Martin Lutero è una figura storica che ha molti lati, non facili da ricondurre ad unità. Come Ulisse è davvero un polutropos aner (uomo dai molti lati). Vediamo.Prima di tutto Martin Lutero era un cristiano. Come monaco agostiniano riscopre insieme con S. Agostino la centralità per la vita della persona di Cristo e della parola di Dio. Essere cristiani significa ricentrare tutta la vita a partire dal primato dell'incontro con Cristo. Cristo, a sua volta, si incontra nella S. Scrittura. Il primato di Cristo coincide con il primato della Sacra Scrittura. Cristo parla nella coscienza di chi legge la Bibbia.La Chiesa del suo tempo era piuttosto lontana da queste idee. Era il tempo del Rinascimento e della riscoperta della sapienza pagana. In parte questa riscoperta porta ad una conversione al mondo classico. In parte (per esempio in Marsilio Ficino) vi è piuttosto il tentativo incompiuto di elaborare una nuova sintesi grandiosa che riconcilia fra loro antichità classica e cristianesimo. Il logos di Platone, l'anima razionale del mondo secondo la quale sono state fatte tutte le cose, è figlio del Padre ed è eguale al Padre. Questo figlio di Dio che è Dio si è fatto uomo, si è incarnato ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il prologo del Vangelo di Giovanni ci offre la chiave per conciliare grecità e cristianesimo, ragione e fede. Naturalmente non tutto il cattolicesimo di allora era schierato sulle posizioni di Marsilio Ficino (o su quelle di Tommaso Moro o di Erasmo da Rotterdam). Il rischio di un riassorbimento del cristianesimo nel culto di una nuova classicità era reale e concreto. Il papato rimase per lungo tempo nelle mani di papi indegni. Il modello è Alessandro VI. I cardinali ed i vescovi mantenevano apertamente sciami di concubine. Le cariche ecclesiastiche erano liberamente comprate e vendute. Il potere spirituale della Chiesa era strumentalizzato per fini di potere mondano e non era strumentalizzato dai principi laici ma dall'interno stesso della istituzione ecclesiastica.  Lutero si oppone in blocco a questa realtà, la censura come apostasia e tradimento. In questo egli è simile ad altri riformatori dell'epoca, per esempio Girolamo Savonarola. Davanti allo scandalo della Chiesa istituzionale Lutero pensa che, in un certo senso, la storia della Chiesa ricominci con lui, con la sua personale esperienza di Cristo. Più esattamente egli oscilla fra la domanda di una riforma della Chiesa e la pretesa della formazione di una nuova Chiesa. Originariamente egli chiede, insieme con molti altri, la convocazione di un Concilio per la riforma della Chiesa Cattolica. Solo progressivamente egli si adatta alla idea di una separazione delle Chiese, di una rottura della unità del corpo di Cristo che è la Chiesa. L'orrore davanti al sacrilegio della divisione è tale (sia da parte protestante che da parte cattolica) che cercano di superarlo demonizzando l'avversario per rigettare sull'avversario l'intera colpa dello scisma.Lutero è dunque un cristiano che oppone alla autorità della Chiesa quella della coscienza in cui l'uomo si incontra con Dio. Il tutto si condensa in modo magnifico nella frase famosa che gli viene attribuita davanti alla Dieta di Worms: hier stehe ich und kann nicht anders (su questo sto fermo e non posso fare altrimenti). Questo è il Lutero che onorano le Chiese riformate e che alcuni considerano il fondatore del mondo moderno.  È questo tutto Lutero? No, c'è dell'altro.  I contadini tirano conseguenze radicali dal principio del "libero esame" stabilito da Lutero. A loro in coscienza Dio dice che non è giusto che i nobili ed i mercanti vivano confortevolmente ed i contadini invece debbano patire il freddo e la fame. Ogni cosa deve essere comune e chi non accetta questo principio è un nemico di Dio. Qualche tempo dopo, in Inghilterra, gruppi egualitari all'interno della rivoluzione inglese, coniarono lo slogan: when Adam delved (quando Adamo arava) and Eve span (Ed Eva filava) where was then the gentleman? (Dove era allora il proprietario?).Qui Lutero è posto davanti a un dilemma drammatico: Dio parla nella coscienza di Lutero. Parla anche nella coscienza dei contadini in rivolta? La risposta di Lutero sarà durissima e senza sfumature, come era del resto nel carattere dell'uomo. Nell'ordine temporale Dio ha affidato il potere ai principi, che devono farne uso per reprimere senza misericordia la ribellione dei miserabili e costringerli con il ferro e con il fuoco ad occupare il posto loro assegnato nell'ordine sociale. La coscienza ha il suo campo proprio nella interiorità. L'azione esterna, l'azione sociale, è sottomessa interamente al comando dello stato. Allo stato verrà poi affidata anche la organizzazione ecclesiastica. La coscienza che si emancipa dalla gerarchia ecclesiastica viene consegnata ai principi. Per quello che riguarda la sfera esterna dell'azione l'obbligo fondamentale della coscienza è l'obbedienza allo stato, mentre la religione si ritira nella interiorità.  