Il timer era partito da tempo, a questo punto fermare l'innesco sarà difficile: i giudici di pace saranno in sciopero per tutta la settimana prossima, dal 21 al 25 novembre. Si fermano magistrati e viceprocuratori onorari, che secondo il ministero della Giustizia evadono addirittura un terzo del contenzioso civile e penale. Protesta di cui oggi si occuperà anche il Csm: ci sarà un incontro con le organizzazioni di categoria, previsto come ogni anno dall'ottava commissione di Palazzo dei Marescialli. Non si tratta di un tentativo di "mediazione" dunque, ma di un dialogo già in calendario che il Consiglio superiore ha preferito non rinviare. Da qui al giorno dell'astensione, difficilmente interverranno novità di rilievo, che possano indurre le rappresentanze a tornare sui loro passi. Lo si intuisce anche dal ricorso depositato ieri davanti al Tar del Lazio dall'Unione nazionale dei giudici di pace (Unagipa) «contro il governo italiano nelle persone del premier Renzi e del ministro della Giustizia Orlando». Vi si denuncia la violazione dell'ordinamento comunitario e della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea. Sarebbero «oltre 300» i magistrati onorari ad aver sottoscritto l'azione. Non sembra la premessa di un armistizio.A far precipitare un quadro in realtà molto difficile già da anni è stata la legge delega sulla categoria approvata ad aprile scorso. Provvedimento di cui sono ancora attesi i decreti delegati ma che non ha soddisfatto i giudici di pace. I nodi riguardano le «infrazioni» di cui, secondo il segretario dell'Unagipa, Alberto Rossi, il governo italiano sarebbe responsabile: si denuncia la «violazione di tutte le norme europee sul lavoro a danno dei giudici di pace mediante la reiterazione abusiva di contratti a termine, il mancato riconoscimento di un compenso fisso e dignitoso, l'assenza di tutele della maternità, della salute e da infortuni sul lavoro, addirittura il disconoscimento dello stesso diritto alla pensione in aperta violazione di una sentenza della Corte di Giustizia europea». A luglio si è pronunciato a favore dei magistrati onorari italiani il Comitato europeo dei Diritti sociali presso la Cedu, su sollecitazione di un'altra sigla, l'Angdp. E a breve la commissione europea dovrebbe aprire l'ennesima procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. «Siamo i lavoratori in nero della giustizia, la riforma in corso accentua il nostro precariato e la sudditanza dei giudici di pace allo Stato, prevedendo solo doveri e nessun diritto», lamenta la presidente dell'Unagipa, Mariaflora Di Giovanni. La quale confida in una «posizione netta di condanna del governo» da parte del Csm. Ma difficilmente il Consiglio superiore potrà inserirsi nella discussione, così come pare impervia la strada verso un accordo in extremis di qui a lunedì prossimo.

Errico Novi