Processo alle Stelle - settima puntata«E' un'ex soubrette televisiva in completo disfacimento psicofisico». «E che cosa fa ora? ». «Niente, che deve fare». Quante attrici avrebbero accettato un ruolo simile? Serena Grandi, invece l'ha interpretata alla "grande", come ha fatto con tutti i ruoli che le sono stati proposti nella sua carriera. «È stato un modo per liberarmi dai fantasmi della mia vita - ha dichiarato recentemente -. Ho voluto esorcizzare quella vicenda. E ci sono riuscita».Era il 2003 quando finì ai domiciliari per una storia di cocaina. Paolo Sorrentino ne La Grande Bellezza la dipinge in modo impietoso: è la festa di compleanno del personaggio di Toni Servillo, Jepp Gambardella, e lei, Serena Grandi-Lorena, esce da una torta di due metri, vestita con un mini abito di pietre preziose. Sui seni ha scritto 6 e 5, gli anni del protagonista, il re della mondanità perso in tristi baldorie. Quell'immagine decadente della Roma mondana extracafonal dalla quale Serena Grandi si è voluta allontanare per ritrovare se stessa e i suoi affetti più cari: su tutti suo figlio Edoardo («Il mio successo più bello. È il mio Oscar», ripete a ogni intervista). Si è ritirata, lei di Bologna ma romagnola nel modo di essere, a Rimini, dove ha gestito per qualche anno un ristorante "La Locanda di Miranda". Quel personaggio che Brass le ha costruito addosso le è rimasto incollato per sempre e per tutti lei è rimasta la generosa sensuale e ironica locandiera. Così spiega la sua fuga da Roma: «Roma non la reggevo più. Non sopportavo più il cinismo, il traffico, gli odori. Sono tornata a Rimini dopo aver girato il film di Sorrentino, che sono orgogliosa d'aver fatto, mi ha reso consapevole di tanta inutilità».Dalla Miranda di Tinto Brass alla Lorena di Paolo Sorrentino. E in mezzo tanti film, un amore tormentato, un figlio e quasi dieci anni di "Cleopatra". Purtroppo per lei non si tratta della messa in scena della storia della famosa regina egiziana, resa famosa dall'interpretazione di Liz Taylor, ma è solo il nome fantasioso che gli investigatori romani, coordinati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, diedero all'inchiesta, con 19 ordini di custodia cautelare e 35 perquisizioni tra cinema, politica, imprenditoria. Tra loro anche lei, Serena Faggioli all'anagrafe, accusata di spaccio di droga. In manette finì anche un'altra scoperta di Tinto Brass: Lyudmila Derkach, ex Miss Ucraina, 26 anni, che avrebbe organizzato numerosi festini a base di sesso e cocaina. In quell'inchiesta "Cleopatra", ci finirono pure due finanzieri, Rocco Russillo e Stefano Donno, in servizio di scorta al senatore a vita Emilio Colombo. E altri due politici, Giuseppe Galati, Udc, sottosegretario alle Attività produttive e Bruno Petrella, An, vicepresidente del consiglio provinciale di Roma, vennero sfiorati, ma i due, così come Emilio Colombo, furono considerati solo consumatori di cocaina e non vennero accusati di alcun reato. L'elenco degli indagati si arricchì di altri nomi molto noti nei salotti romani: Alberto Quinzi 51 anni, contitolare di uno dei templi della gastronomia romana, il ristorante "Quinzi e Gabrieli", Armando De Bonis, direttore di divisione del ministero delle Attività produttive, l'avvocato Maurizio Tiberi, gli imprenditori Stefano Barbis,  (edilizia), Francesco Ippolito (moda) e Maurizio Bigelli (opere pubbliche). Le accuse erano, a vario titolo, spaccio e favoreggiamento della prostituzione.In un attimo Serena Grandi venne trascinata in una storia che non le apparteneva. «Appena ho avuto modo di leggere il provvedimento mi resi subito che contro di lei non c'era nulla di penalmente rilevante», racconta a Il Dubbio l'avvocato Valerio Spigarelli, difensore dell'attrice. Serena Grandi qualche anno dopo raccontò: «Quando arrivò la polizia a casa mia, alle 5 del mattino, pensai di essere su Scherzi a parte. Ero innocente, mi sono ritrovata al centro di una congiura incredibile». Purtroppo non si trattava di uno scherzo: rimase 157 giorni agli arresti domiciliari.