L'articolo 31 della Costituzione "protegge" la maternità. E per realizzare questo principio costituzionale sono state fatte delle leggi che assicurano i diritti delle donne lavoratrici. Non di tutte però. Ci sono alcune categorie di lavoratrici che sono escluse. Per esempio le lavoratrici precarie. Ma anche le avvocate. Sono passati 68 anni abbondanti dalla proclamazione della Costituzione.Eppure una donna avvocata che decidesse di diventare madre, si troverebbe di fronte a una grande difficoltà professionale: la legge non prevede che la gravidanza e la maternità costituiscano un legittimo impedimento che permetta - a certe condizioni - il rinvio di una udienza. E di conseguenza la donna avvocata che non fosse in grado di presentarsi in aula, non avrebbe alcuna giustificazione. E i suoi clienti sarebbero pesantemente danneggiati.Vi sembra una cosa ragionevole? Ed è ragionevole che in un processo nel quale accusa e difesa devono trovarsi sullo stesso piano, la Pm, se è incinta, può chiedere il rinvio del processo, e l'avvocata no? E non vi pare che finché le cose resteranno così, le donne avvocate, specie se giovani, saranno sempre svantaggiate rispetto ai loro colleghi maschi, perché "considerate a rischio" dai clienti?Per 68 anni a tutti è sembrata cosa normalissima che le donne avvocate fossero considerate "fuori" dai diritti previste dalla Costituzioni e dalle legge. "Vuoi fare contemporaneamente la madre e l'avvocata? Arrangiati! ".Riferiamo in un'altra pagina del giornale dell'iniziativa presa dall'avvocatura per ottenere una legge che modifichi questo stato di cose. Proprio ieri il Presidente del Consiglio nazionale Forense, Andrea Mascherin, ha scritto al ministro Orlando e gli ha inviato un'ipotesi di nuova normativa che sancisca questo principio sacrosanto e riconosca alle avvocate il legittimo impedimento. Il che non significa che basta essere incinta per ottenere il rinvio di un processo, civile o penale. Esistono già una serie di norme che regolano il legittimo impedimento e lo limitano. E siccome - vista l'estenuante polemica di giornali e Pm contro la prescrizione - molti penseranno che la richiesta del diritto alla maternità sia solo una nuova azzeccagarbugliata per ottenere la prescrizione, precisiamo subito che non è così: il legittimo impedimento prevede l'interruzione della prescrizione.Leggendo la lettera che Mascherin ha scritto al ministro, per sollecitare un intervento del governo su questa materia, mi è venuta in mente la battaglia clamorosa che i magistrati stanno combattendo contro la riduzione del loro periodo di ferie. Ancora domenica pomeriggio, in Tv, il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo ha rivendicato questa battaglia come battaglia di principio. Così come ha rivendicato l'idealità che c'è dietro la battaglia contro l'anticipo del pensionamento dei magistrati (da 75 a 70 anni). Davigo sostiene che con questi due provvedimenti - che ledono i diritti dei magistrati - il governo ha minato l'autorevolezza dei magistrati, e in questo modo ha danneggiato il sistema-giustizia.La confusione tra diritti e privilegi è l'anima della cattiva politica. I diritti riguardano tutti, tutti i singoli e la collettività. I privilegi riguardano solo alcuni. Non necessariamente i privilegi sono un male. Ci sono alcuni privilegi che sono necessari, altri sono innocui. I privilegi sono negativi - o addirittura intollerabili - solo quando confliggono coi diritti degli altri. Le ferie molto lunghe, o la pensione molto ritardata, probabilmente, sono privilegi che confliggono coi diritti dei cittadini. Lo stipendio molto alto o l'inamovibilità e l'indipendenza, viceversa, possono essere considerati privilegi innocui (il primo) o necessari (il secondo). Nel caso delle avvocate invece stiamo parlando di diritti e basta. Il diritto a sospendere il processo se il rapporto di fiducia tra avvocato e imputato è così forte da non permettere la sostituzione, è un diritto assoluto, non solo dell'avvocata ma degli imputati. Ignorarlo è una ferita molto grande allo stato di diritto. E' un piccolo segno di barbarie.