Inizia qui a formarsi un aspetto fondamentale del carattere tedesco: la obbedienza al potere dello stato ed il rifiuto di una critica etica alle decisioni del principe. Come sappiamo questo principio alla lunga ha portato a conseguenze funeste per la Germania e per l'Europa. Qui incontriamo un altro lato di Lutero: Lutero il tedesco.  Il Cristo di Lutero parla attraverso la scrittura e nella interiorità della coscienza. Non parla attraverso una legge naturale accessibile alla ragione di tutti gli uomini. Ciò che decide della salvezza è solo la scelta arbitraria di Dio e della scelta di Dio rende testimonianza la profondità della propria convinzione soggettiva: pecca fortiter sed crede fortius (non avere paura di peccare gravemente ma credi con una forza ancora più grande). Cade l'idea di una morale oggettiva che contenga e limiti la volontà di affermare se stessi e la volontà di potenza degli Stati. Viene così a mancare anche un criterio morale per distinguere i messaggi che vengono (possono venire) da Dio e quelli che da Dio non possono venire perché contraddicono la legge morale oggettiva. La conseguenza ultima può essere il divorzio fra religione e moralità ed una etica della situazione in cui tutto può essere considerato come lecito, specialmente ciò che piace al potere sociale dominante.Lutero rifiuta la mediazione ecclesiastica/sacramentale della presenza di Cristo ed afferma il criterio della "sola Scrittura". Ma come leggeremo la Scrittura? Ogni testo si legge in un contesto. La teologia luterana si trova davanti ad una alternativa e deve scegliere fra due possibilità.  La prima è accettare come contesto quello del tempo di Gesù. Cerchiamo di percorrere il tempo a ritroso per diventare uomini e donne dei primi secoli cristiani o addirittura, del tempo dell'esodo del Popolo d'Israele dalla terra d'Egitto. Non è una via molto promettente perché ci esclude dal nostro presente, ci aliena dal tempo in cui viviamo.La seconda possibilità è quella di leggere la Scrittura nel contesto del tempo presente. È la soluzione che, qualche tempo più tardi, sceglieranno Hegel ed i suoi discepoli e poi i protestanti liberali (ad esempio Harnack). Il contenuto originale della Scrittura rischia così di dissolversi nello Spirito del tempo.  Oggi la teologia protestante (non solo luterana) è scissa fra questo due possibilità.I cattolici pensano invece che Dio assicuri lui il contesto per la interpretazione della Scrittura. Lo fa attraverso il sacramento dell'ordine sacerdotale e la successione apostolica. Gli interpreti autentici della Scrittura sono i vescovi assistiti dallo Spirito Santo. La Chiesa è il luogo di questa interpretazione.  Anche l'incontro con Cristo, nella tradizione cattolica, non è un avvenimento psicologico individuale ma un fatto oggettivo. Io incontro una comunità concreta che mostra, pur nella sua miseria, una umanità più vera in cui vive la presenza del Risorto. È questa testimonianza dei santi (non necessariamente quelli che stanno sugli altari, piuttosto persone buone ed umanamente vere che mi hanno testimoniato la fede) quella che rende ragionevole il credere.Si sentono oggi voci che ripetono gli anatemi di molti secoli fa. Altre voci apologetiche parlano come se la riforma fosse stata un assoluto successo, portatore di valori dei quali solo in ritardo i cattolici poi si sono resi conto.  Noi abbiamo cercato di seguire un altro cammino, seguendo il percorso indicato da papa Francesco. Lutero non voleva fondare una sua Chiesa. Voleva riformare l'unica Chiesa di Gesù Cristo. Non credo sarebbe contento dell'esito della sua opera. Nel frattempo la Chiesa Cattolica, che al tempo di Lutero sembrava perduta, ha fatto quel Concilio che Lutero chiedeva ma anche essa non può essere interamente soddisfatta del risultato. Solo nella unità pienamente ricostituita dell'unica Chiesa può essere accolto e garantito il meglio del messaggio di Lutero ed i suoi aspetti caduchi possono essere ricompresi e perdonati.