«Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo» è un titolo stupidino. Si riferisce a tre arciere italiane che giorni fa hanno combattuto fino all’ultimo per la medaglia olimpica ma poi sono arrivate quarte. Il titolo, nel quale si esprime un giudizio più o meno estetico del tutto a sproposito, francamente, si poteva evitare. E non ci sarebbe stato niente di male se il direttore del giornale - che probabilmente non è direttamente autore del titolo - avesse chiamato il redattore colpevole e lo avesse sgridato ben bene. E nemmeno ci sarebbe stato niente di male se l’editore del giornale avesse chiamato il direttore e avesse chiesto conto dello scivolone, e soprattutto lo avesse invitato a stare più attento, in futuro.Per la verità non è che sia la prima volta che gli sportivi un po’ sovrappeso son stati presi in giro dai giornali. E’ capitato ad atleti anche molto più famosi, per dire, allo stesso Maradona, o a al grande Ronaldo, che veniva abitualmente chiamato “Il Gordo”, cioè il ciccione. Per non dire di qualche politico, ad esempio l’ex sindaco di Roma, Rutelli, che veniva chiamato dai giornalisti “Cicciobello”, anche se in verità era abbastanza magro. O di Andreotti, “il gobbo”. Per non parlare di Brunetta... Non è mai successo niente.Stavolta invece la federazione sportiva alla quale le tre ragazze appartengono ha scritto una nota furibonda e ha chiesto l’intervento dell’editore, il quale è effettivamente intervenuto non “redarguendo” ma licenziando in tronco il direttore.Il giornale in questione si chiama il “Quotidiano Sportivo”, ed è il supplemento sportivo del “Quotidiano Nazionale” (cioè del “Carlino”, della “Nazione” e del “Giorno”). L’editore in questione si chiama Andrea Riffeser, uno dei più vecchi editori italiani (nipote di Attilio Monti, petroliere ricchissimo che aveva acquistato il “Carlino” e la “Nazione”, lasciati poi in eredità al giovane Andrea, figlio di sua figlia). Il malcapitato direttore, che ora si trova disoccupato, si chiama Giuseppe Tassi. Per la verità il povero Tassi l’altra mattina aveva scritto un breve corsivo di scuse. Ma questo non è bastato alla federazione delle arciere, che ne ha chiesto la testa e l’ha ottenuta. Negli ambienti sportivi italiani tuttavia la misura presa da Riffeser sembra ancora troppo dolce, e si chiede all’ordine di “radiare” Tassi, cioè di espellerlo dalla comunità dei giornalisti, di dichiararlo indegno, di farlo sparire! Che non scriva mai più in vita sua...L’unico a prendere un pochino le difese di Tassi è stato il segretario dell’ordine dei giornalisti, Paolo Pirovano, che ha scritto qualche parola su facebook per invitare alla calma.Ci sono due cose che mi stupiscono in questa vicenda. Una, ovviamente, è il ricorso esagerato e bigotto - davvero bigotto - al politically correct, specialmente nel campo sportivo. Trovo seriamente preoccupante che un giornalista debba stare attento a ogni parola, ai toni degli articoli, a non ferire lo spirito patriottico e la retorica-retorica-retorica. Finirà che negli articoli dovremo scrivere: «Le suddette atlete, dopo una prova generosa e di alto valore sportivo, erano, loro malgrado e senza colpe, costrette a cedere il passo, ingiustamente, ad alcune atlete di altra nazionalità... ».Forse era così ai tempi del fascismo, ma non sono sicuro se fino a questo punto. Sono sicuro che nel linguaggio sportivo non c’è niente di peggio del miscuglio tra nazionalismo e correttezza politica, perché il risultato è una poltiglia indigeribile.La seconda cosa che mi colpisce è la distanza tra il senso dell’etica giornalistica in questo caso e in tutti gli altri casi.Mi chiedo quante volte nei quotidiani di Riffeser l’autore di un reato è stato bollato come “immigrato” o “marocchino” o “latinos”? Obiezione: ma effettivamente gli autori di quei reati erano stranieri, ed essere stranieri non è un peccato. Ok, ma non è un peccato neppure essere sovrappeso, e le tre atlete, un po’, lo erano.Le cose cambiano ancora per quei titoli che danno, ad esempio, per colpevoli, persone che colpevoli non sono. Vogliamo parlare dei titoli su Filippo Penati, il vice di Bersani linciato dai giornali e poi assolto da tutto? Vogliamo dire del segretario del Pd campano, Graziano, che tutti i giornali hanno definito camorrista ed è stato prosciolto? Vogliamo parlare dell’infermiera Bonino, definita da tutti serial killer, e non lo era? Posso proseguire fino alla fine di questa pagina e di quella dopo e di quella dopo ancora. Mi sono limitato ad alcuni casi recentissimi. Eppure, se poi vado a spulciare, non trovo nessun provvedimento preso da nessun editore, a carico di nessun giornalista. Né ho mai saputo di interventi degli editori per la pubblicazione di intercettazioni, che danneggiavano e infamavano privati cittadini, o interferivamo nella loro vita privata, senza che ciò avesse nessun valore penale. Eccetera eccetera eccetera.L’etica giornalistica è una merce che non si trova sui banchi del giornalismo italiano. Almeno: non più. La regola è una sola: cinismo e obbedienza al proprio padrone, o al leader della propria squadra.Con questa sola penosissima eccezione: se violi la retorica sportiva nazionale ti bastono.P. S. Piena solidarietà al collega Tassi, che non conosco.