Rammentate il monolito ammonitore che appare alle scimmie nel capolavoro di Kubrick? Un parallelepipedo di metallo nero che nella sua essenzialità da scultura "minimal" sembra rappresentare una minaccia senza appello. Bene, nel caso della giunta romana presieduta dalla sindaca del M5S Virginia Raggi in luogo di quel solido perturbante sembra invece essersi manifestato un frigorifero. 10 100 1000 frigoriferi gettati ai margini delle strade, in barba, sembra, a ogni decoro.Il frigorifero in disuso, insomma, a Roma sembra incarnare il segno ammonitore che potrebbe preludere alla congiura finale contro i virtuosi 5 stelle capitolini. Quel frigo infatti figura in evidenza nelle parole di Virginia Raggi, nel suo biancore opaco brilla comunque come segno di una prossima Caduta, un po' come la foresta di Birnam nel Macbeth, la foresta che si muove.«Noi ora ci troviamo a smuovere una montagna, ma lo faremo, non è un problema. Certo ci vuole un po' di tempo. Poi devo dire che non ho mai visto tanti rifiuti pesanti, divani, frigoriferi abbandonati per strada. Non so se vengono fatti dei traslochi, se tanta gente sta rinnovando casa, ma è strano», così Raggi, pronta a insinuare il dubbio che si tratti davvero di complotto. Per fedeltà allo spirito esoterico da sempre caro ai grillini lo chiameremo il Complotto dei Frigoriferi, dove le maiuscole sono d'obbligo, come già nel Giornale dei Misteri che sembra avere avuto un ruolo di primo piano nella formazione dell'ispiratore del movimento, il compianto Gianroberto Casaleggio. Quanto a stabilire chi possa celarsi dietro il misfatto dei frigo, la narrazione pentastellata, acclarato lo spirito affabulatorio degno di Philip Dick, non farà affatto mancare nuovi dettagli.Nel frattempo, a scanso di una lettura semplicistica, come dire troppo rionale, la sindaca, rispondendo a Mario Calabresi che insinua una distrazione pregressa nell'individuare il frigo abbandonato, puntualizza: «No, eh no. È un po' strano, ci sono frigoriferi che invece di essere portati all'isola ecologica vengono buttati vicino ai cassonetti e non è mica un lavoro semplice portarli lì, non so neanche come facciano. Però il frigorifero è già tutto sfondato e graffitato. Mi sembra strano».Negli ultimi decenni, prima che a elevarlo al rango di simbolo massimo giungesse la Raggi, aveva provveduto Crozza a mettere il frigo al centro di un riflessione pastorale, anche in quel caso romana, vestendo i panni di un Bergoglio nei panni del facchino, o forse del penitente, comunque del pontefice pronto a sobbarcarsi il peso di ciò che nell'immaginario moderno, anzi, secolarizzato grava più di una croce chiodata: proprio il frigorifero. Bergoglio, dunque, come impiegato di una ditta per antonomasia situata nell'antico Ghetto ebraico, verso il quale i romani volgevano lo sguardo quando c'è da sostituire il vecchio Indesit o lo Zoppas. Crozza, pronto a incollarsi sulla schiena il frigo per dare inizio a una via crucis che avrà termine in fondo alla via Salaria, al civico 1321, sorta di propaggine estrema cittadina, fra l'Aeroporto dell'Urbe e gli uffici della Motorizzazione civile?Così finché non è arrivata Virginia Raggi a strappare a Crozza il primato dell'oggetto, il monolito.Che tristezza però scoprire che la realtà talvolta fa dispetto alla fantasia, ai microchip, ai rettiliani nascosti dentro i cestelli del ghiaccio. L'azienda dei rifiuti del Comune di Roma lo scorso 17 giugno corrente anno, infatti così stroncava ogni possibile volo: «Ama comunica che la gara ad evidenza pubblica per l'affidamento del servizio di ritiro a domicilio dei rifiuti ingombranti "RiciclaCasa" non è andata a buon fine, in quanto la commissione valutatrice ha riscontrato l'inidoneità della documentazione presentata nelle due offerte ricevute».Amici, mi direte: ci rifaremo a Torino con l'Appendino. Come no, ne riparleremo quando la mostra di Manet giungerà sotto la Mole. Al momento però non sembra essercene traccia. Ah, se ci fosse ancora vivo Arman, l'artista delle accumulazioni, gli si sarebbe potuto chiedere di assemblare i frigoriferi abbandonati lungo tra Casilina e Tuscolana, così da farne una grande esposizione come già avvenne con i falsi Cartier.