I giornali non capiscono più. Un giorno Renzi "rilancia" o "apre" sul Ponte di Messina. Quello successivo inizia a compilare lunghissimi elenchi di cose da far prima del Ponte alimentando il sospetto che solo generazioni future, parecchio lontane da noi, se ne potranno occupare. Una volta dice: perché no? L'altra avverte severo: non è certo una priorità! Un delirio e una doccia fredda. Battono le mani i costruttori. S'infuriano e lo denunciano i grillini. Ma come stanno veramente le cose?Intanto, state sereni. Il ponte dello Stretto non si farà anche se ne ha parlato Matteo Renzi raccogliendo il fulmineo consenso del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e l'irriducibile opposizione di Renato Accorinti, sindaco di Messina. Non esiste ancora la certezza scientifica che si possa fare, né la convinzione che convenga farlo o che sia possibile reggere i costi della normale manutenzione. Insomma, il Ponte potrebbe rivelarsi una bufala. Nei giorni scorsi un professore del Politecnico ha fatto sapere, meravigliando tutti, che i suoi calcoli lo consentirebbero. Sono giusti, sbagliati, interessati? Chissà! Ma chiudiamo sul punto: il progetto esecutivo, l'unico che dimostra la possibilità del Ponte, non è stato mai presentato, né si sa se esiste.Nelle due città che il Ponte dovrebbe collegare anche le pietre sanno che le proposte per costruirlo, qui ed ora e per chissà quanto, sono chiacchiere che servono solo a quelli che si oppongono con fierezza o che lo rivendicano con ostinazione. Sostenere o opporsi al Ponte da queste parti è diventato un mestiere. Come l'antimafia (copyright, Nicola Gratteri). I patiti dei due fronti sono in decrescita. La credibilità della cosa s'è afflosciata. Gli sponsor locali sono interessati (non agli appalti) ma a un po' di visibilità nei confronti di chi guarda al Ponte come a una tragedia o alla resurrezione. Mica è un caso che l'attuale sindaco di Messina abbia vinto le elezioni sgominando centro destra e centro sinistra da solo con la civica "No Ponte".Ma in Italia basta dire Ponte per scatenare dalle Alpi a Lampedusa fantasie cariche d'emozione che fanno impennare perfino le ormai debilitate tirature della carta stampata. Oltre ai media, si tuffa la politica immaginando, secondo una teoria mai riscontrata, bottini elettorali sterminati. Nella trappola sono caduti quasi tutti i presidenti del Consiglio dalla fine degli anni Cinquanta. Poi il Governo Monti ha stoppato il meccanismo e ha chiuso la Società dello Stretto (che nella sua esistenza ha ingoiato centinaia di milioni di euro) lasciandoci in eredità un contestato contratto, al centro di un contenzioso giuridico, secondo cui la mancata costruzione del Ponte darebbe diritto al gruppo Salini-Impregilo vincitore dell'appalto a un rimborso-penale astronomico.Renzi proprio alla kermesse per i 110 anni di vita del gruppo ha messo le mani avanti, lanciando quella che lui stesso ha definito una sfida: «Io vi sfido. Noi (il Governo, ndr) siamo pronti: abbiamo dimostrato che poche cose ci fanno paura. Se siete in condizioni di portare le carte e di sbloccare quello che è fermo da 10 anni noi siamo pronti, noi ci siamo». Salini-Impregilo sarà in grado di presentare carte che garantiscono la costruzione del Ponte sospeso tanto lungo che mai nessuno al mondo ha osato progettare e costruire? Il gruppo dice di sì. A Renzi avrebbero detto che no. I dubbi ci sono. Si vedrà. La sfida ha in palio il possibile risparmio di parecchie centinaia di milioni: carte non pronte ridurrebbero la penale da una montagna di 800 Mln a meno di 50.L'interpretazione dei media è però stata diversa anche perché Renzi sul punto c'ha marciato e tra una furbizia e l'altra è arrivato a ipotizzare l'astronomica e improbabile cifra di 100mila posti di lavoro grazie al Ponte. In difficoltà sul referendum, questo ha capito tutta l'Italia, Renzi rilancia il Ponte per catturare pezzi di centro destra. Dal Governo, a giudicare da quel che sta succedendo, si sono preoccupati. Probabilmente non per il messaggio ma perché le parole potrebbero pesare sul contenzioso aperto con Salini-Impregilo. Nessuna smentita, ma Renzi stesso, poi la Serracchiani e in modo sempre più marcato Delrio, una dichiarazione via l'altra hanno cominciato a ripetere che il Ponte "non è una priorità". Delrio ha anche scritto uno sterminato articolo sull'Unità martedì scorso per spiegare che il Ponte "è parte di un progetto". A leggerlo, il progetto del Governo che cura Delrio, si capisce che si metterà mano al Ponte quando sarà realizzato un altro Mezzogiorno: infrastrutturato, ad alta velocità, moderno, col territorio non più sfasciume pendulop. Insomma, nessun pregiudizio ideologico contro il Ponte, ma i tempi sono storici. Mentre quelli del contenzioso con Salini-Impregilo sono dietro l'angolo.