«In fondo gli emendamenti sui quali avevamo espresso perplessità sono stati ritirati. Timori che la riforma del processo inciampi in Aula non ce ne dovrebbero essere. Neppure noi sappiamo bene perché circola tanta preoccupazione». A parlare è un senatore di Area popolare che sta per chiudersi nell'ennesima riunione convocata dal suo gruppo sul ddl penale. Un conclave che spinge addirittura la capigruppo a stoppare in pieno pomeriggio l'esame del provvedimento. Come se nell'ansia dei parlamentari centristi si riflettesse in realtà quella di tutta la maggioranza. Così la giornata che avrebbe dovuto vedere finalmente l'esame dei primi articoli della riforma trascorre ancora una volta invano. Aspettando Godot, verrebbe da dire: la fiducia appunto. Che il Consiglio dei ministri riconsidera in tarda serata, dopo averla già esclusa nella riunione di lunedì scorso.Al momento di mandare in stampa il giornale Palazzo Chigi non ha ancora deciso. Si sa che a Renzi la blindatura del disegno di legge non piace: si offrirebbe un formidabile argomento di propaganda ai grillini, nel pieno della campagna referendaria. «Su prescrizione e carcere volete difendere i corrotti», direbbero, come Mario Giarrusso per esempio fa già da giorni. Ma appunto tutti questi rischi non si vedono, nonostante siano già prevedibili fin da ora un paio di centinaia di voti segreti. «La maggioranza è compatta», assicurano i più ottimisti. Certo il ministro della Giustizia Andrea Orlando preferirebbe avere il via libera per porre la fiducia, se necessario, su singole parti della riforma, prescrizione in primis. E lui stesso in un convegno al carcere di Piano lamenta la «banalizzazione di norme che incideranno molto sull'esecuzione della pena». Si sa, uno dei principali crucci del guardasigilli è che eventuali svarioni dell'Aula del Senato sul provvedimento impongano ulteriori correttivi alla Camera e il congelamento della delega, inserita nel testo, sulla riforma del carcere. Ma tutto pare condizionato dall'ansia dell'ultimo chilometro. Che scatena anche all'esterno un'incredibile, polifonica tempesta di proclami allarmati. L'Ugl giustizia si mette in stato di agitazione per la carenza di cancellieri. La stessa emergenza, non nuovissima, induce Piercamillo Davigo a convocare per sabato un comitato direttivo centrale dell'Anm aperto ai capi degli uffici giudiziari di tutta Italia. Una fibrillazione trasversale. Che solo Raffaele Cantone stempera un po', notando come l'autoriforma del Csm vada «nella giusta direzione». Ma tutti gli altri, aspettando la fiducia-Godot, sono paralizzati.