«L'hanno tenuta per circa sei mesi reclusa in casa - continua l'avvocato Spigarelli - sulla base di intercettazioni dalle quali non emergeva nulla. Colloqui tra amici per organizzare una colletta, con 50 euro a testa, per comprare della cocaina per uso personale. Cose che succedono spesso ancora oggi e a ogni livello: i famosi consumatori del sabato. Intanto la Grandi fu sbattuta in prima pagina, con tanto di foto segnaletiche. Presentammo varie istanze alle procura di Roma per la scarcerazione, anche il Riesame rigettò le nostre richieste. Fu necessaria la Cassazione per ottenere un provvedimento che era nelle carte, di fronte al quale il Riesame non potette fare altro che prendere atto. Non solo non c'era alcun bisogno della misura restrittiva, ma non esisteva alcun reato attribuibile alla mia assistita. Ci fu negata persino l'istanza per una visita ginecologica, come se si trattasse di una pericolosissima criminale». L'attrice più volte dichiarò: «Se non fossi Serena Grandi, ma Maria Rossi tutto questo non sarebbe successo». Ma l'avvocato Spigarelli, sempre in prima linea per la difesa dei diritti di tutti, amaramente commenta: «Purtroppo queste vicende non sono così rare e le tante Maria Rossi restano in carcere per mesi, con accuse che si basano sul nulla, senza che qualcuno si prenda la briga di valutare serenamente gli atti. Nella vicenda di Serena Grandi fummo noi a presentare un'istanza alla procura per farci ascoltare, dal momento che era così evidente l'insussistenza delle accuse».Finalmente gli stessi pm, Giancarlo Capaldo e Carlo Lasperanza, si convinsero delle ragioni esposte dall'avvocato Spigarelli e chiesero al gip l'archiviazione della posizione della Grandi. Non si arrivò mai a processo, ma ci vollero circa otto anni. Poi, ad aprile di quest'anno, dopo dodici anni e cinque mesi, il tribunale di Roma ha emesso la sentenza per gli altri indagati: tutti assolti per non aver commesso il fatto, ad eccezione di Giuseppe Martello, condannato a 5 anni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti, e di Lyudmyla Derkach, 4 anni e 6 mesi per sfruttamento della prostituzione. La famosa inchiesta "Cleopatra", quindi, è crollata, lasciando però un danno di immagine incalcolabile alle persone coinvolte. Serena Grandi nel 2011 è stata risarcita per ingiusta detenzione con 60mila euro. L'avvocato Valerio Spigarelli nella sua istanza aveva richiesto un risarcimento di 500 mila euro per le conseguenze patite dalla sua assistita. I giudici hanno condiviso l'argomentazione del legale nella parte in cui evidenziava che la «detenzione ai domiciliari ha prodotto nell'attrice danni morali e materiali ingenti» e tra questi «danni psicofisici costituiti da uno scompenso ormonale di rilevante gravità e da uno stato di depressione acuta» oltre a danni conseguenti alla «lesione dell'immagine e della rispettabilità sociale nonché professionale, con riferimento particolare al mancato perfezionamento di numerose trattative, tra cui quella relativa alla partecipazione all'Isola dei famos».Secondo i giudici della quarta Sezione penale della Corte d'appello di Roma appaiono «rilevanti i danni morali conseguenti all'ingiusta detenzione, avuto soprattutto riguardo all'assoluta incensuratezza di Serena Grandi e alla gravità delle accuse», così come sono «altrettanto rilevanti i danni conseguiti alla lesione dell'immagine, anche per la notorietà acquisita dalla vicenda finita sugli organi di informazione». Sempre per i giudici «le intercettazioni telefoniche, su cui unicamente si fondavano le accuse a carico di Serena Grandi, hanno un contenuto inidoneo a supportare quel quadro indiziario necessario per l'emissione della misura cautelare». Peccato che la quantificazione del danno abbia differito di molto rispetto a quanto chiesto dal legale di Serena Grandi per quei 157 giorni di arresto.Un momento davvero difficile dopo una carriera piena di successi, prime pagine da protagonista delle feste e dei salotti romani, il matrimonio con il playboy e antiquario Beppe Ercole (ancora oggi, il 19 agosto, Serena Grandi lo definisce sulla pagina Facebook «un grande uomo il più simpatico di tutti..... spero che faccia ridere tutti come hai sempre fatto nella tua vita»). Una storia finita, dopo una decina di anni, con il tombeur de femmes che conquista Corinne Clery, l'indimenticabile interprete di Historie d'O peraltro amica di Serena.  