Le elezioni in Mecklemburg-Vorpommern sono state certamente per la Merkel un brutto colpo. La Cdu non ha raggiunto il 20% ed è stata scavalcata dalla nuova destra dell'Afd.Io però aspetterei a darla per spacciata, per tre ragioni.La prima è che in Germania elezioni locali ed elezioni nazionali sono due cose assai differenti ed una cosa è dare un voto di protesta nelle elezioni locali, una cosa affatto diversa è votare con la pancia invece che con la testa nelle elezioni nazionali. Non è raro, nella storia tedesca, perdere le elezioni regionali e vincere quelle nazionali.La seconda è che adesso arrivano molti rifugiati meno di prima e la questione dei rifugiati è quella che più le ha fatto perdere consensi. Ne sono arrivati più di un milione l'anno passato, quest'anno potrebbero essere forse la metà (secondo alcune stime anche meno). Quando la Cancelliera ha detto il suo famoso: "ce la facciamo" ed ha aperto le porte ai siriani in fuga dalla guerra ha contemporaneamente rafforzato le misure per sbarrare la strada a tutti gli altri, ha fatto con Erdogan un accordo che ha chiuso la rotta balcanica e, mentre concedeva una eccezione per un anno, ha rafforzato la regola per il futuro.La terza è che, in questo momento, la Merkel ha un sacco di soldi. Fedele in questo agli insegnamenti del suo mentore Helmut Kohl la signora Merkel ha tenuto strettissimi i cordoni della borsa ed ha fatto sputare ai tedeschi lacrime e sangue per tre anni. Adesso ha un'economia che va benissimo (uno degli slogan della campagna elettorale potrebbe essere: "non vi è mai andata bene come adesso"), ha un avanzo di bilancio impressionante e può permettersi una finanziaria elettorale quale nemmeno Fassina si immagina nei suoi sogni più selvaggi. Può diminuire le tasse o aumentare la spesa sociale o anche fare tutte e due le cose contemporaneamente o inventarsi qualcosa d'altro ancora. Può farlo senza che nessuno la accusi di demagogia: è Draghi che glielo chiede per sostenere la ripresa economica europea che, come è noto, è piuttosto deboluccia. Oggi la Germania ha un surplus di bilancia dei pagamenti valutato all'8,9 % del Pil e Draghi la invita a trasformarlo almeno in parte in un aumento dei consumi interni. Se la Merkel dicesse che, dopo avere tanto lavorato, è venuto il momento di fare festa, nessuno potrebbe biasimarla.Tutto bene, dunque, le elezioni in Mecklemburg-Vorpommern (e quelle prossime di Berlino in cui i sondaggi di opinione sono tutt'altro che rassicuranti) sono solo un incidente di percorso? Non sarei così ottimista. In Mecklemburg-Vorpommern gli immigrati praticamente non ci sono, è difficile che sul voto abbiano pesato così tanto le difficoltà ed il disagi dell'accoglienza. La questione dei migranti fa da detonatore ad un'altra questione, assai più rilevante: è la questione della identità nazionale. Uno slogan di successo è "la Germania deve restare tedesca". Ma cosa vuol dire propriamente essere tedeschi? E c'è una eredità tedesca della quale si possa essere orgogliosi e con la quale ci si possa identificare dopo la catastrofe del nazionalsocialismo? Da Adenauer a Kohl la Democrazia Cristiana tedesca aveva una risposta: bisogna tornare ai valori cristiani della storia tedesca che il nazismo ha tradito e queste comuni radici ci legano agli altri popoli europei. Negli ultimi anni questa risposta si è sbiadita. È passata piuttosto l'idea che non è importante essere tedeschi. È importante essere democratici ed emancipati. Non c'è bisogno di identità comunitarie, la nostra è l'epoca del narcisismo individualista e l'identità ciascuno se la inventa da se. Per vincere le elezioni bisogna non contrastare la società liquida e permissiva e comprare il consenso con il benessere. Sembrava che questa ricetta fosse destinata a funzionare per sempre.Adesso davanti alle migrazioni si è riproposta con forza la questione: quelli sono altro, ed io che sono? Afd propone una identità nazionale fuori del contesto europeo visto non come una patria comune ma come un contenitore del vuoto dei valori. La Cdu è ancora capace di elaborare una proposta identitaria? Oggi molti elettori tradizionali la lasciano perché la vedono come il partito del vuoto, di quel vuoto in cui tutti fino a ieri si trovavano a loro agio e che appare improvvisamente freddo, minaccioso, invivibile. Dalla capacità di elaborare una risposta alla domanda di identità dipende non solo il futuro della Merkel ma anche quello della Germania e dell'Europa.