In aula ne venne fuori una discussione furibonda. All'atto di approvare il decreto Cassazione diversi senatori di centrodestra si scagliarono contro la norma sulla proroga dell'età pensionabile inserita nel provvedimento: «È la ricompensa del governo nei confronti del primo presidente e di altri vertici della Suprema corte», fu l'accusa mossa in particolare da Carlo Giovanardi, «Palazzo Chigi rinvia il congedo di questi alti magistrati per ringraziarli di due decisioni: quella sul via libera ai quesiti referendari e l'altra sulla mancata assegnazione alle sezioni unite della ricorso sulla stepchild adoption». Urla, accuse, clima arroventato nell'emiciclo di Palazzo Madama. Arrivò la fiducia e il Senato sancì comunque la definitiva conversione del decreto. Le tremende illazioni sullo "scambio" vengono ora sconfessate dal Csm: ieri il plenum ha deciso infatti di archiviare la pratica aperta in prima commissione in seguito a un esposto dello stesso Giovanardi e di altri 34 senatori. Non ci sarà alcun seguito né per il primo presidente Giovanni Canzio né per il presidente aggiunto della Suprema corte Renato Rordorf, anche lui interessato dal decreto. Il Consiglio superiore mette fine al chiacchiericcio: «Non appare lesiva delle norme processuali», in particolare, la decisione dei due vertici della Cassazione di lasciare che il ricorso sulle adozioni fosse esaminato dalla prima sezione civile e di non assegnare il caso alle sezioni unite. Di fatto equivale a smentire la tesi di una forzatura operata dagli alti magistrati per agevolare una pronuncia favorevole alle coppie omosessuali e, in ultima analisi, compiacere addirittura il governo. La sentenza della Suprema corte, depositata il 22 giugno, aprì in effetti la strada alla stepchild «in casi particolari», in base al principio secondo cui resta «preminente l'interesse del minore». Ma non ci fu alcuna violazione, nel fatto che a definire il ricorso fosse stata lasciata la prima sezione civile.«Non ci sono provvedimenti da adottare», dunque, nei confronti di Canzio e Rordorf: secondo il plenum di Palazzo dei Marescialli, quelle contenute nell'esposto dei 34 senatori sono «censure ad attività giurisdizionale, peraltro esercitata secondo forme coerenti con i consolidati principi della materia». Le ragioni della mancata assegnazione alle sezioni unite sono, si legge nella delibera approvata all'unanimità dal Csm, in linea con la «consolidata prassi» secondo cui va rispettato il principio del «giudice naturale». Nel corso del dibattito il vicepresidente Giovanni Legnini ha definito «inaccettabile il discredito» sparso a piene mani durante la discussione al Senato nei confronti dei vertici della Cassazione: «Il presidente Canzio non ha bisogno di essere difeso, la sua specchiata storia personale è a tutti nota». Legnini ha però voluto contestare le «insinuazioni» contro il primo presidente. Che è componente di diritto del Csm e che però non ha partecipato al voto. Ha solo espresso «commossa gratitudine» per le parole di Legnini. Condivise da tutto il plenum.

Errico Novi