Se lo scopo del nuovo regolamento del Consiglio superiore della magistratura, approvato ieri mattina alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, è quello di "limitare" il potere delle correnti, solo il tempo potrà dirci se l'obiettivo sarà stato raggiunto.Il ruolo del Csm «è difficile, spesso poco compreso, ma quella che voi ricoprite è una funzione fondamentale della nostra democrazia», ha dichiarato il presidente della Repubblica. «Il regolamento è uno strumento funzionale allo svolgimento dei compiti del Consiglio, e i compiti del governo autonomo della magistratura -ha proseguito il Capo dello Stato- sono impegnativi, richiedono lucidità nella scelta degli obiettivi, assiduità, determinazione nel lavoro quotidiano».Che al Csm si applicasse, talvolta, una sorta di manuale Cencelli togato lo ha confermato il vicepresidente Giovanni Legnini: «Non penso che la riforma del regolamento possa far sparire le correnti. Da oggi hanno, però, a disposizione gli strumenti per dare il meglio della loro cultura, del loro apporto, abbandonando il peggio delle pratiche correntizie». Parole nette che certificano come una deriva simili-partitocratica abbia in passato raggiunto soglie preoccupanti. Nelle nomine dei dirigenti, il criterio seguito al Csm, disse qualche mese addietro il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo, spesso era quello del «quel posto a me, quello a te e quell'altro anche a lui». Con questo regolamento, approvato con 18 voti a favore e 7 astensioni, si è invece cercato di favorire la trasparenza, la collegialità e l'efficienza. Il nuovo testo si compone di 90 articoli comprensivi delle disposizioni transitorie e finali. L'entrata in vigore è prevista fra due anni.C'è voluto, prima di giungere alla votazione finale, un anno di lavoro, con oltre 66 sedute in commissione e sette sedute in Plenum per la discussione dei singoli articoli e dei quasi 100 emendamenti presentati. I relatori sono stati il presidente della seconda Commissione, il laico Renato Balduzzi e il togato Ercole Aprile. «Da quarant'anni ogni consiliatura ha cercato di realizzare questo lavoro - ha spiegato Balduzzi - ma per un motivo o per un altro ci si fermava. Arrivare ad avere una maggioranza così ampia sembrava impensabile». A sua volta Aprile nota che «quando siamo arrivati abbiamo trovato un armadio pieno di pratiche, di proposte di singole modifiche normative del regolamento presentate nelle precedenti consiliature. Noi abbiamo scelto invece una strada diversa, riscrivere integralmente il regolamento».Fra le principali novità le "nomine a pacchetto", ovvero quelle che interessano più magistrati da assegnare allo stesso ufficio, che non si voteranno più in blocco unico, ma con votazione separata per ciascun nominativo. Inoltre saranno ammesse proposte alternative presentate in Plenum che verranno ammesse direttamente al voto con il sistema del ballottaggio. Altra novità introdotta è quella che riguarda la pubblicità dei lavori delle commissioni, in particolare quella competente sugli incarichi direttivi, attualmente a "porte chiuse".La scelta del ballottaggio non è piaciuta ai togati di Mi, di A&I e ai laici di centrodestra che si sono astenuti. C'è il pericolo, ha dichiarato il togato Claudio Galoppi, «di un ballottaggio senza fine, con i rischi di una paralisi dell'attività deliberativa ma, soprattutto, di favorire il formarsi di accordi e maggioranze trasversali non trasparenti e indipendenti dal merito comparativo». «È stata -ha sottolineato il laico Antonio Leone- un'occasione persa: il regolamento approvato è ancora più farraginoso rispetto a quello esistente. Le intenzioni erano quelle di dare certezza e trasparenza ma di tutto questo non c'è ombra».