Il giudizio è unanime e senza appello. Una sonora bocciatura, da parte degli avvocati, della posizione di Autonomia & Indipendenza sulla possibilità che l'ordine forense possa avere diritto di voti nei Consigli giudiziari. In un comunicato infatti la corrente che fa riferimento al presidente dell'Anm Piercamillo Davigo ha prefigurato il rischio di un "condizionamento anche soltanto potenziale". Se gli avvocati possono esprimere un voto sull'efficienza di un magistrato, quest'ultimo "vedrebbe condizionata la propria carriera anche dal parere dei rappresentanti di quelle parti a cui quotidianamente distribuisce torto e ragione". Nella nota di Autonomia & indipendenza si fa riferimento ai «piccoli Tribunali, a realtà locali con forte infiltrazione criminale, a pur possibili patologie di rapporti anche diretti tra difensori in importanti procedimenti e gli avvocati presenti nei Consigli giudiziari».Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione Camere penali, denuncia «la netta chiusura nei confronti di una visione democratica della giustizia da parte di alcune correnti della magistratura. L'idea che ogni valutazione di efficienza e di capacità dei magistrati debba essere un affare esclusivo denota una posizione autoreferenziale, paternalistica e obsoleta. Arrivare addirittura a ipotizzare che ci possano essere condizionamenti esterni è offensivo e spero che non sia condiviso da tutti i magistrati. Purtroppo sull'argomento, finora, non c'è stata una presa di distanza da parte dell'Anm, né delle altre correnti della magistratura. L'arroganza di pensare che la politica debba accettare e accogliere soltanto i desiderata della magistratura è senza dubbio da respingere».Ancora più duro il giudizio di Laura Jannotta, presidente delle Camere civili italiane: «Sono davvero perplessa ed esterefatta per le esternazioni che ho letto. Penso che con questo attacco all'avvocatura si sia oltrepassato ogni limite. Non possiamo accettare simili giudizi offensivi».L'atteggiamento di Autonomia & Indipendenza, secondo Patrizia Corona, presidente dell'Unione Triveneta dei Consigli degli Ordini, è «di una gravità assoluta. Fuori da ogni logica. Volendo applicare fino in fondo questo ragionamento bisognerebbe allora riconsiderare anche la posizione dei pubblici ministeri all'interno dei Consigli giudiziari. Nel processo anche i pm, infatti, sono parte al pari degli avvocati: quindi potrebbero essere influenzati nella valutazione dei magistrati giudicanti».Carlo Panzuti, presidente dell'Unione delle Curie pugliesi, parla di «pregiudizio grave da parte di alcune correnti della magistratura. Ci può essere il timore di cambiare, l'apertura a una maggiore 'ingerenza' può generare dei dubbi. Io ribalto la questione e ritengo che, essendo interessate più categorie, si possono ottenere degli indubbi benefici per la giustizia. Anche perché, vista la delicatezza dell'incarico, è chiaro che l'individuazione degli avvocati per i Consigli giudiziari avviene tenendo presente le qualità, l'equilibrio, la formazione e la loro storia all'interno delle istituzioni. Mi sento di escludere che ci possano essere rischi di situazioni patologiche legate alla criminalità: gli avvocati, così come i magistrati sono persone qualificate».Sui rapporti tra magistratura e avvocatura il presidente dei civilisti Jannotta fa un'analisi molto chiara: «Finora la relazione tra le due componenti del sistema giustizia è stata sempre caratterizzata dalla reciproca stima e dal rispetto dei ruoli. La conflittualità con l'Anm, da quando è presidente Davigo, nuoce prima di tutto alla giustizia. Questa chiusura alla proposta del ministro Orlando, è incomprensibile. La presenza degli avvocati nei Consigli giudiziari è minima e tale rimarrebbe, ma questa intransigenza denota una insofferenza a qualsiasi valutazione da parte degli avvocati».Ma sul tavolo ci sono anche altre questioni: su tutte quella della riforma del processo penale. E su questo il presidente dell'Unione delle Camere penali Migliucci è molto chiaro: «Secondo l'Anm ogni possibile riforma del processo penale deve avere la necessaria e ineludibile approvazione della magistratura. In materia di prescrizione si spinge sulla necessità di riforme autoritarie e contrarie al Giusto Processo, già ritenute incongrue e dannose in sede di Commissione Giustizia del Senato. Su questo argomento l'Anm tiene tuttora in scacco il governo e il Parlamento e mette in pericolo gli equilibri politici e istituzionali del Paese. La pietra dello scandalo e il motivo scatenante della rivolta alla approvazione del ddl governativo sta, tuttavia, in quella norma, l'articolo 18, che impone ai magistrati il rispetto di termini precisi per il promuovimento dell'azione penale all'esito delle indagini preliminari. Una norma di civiltà e di buon senso, che va nella direzione di realizzare il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, che viene vista dalla magistratura come una insopportabile ingerenza.Per Anm il processo è evidentemente il luogo ove la magistratura può esercitare un potere illimitato e dove un pubblico ministero insofferente a ogni regola decide in totale arbitrio, e come fosse affar suo, quali processi fare e quanto debbano durare. Agitando il feticcio dell'obbligatorietà dell'azione penale quando fa comodo. Il pm diventa il dominus incontrastato delle scelte e della vita delle persone, che possono stare sotto processo per il tempo desiderato da chi accusa, in netto contrasto con il modello liberale previsto dal rito accusatorio.Noi avvocati auspichiamo sempre il confronto con la magistratura che c'è sempre stato fino all'elezione del dottor Davigo. Lo abbiamo invitato all'ultimo congresso delle Camere penali, ma non è venuto perché aveva altri impegni. Riteniamo che un confronto serio possa dare un contributo alla giustizia e alla libertà, senza però le posizioni di autoreferenzialità e autoritarismo, come quelle espresse in varie occasioni da una parte della magistratura. Non dimentichiamo che il dottor Davigo, appena eletto presidente dell'Anm, dichiarò che i politici erano corrotti e rubavano più di prima. Auspichiamo che la politica reagisca e operi libera da condizionamenti di chicchessia».