Nel mese di giugno del 1946 il governo italiano firmava con il Belgio l'accordo di scambio tra uomini e carbone.Per ogni italiano che scendeva in miniera, l'Italia riceveva 200 chili di carbone al giorno. In tutti gli uffici di collocamento furono affissi dei manifestini di color rosa pallido che invitavano gli aspiranti ed improvvisati minatori a trasferirsi in Belgio. Per ricevere il visto di ingresso in quel Paese, avrebbero dovuto però sottoporsi a visita medica e, a tal fine, fu creato un centro nei sotterranei della stazione centrale di Milano.Da paesi del Sud (ma anche dal Veneto) partirono in migliaia e molti fecero ritorno con i bronchi distrutti dalla silicosi. L'8 agosto di sessanta anni fa la tragedia di Marcinelle! La miniera si trasforma in un inferno e 262 uomini bruciano come torce umane. La maggioranza sono meridionali. Dalla fine della guerra al 1956 i paesi del Sud vedono ridursi la popolazione di oltre un terzo dei propri abitanti. Ho un nitido ricordo delle famiglie del mio paese che aspettavano con trepidante attesa notizie dei loro cari residenti in Belgio. Le lacrime silenziose di quanti con compostezza si recavano quotidianamente in caserma nella speranza di conoscere la sorte dei loro familiari. Il carbone è servito per alimentare le industrie del "triangolo" industriale. Le rimesse degli emigranti furono utilizzate dalle banche per finanziare il "miracolo economico" italiano. Era l'Italia del 1956! Marcinelle non fu una disgrazia, fu un crimine.I soccorsi furono ritardati per non mostrare al mondo le condizioni impossibili nei quali i minatori erano costretti a lavorare. Non si volevano far vedere le miniere dove tutto era inadeguato e neanche le baracche dei migranti privi di servizi igienici. I padroni delle miniere risparmiavano sulle attrezzature e finanche sui mezzi di prevenzione e di soccorso, puntando ad aumentare i profitti sullo sfruttamento inumano dei minatori costretti a scendere a mille metri di profondità senza tutela alcuna. La tragedia fu circondata da un muro di omertà e finanche di crudeltà. Si pensi che i familiari delle vittime e dei feriti furono fermati per giorni alle frontiera perché non avevano il visto di ingresso in Belgio. Tuttavia c'era anche una diversa sensibilità rispetto al mondo del lavoro, tanto in Italia che in Europa.Quando ancora si scavava nella miniera di Marcinelle per raggiungere quota 835 alla ricerca di impossibili sopravvissuti, ovunque, lavoratori del Nord e del Sud scendevano in lotta in un moto di spontanea solidarietà alle famiglie delle vittime. Manifestazioni di solidarietà ai minatori furono indetti dai sindacati del Belgio ed in Francia. Il governo italiano fu costretto a denunciare l'infame accordo "uomo- carbone".Sulla stampa, in Parlamento e nel Paese, la strage di Marcinelle venne interpretata come l'ennesimo tributo di sangue imposto ai lavoratori, soprattutto meridionali, per consentire alla industria "padana" di potersi sviluppare. Negli stessi giorni si rivendicò con forza la centralità dell'uomo rispetto alle leggi del mercato. Fu riproposta la necessità di un "piano nazionale", capace di incentivare insediamenti industriali nei luoghi di residenza dei lavoratori disoccupati piuttosto che sradicare la gente del Sud e farla dormire nelle soffitte di Torino e di Milano ed, ancor peggio, nelle baracche belghe costruite per i prigionieri di guerra. Oggi la solidarietà tra gli uomini è messa a dura prova. Mentre, la stessa industria "padana" cresciuta sul sangue dei lavoratori meridionali (e settentrionali) in nome della comune Patria trasferisce i propri impianti all'estero inseguendo la sola legge del massimo profitto.Altro che ndrangheta!Nessuno pagò per il crimine di Marcinelle quasi che provocare la morte di minatori non dovesse esser considerato un reato! A sessant'anni di distanza il tasso di disoccupazione giovanile al Sud è maggiore rispetto al 1956. La forbice si è allargata ed oggi la distanza tra Calabria e Lombardia è maggiore rispetto a quella tra Germania e Grecia. Gli ospedali calabresi sono molto più vicini a quelli dell'Egitto rispetto a quelli del Veneto! Nonostante ciò, la questione meridionale è stata ridotta a mera questione criminale.Nei giorni scorsi il Senato della Repubblica ha dedicato sette ore del suo tempo per decidere l'arresto del senatore Caridi, considerato un "invisibile" di una "cupola" occulta, secondo quanto ipotizzato nell'inchiesta della procura di Reggio Calabria denominata "Mammasantissima". E' stata l'unica occasione, in tutti questi anni, in cui in un'aula parlamentare si è speso così tanto tempo a parlare, sia pure di riflesso, di una vicenda calabrese. E' successo a sessanta anni esatti di Marcinelle.Un unico filo rosso collega e fa da sfondo ad avvenimenti così diversi e così distanti: la grande disperazione del Sud che le classi dirigenti nazionali non hanno mai affrontato e che ieri veniva camuffata come logica conseguenza di una «naturale depressione economica» mentre oggi viene derubricata a mera questione criminale.