Ho ascoltato il dibattito in Senato sulla riforma penale. Ho letto i giornali, i commenti, i titoli a effetto. Ho avuto la sensazione nettissima che della giustizia, del suo funzionamento, e dei principi essenziali della democrazia, non freghi un bel nulla a nessuno. (O almeno, a quasi nessuno...). La partita che si gioca intorno a questa riforma è la grande partita della demagogia.Cos'è la demagogia? Più o meno è la trasformazione delle idee in "merce da bancarella".La differenza tra demagogia e politica è questa: in politica si difendono le proprie idee, si difendono alcuni principi considerati non negoziabili, ed eventualmente si difendono gli interessi di gruppi sociali (o persino, talvolta di lobby) dei quali si ritiene di avere la rappresentanza. In demagogia si sottomette tutto ciò a un solo e sacro valore: la ricerca del consenso. Non del consenso verso una propia ide: del consenso e basta.Ho ascoltato, per esempio, con grande attenzione, l'intervento di Giuseppe Lumia. Il quale è un senatore, è persona colta e preparata, ha ricoperto qualche anno fa l'incarico prestigiosissimo di presidente della commissione parlamentare antimafia. Lumia ha difeso a spada tratta la riforma, e questo va benissimo, nel senso che ciascuno ha le proprie idee, che tutte le idee sono legittime ed è giusto rivendicarle. Mi hanno colpito però gli argomenti con i quali si è espresso, le parole che ha adoperato, e la foga del suo intervento.Ad esempio Lumia si è vantato della determinazione con la quale la maggioranza ha impedito che dalla nostra legislazione fosse eliminato (ha usato il termine "scansato", se non ricordo male), il cosiddetto "doppio binario" della giustizia. Lumia si riferiva naturalmente alla legislazione antimafia e la rivendicava usando esattamente la terminologia che in genere viene usata per contestarla. "Doppio binario" della giustizia vuol dire una e una sola cosa: la violazione di un principio costituzionale fondamentale, e la demolizione dei principi essenziali del diritto. (L'articolo della Costituzione in questione è l'articolo 3, che al primo comma recita così: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».Rivendicare la "doppiezza" della legge e della procedura penale - l'efficacia e la positività della doppiezza - vuol dire proclamare la necessità di violare questa norma della Costituzione.Lumia ha parlato molto di questo argomento. Usando la retorica politica tradizionale anche per rassicurare sul mantenimento del famoso 41 bis (e cioè del carcere duro per persone condannate o anche solo sospettate di appartenere alla mafia o a organizzazioni terroristiche), articolo dell'ordinamento carcerario fortemente contestato da quasi tutte le organizzazioni di difesa dei diritti umani.Perché lo ha fatto? Per contenere l'attacco giustizialista alla riforma che viene da molti settori del parlamento. Così come altre senatrici e senatori di maggioranza hanno difeso l'aumento delle pene per i reati di furto e di scippo citando espressamente la richiesta di severità che viene dall'opinione pubblica, e in questo modo, senza neppure un po' di ipocrisia, dichiarando la subalternità del Parlamento e della politica alle pressioni della stampa e dei mass media. Ho ascoltato un esponente del partito democratico motivare l'aumento delle pene leggendo le statistiche sull'aumento del numero dei reati commessi. Ha detto che siccome i furti in appartamento dal 2007 a oggi sono quasi raddoppiati, il Senato ha deciso di raddoppiare anche le pene. Argomento giuridicamente grandioso. Diciamo pure che seguendo questa logica sarebbe giusto dimezzare le pene per omicidio, perché il numero dei delitti di sangue è in netta diminuzione. E che se domani scoprissimo che sta diventando insopportabilmente frequente il furto di mele nei supermercati, sarebbe necessario triplicare le pene per i ladri di mele.Naturalmente ciascuno può avere le idee che vuole sulla giustizia e sul funzionamento del sistema penale. Ogni idea è legittima. La più liberale come la più giustizialista. La più garantista come la più forcaiola. Il problema è che in questo dibattito le idee scompaiono: diventano variabili del consenso e della pressione dei mass media e dell'opinione pubblica. Il punto di riferimento non è lo studio del diritto, ma l'on. Gianrusso, o Marco Travaglio e il Fatto Quotidiano, o la Lega Nord e i giornali di destra.Se il dibattito politico viene inquinato in questo mod - e perde la sua autonomia, perde l'indipendenza delle idee - come si può pensare che il Parlamento - nonostante i propositi sicuramente ottimi del ministro Orlando - possa partorire qualcosa di buono?P. S.Ieri Il Fatto Quotidiano dedicava il titolo principale di prima pagina ai morti sul lavoro, con questo titolo: «Morti sul lavoro, prescrizione sicura: garantisce il Pd». E' un titolo che provoca indignazione. Perché le morti sul lavoro sono un aspetto veramente tragico della nostra epoca. E che il Pd offra una facile prescrizione a chi è accusato di avere responsabilità in queste morti, la cosa è molto grave. Quanti anni sono necessari per far scattare la prescrizione per reati colposi relativi alle morti sul lavoro? Diciotto. O i poveri magistrati, in soli 18 anni (cioè appena la metà della propria intera carriera) riescono a concludere un processo per questi reati, oppure l'imputato la fa franca... (Naturalmente, se per caso ci fosse l'accusa di omicidio volontario, la prescrizione non scatterebbe mai).Ecco, per capire meglio cos'è la demagogia: è questo modo qui di fare informazione...