«L'episodio di Gorino fa schifo. Mi vergogno, penso che in un paese civile certe cose non debbano succedere». Don Vitaliano Della Sala, il prete no global amico di don Andrea Gallo, come è nel suo stile non le manda a dire. Quando arrivavano in Italia i gommoni con gli albanesi lui li accoglieva e li ospitava nella canonica della sua parrocchia. Erano gli anni 90, don Vitaliano per le sue idee di sinistra era stato "esiliato" in un paesino di montagna, Sant'Angelo a Scala, a ridosso di Montevergine, il santuario che la tradizione popolare ha eletto a simbolo dell'accoglienza per i "femminielli". E quel Natale del 1990 invece del tradizionale presepe, allestì la natività in un gommone, situazione che ha riprodotto anche l'anno scorso. La sua parrocchia divenne in breve tempo un esempio di integrazione. Alcune famiglie che erano riuscite ad attraversare l'Adriatico furono ospitate in canonica e partì una raccolta di abiti, cibo e giocattoli per i bambini. Fu trovato loro un lavoro e grazie ai bambini le classi delle elementari non furono chiuse. «Sono ancora in Irpinia e perfettamente integrati», dice con soddisfazione a Il Dubbio Don Vitaliano che oggi guida la parrocchia di Capocastello, il borgo medievale di Mercogliano, poco sopra Avellino.Don Vitaliano, tornando alla rivolta degli abitanti di Gorino, è corretto parlare di razzismo.Questi episodi purtroppo sono il frutto di anni propaganda di alcuni movimenti politici che hanno trovato terreno fertile. Purtroppo dobbiamo ammettere di non essere riusciti a far capire alle persone che siamo un'unica famiglia, che non esiste il diverso. Non abbiamo fatto crescere culturalmente le persone. Senza informazione il sentimento di malcoltento e di paura nei confronti degli altri, invece di regredire, è aumentato. Se a questo ci aggiungiamo le speculazioni politiche il risultato è la protesta degli abitanti del delta del Po. Ma se le persone si possono giustificare l'atteggiamento dei politici che soffiano sul fuoco è assolutamente da condannare.Lei sul suo blog più di un mese fa ha scritto: "Povero papa Francesco! All'Angelus del 6 settembre ha dovuto rivolgere un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa affinché esprimano la concretezza del Vangelo e accolgano una famiglia di profughi. Finalmente, avranno detto in molti. Purtroppo, dico io". Un giudizio molto duro.Se il Papa è costretto a fare un appello ai cattolici, vuol dire che siamo messi male. Quell'appello è il sintomo di una Chiesa che fa poca accoglienza, delegandola solo a qualcuno, solitamente a quei preti sfigati che vengono tollerati dalla gerarchia e dai cattolici che contano, e che non faranno mai carriera. Eppure l'ospitalità allo straniero dovrebbe essere nel dna del cristiano; un'ospitalità gratuita e non un'occasione di affari.Il Papa ha parlato anche di ipocrisia.Sono d'accordo. Bergoglio, pur usando toni tranquilli, ha lanciato un allarme serio. Anche nell'enciclica "Laudato si'" ha toccato i temi dell'immigrazione e parlando dei mutamenti climatici dà un avvertimento chiaro: rischiamo di dover gestire oltre ai flussi migratori di persone che sfuggono dalle guerre, anche quelli di chi sarà costretto a fuggire da zone del pianeta invibili a causa del clima. Purtroppo sull'accoglienza, come su altri argomenti scomodi che il Papa affronta, ho il sospetto che ci sia una chiusura mentale di alcuni settori della Chiesa, i quali mal digeriscono queste aperture di Francesco e per questioni di Curia sperano che i suoi inviti non vengano accolti.Come giudica, invece, l'atteggiamento del governo e del ministro Alfano?In questi momenti vengono fuori quelli che vogliono risolvere i problemi. Politicamente sono molto lontano dalle posizioni di Alfano, ma bisogna dargli atto del suo impegno. Va sottolineato positivamente anche l'atteggiamento del governo nei confronti dell'Europa. I migranti che arrivano dichiarano di voler venire in Europa, l'Italia è solo il primo approdo.A distanza di anni nota qualche differenza nell'atteggiamento anche dei suoi parrocchiani?Purtroppo sì. Siamo stati migranti, abbiamo sempre accolto. Noto preoccupazione e diffidenza. Non è tanto il problema dell'accoglienza, quanto quello delle prospettive. Il non sapere come saranno gestiti i migranti che arrivano, come si organizzerà la fase successiva crea inquietudine.Lei cosa sta facendo per i migranti?Li accolgo. Ho compiuto dei gesti di disobbedienza civile. Ho aiutato, sia economicamente sia a risolvere delle pratiche burocratiche, tre profughi siriani che sono riusciti a ricongiungersi ai loro familiari in Svezia. Li ho sentiti qualche giorno fa e stanno già lavorando. Ho dato una mano a 15 eritrei, ospiti di un centro d'accoglienza, per raggiungere i loro connazionali a Roma. L'anno scorso due richiedenti asili giocavano nella squadra locale di calcio e, grazie a questo, abitavano in paese. In questi giorni un profugo del Sud Sudan è ospitato da una famiglia, aiutata dalla parrocchia. A messa vengono molti migranti. In zona ce ne sono circa 150 e in tutta l'Irpinia sono più di mille. Finora non c'è mai stato alcun episodio di intolleranza. Per fortuna.