Altro che la valorosa ma in fondo decorativa testimonianza degli studenti arrabbiati in piazza, il primo vero atto di disobbedienza civile contro il neopresidente Donald Trump viene dal sindaco di New York Bill de Blasio che promette una rude battaglia sulla questione dei migranti.Se il nuovo inquilino della Casa Bianca dovesse mettere in atto gli annunci della campagna elettorale e procedere a schedature ed espulsioni degli immigrati illegali, il primo cittadino della Grande Mela si rifiuterà di fornire il database con le liste dei migranti irregolari: «Per avere quegli elenchi dovranno lottare contro di noi», tuona de Blasio prima di lanciare un avverrimento da guerra fredda alla futura amministrazione repubblicana: «Qualsiasi iniziativa del governo che rappresenta una minaccia per i neworkesi verrà contrastata con forza». Dal 2015 la città di New York ha rilasciato una specie di carta di identità municipale agli 850mila immigrati senza permesso di soggiorno, una linea politica diametralmente opposta al populismo xenofobo che Trump ha messo in campo per tutta la battaglia elettorale. Una pregnante immagine della frattura che spacca in due l'America nelle sue spinte inverse tra l'espansione dei diritti civili e sociali e il ripiego tradizionalista reppresentato dal blocco che ha sospinto Trump fino al giardino della Casa Bianca.Nessuno è in grado di valutare come e quanto il presidente eletto metterà in pratica i minacciosi programmi della campagna, se userà il lanciafiamme o deciderà di impugnare l'estintore, di sicuro dovrà confrontarsi con l'altra metà dell'America che ha votato Hillary Clinton e che è rappresentata dalle grandi aree metropolitane, da New York a Los Angeles. Per il momento