accadrà dopo. Aspettando Trump. Non sono un romantico sognatore ma penso che Bersani, dicendo che non accadrà niente, sia ipocrita e irresponsabile. Comunque la pensiamo, abbiamo il dovere, e ripeto il dovere, di chiedere cosa si propongono di fare le forze politiche che si battono per accelerare la fine di Renzi». Il tutto è bastato per arruolare Santoro dalla parte del sì, ma lui ci tiene a dire che non è così, e che non è questo lo sbocco scontato del suo ragionamento. È però certo che è finita una stagione, quella in cui Travaglio e Santoro alimentavano il sacro fuoco del grillismo. Se Travaglio è convinto del valore quasi catartico pronunciato dagli americani contro le élites, Santoro è allarmato. A settembre, le prime incrinature di un rapporto decennale. In un'intervista a Repubblica, alla domanda se condivideva l'idea dei Cinque stelle che non esistano più destra e sinistra, rispondeva secco: «Lo dicessero ai padri costituenti, li prenderebbero a sberle. Vedo che il mio amico Travaglio considera l'ex alemanniano Marra un tecnico indipendente. Non mi pare la definizione più calzante». Nel frattempo Roma è precipitata ancora più nel caos nomine. Santoro continua ad andare dalla sua parte, Travaglio dall'altra. Convivono ancora nella gestione del Fatto quotidiano. Ma ancora per quanto?

Angela Azzaro