Se fino ad allora tutto sembrava aver girato per il verso giusto, ecco che il mondo sembra esploderle intorno.Quel mondo che l'aveva consacrata negli anni 80 come una icona della bellezza italica: sensuale e affascinante. Nata a Bologna, classe 1958, Serena ha sempre desiderato recitare e così, appena le è stato possibile, si è trasferita a Roma. L'inizio della sua carriera è fatta di piccole parti (Tranquille donne di campagna, La compagna di viaggio, Teste di quoio), poi comincia a farsi conoscere e arrivano altri film (Pierino colpisce ancora, Pierino la peste alla riscossa), nei quali è già tra i protagonisti (Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte, Acapulco, prima spiaggia... a sinistra e nell'episodio L'imbiancone della serie tv Sogni e bisogni di Sergio Citti in onda su Rai 2 in cui recita con Carlo Verdone).  E ancora "Le avventure dell'incredibile Ercole" di Luigi Cozzi con Lou Ferrigno e l'horror Antropophagus di Joe D'Amato, divenuto un cult del genere horror.Serena Grandi con il suo fisico prorompente non passa inosservata e arriva in tv su Rai2 (Il cappello sulle ventitré), dove con i suoi striptease diventa il sogno proibito di tanti italiani. È ormai al top e, come ha raccontato, a lei si interessano in molti fino a ricevere le attenzioni e le telefonate di Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi.Arrivano i film di qualità, Tu mi turbi dove interpreta una cameriera e recita accanto a Benigni, e Malamore, dove diretta da Eriprando Visconti ha il piccolo ruolo di una prostituta di alto bordo.Ma è l'incontro con Tinto Brass nel 1985 a consacrala definitivamente. In Miranda  è la locandiera che fa sognare gli italiani. Dino Risi vuole che sia Teresa, con l'esordiente Luca Barbareschi. Sergio Corbucci le scrive addosso Roba da ricchi e Rimini Rimini, in cui Serena è affiancata da Paolo Villaggio, e mostra la sua capacità di far sorridere e di essere perfetta per ruoli brillanti nelle commedie.  Ma anche quando Lamberto Bava la fa recitare in un thriller,  Le foto di Gioia, il suo personaggio lascia il segno. Luigi Magni le affida una parte accanto ad  Alberto Sordi, nel film In nome del popolo sovrano. Cinema e tv la consacrano come una delle donne più ammirate degli anni 80, piace ed è simpatica anche alle donne che scoprono la sua genuina sensualità . E così sul piccolo schermo inanella una serie di successi: Donna d'Onore, per la quale vince pure un Telegatto, Piazza di Spagna, Il Prezzo della Vita, Pazza Famiglia, Anni '50, Ladri si nasce e Le ragazze di Piazza di Spagna. Nel 1998 Tinto Brass la richiama nel suo nuovo film Monella  e Luciano Ligabue le fa intepretare la madre di Stefano Accoprsi in Radiofreccia.Purtroppo la parabola del successo subisce lo stop della vicenda "Cleopatra" Serena Grandi non è più l'attrice che i registi cercano e le sue curve sono diventate più abbondanti. «Sono stata risarcita dallo Stato - dichiara qualche anno dopo - ma era impossibile quantificare la mia disperazione, ho fatto una donazione. Dopo Miranda, non volevo cadere nel viale del tramonto, avevo paura di diventare la Laura Antonelli di turno. Non è facile volersi bene. Mi punivo mangiando. Ingrassavo, non mi curavo».Sulla sua strada, per fortuna, incontra un altro maestro del cinema italiano, Pupi Avati, bolognese come lei, che riesce a tirare fuori un lato dell'attrice poco conosciuto: la sua umanità. Ed eccola ne Il papà di Giovanna, e con esso arriva anche la scrittura nel cast della produzione televisiva Una madre per Rai1. Poi, due anni dopo, nel 2010, torna sul grande schermo con Una sconfinata giovinezza, sempre di Pupi Avati.  Non è più l'icona sexy, ironica e sensuale che Tinto Brass le aveva cucito addosso, ma dopo tutto quello che le è accaduto, Serena ci ha fatto scoprire un lato artistico nuovo, quello della caratterista che ce l'ha riportata alla grande bellezza del cinema.Delle sua traversie giudiziarie, pagate a caro prezzo, Serena preferisce non parlare, abbiamo provato a contattarla, ma ha preferito chiudersi nel riserbo. E in fondo è giusto così. Lei, una delle poche sopravvissute tra le stelle a processo che vi abbiamo raccontato, è riuscita ad andare avanti lo stesso. A testimonianza di un grande carattere, e di uno spirito, nonostante tutto, ancora indomito.