Il carcere Don Bosco di Pisa versa in condizioni talmente critiche che, almeno una parte del reparto penale, andrebbe evacuato. Sono queste le conclusioni shock della relazione presentata dal garante locale per i diritti dei detenuti Alberto di Martino. Il report passa al setaccio tutte le criticità della casa circondariale che conferma le problematiche - come già riportato da Il Dubbio - denunciate dalla radicale Rita Bernardini dopo la sua ultima visita. Non solo il sovraffollamento, ma ci sono forti criticità per le infrastrutture, la situazione delle donne e gli stranieri. Per quanto riguarda la detenzione delle donne, la condizione - così la definisce il Garante - è "infelice". Le celle si trovano al piano superiore lungo un ballatoio che si affaccia sul corridoio del piano terra. Come misura adottata per evitare i problemi da sovraffollamento, le detenute possono stare fuori dalla cella per un certo numero di ore al giorno, ma - ad oggi - non possono sostare sul ballatoio; possono solo riunirsi a gruppi nelle celle (idonee al massimo per due persone) oppure recarsi al piano inferiore in una sala comune. Il ballatoio dispone di una cucina professionale moderna, tuttavia - nonostante sollecitazioni in tal senso anche da parte del garante regionale Franco Corleone - non è accessibile all'uso ordinario quotidiano: resterebbe accessibile per attività di carattere occasionale. La direzione della casa circondariale sottolinea la non gestibilità dei profili di responsabilità innanzitutto civile che potrebbero essere connessi all'uso ordinario dell'impianto. Poi c'è il problema igienico- sanitario. Conferma quello che già denunciò Rita Bernardini: i gabinetti sono a vista così che i detenuti sono costretti a defecare o orinare alla presenza dei loro compagni di cella e del personale penitenziario. Inoltre non c'è nessun bidet con erogazione dell'acqua calda, che è disponibile soltanto nelle docce. Le finestre di alcune celle, nelle quali è stato sistemato un letto a castello, non consentono l'apertura completa degli stipiti. Per questo problema, il garante Di Martino spiega nel report che "un pronunciamento recente della magistratura di sorveglianza, anche sollecitata dai ricorsi promossi dalle detenute con l'assistenza dei volontari de "L'Altro Diritto", ha intimato all'amministrazione di risolvere strutturalmente, entro sessanta giorni, il problema della separazione del vano sanitari dal resto della stanza".Per i problemi infrastrutturali va ricordato che il carcere, progettato tra il 1928 ed il 1933 e costruito tra il 1934 ed il 1935, fu preso in consegna nel 1941 ed iniziò la sua attività nel 1944. Si trova all'interno del tessuto urbano, dalla stazione si è collegati con corse di autobus. La struttura era inizialmente composta da 8 palazzine collegate da corridoi, nel 1955 ne venne aggiunta un'altra per officina e lavanderia. Le sezioni detentive si trovano prevalentemente nei tre piani del blocco centrale, mentre gli spazi per le attività e i principali spazi comuni sono collocati a piano terreno.L'elenco delle criticità stilato da De Martino è lunghissimo. Si va dalla insufficiente altezza di barriere e parapetti in relazione alle norme vigenti, all'inadeguatezza, vetustà, deperimento delle linee telefoniche, del sistema di videosorveglianza alla porta principale al deperimento del manto del campo da calcetto. L'area dei detenuti in semilibertà necessita di un totale rifacimento, e preferibilmente la dislocazione all'esterno della casa circondariale.Il garante non usa mezzi termini: la struttura andrebbe rifatta da cima a fondo.Ma non finisce qui. Come già denunciato dal garante regionale dei detenuti Franco Croleone, l'istituto penitenziario si trova di fronte ad un ecomostro. Parliamo di un manufatto, mai portato a termine, che avrebbe dovuto ospitare il nuovo centro clinico. Attualmente il fortilizio versa in condizioni di abbandono tanto da creare un fondo acquitrinoso emanando odori che ammorbano l'aria del carcere adiacente.Infine c'è la situazione critica riguardo i detenuti stranieri. C'è difficoltà linguistica per mancanza dei traduttori. Di Martino e i volontari de "L'altro Diritto" si sono adoperati per reperire i traduttori, ma è stato possibile gestire solo le situazioni critiche.A confermare il degrado nel quale versa il carcere è stato anche il sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria. Con una delegazione guidata dal segretario generale Angelo Urso, ha fatto visita al carcere Don Bosco per verificare lo stato dei luoghi. Il giudizio è assolutamente negativo tanto da richiedere la chiusura per ristrutturazione. Nel frattempo l'esponente dei Radicali Rita Bernardini ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare la situazione illegale del carcere Don Bosco.

Damiano Aliprandi