Venerdì prossimo 29 luglio, in occasione del primo anno dall’uccisione di Mauro Guerra, ci sarà una messa, un convegno e poi una fiaccolata per ricordarlo. Durante il convegno saranno trasmessi i video messaggi del senatore Luigi Manconi, presidente della commissione dei diritti umani del Senato e di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Interverranno il consigliere comunale padovano Giuliano Altavilla e Ilaria Cucchi, Lucia Uva, i familiari, gli amici e gli avvocati di Mauro. Contemporaneamente sarà allestita una mostra con i quadri di Mauro Guerra. Sì perché Mauro, 32enne di Carmignano di Sant’Urbano, laureato in Economia aziendale, dipendente di uno studio commercialista di Monselice, buttafuori per arrotondare in un locale di lap dance, aveva anche la passione di dipingere. E proprio quel terribile 29 luglio di un anno fa, Mauro era all’interno della sua casa a dipingere uno dei suoi quadri quando due carabinieri gli avevano chiesto di seguirli in caserma, distante pochi metri dalla sua abitazione. Il motivo ancora non si conosce, anche se all’epoca i giornali locali parlavano di un Tso, il trattamento sanitario obbligatorio. Nella realtà dei fatti nessuno lo aveva disposto. L’unica cosa che si sa è che dopo mezzora, Mauro Guerra scappa dalla caserma e corre verso casa inseguito dapprima da due carabinieri che poi diventano sempre di più. Alla fine sono dieci i militari che irrompono all’interno della sua abitazione e ci rimangono diverse ora con l’intento di convincere Mauro a salire inspiegabilmente sull’ambulanza già pronta per ricoverarlo.A quel punto finge di accettare, fa finta di raggiungere l’ambulanza ma poi ricomincia a scappare verso i campi del paese. Inizia il dramma. I carabinieri lo inseguono e uno riesce a raggiungerlo riuscendo a chiudergli l’anello della manetta intorno al polso. Mauro, completamente disarmato, riesce a colpire il militare per divincolarsi e proseguire la sua fuga. La situazione si complica e nasce la tragedia.Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il comandante di stazione, il maresciallo Marco Pegoraro, insediato appena tre mesi prima nel comando, avrebbe voluto salvare il carabiniere dall’aggressione e quindi avrebbe prima sparato due colpi in aria e poi uno al fianco che avrebbe causato la morte di Mauro. In realtà c’erano dei testimoni.I familiari, il giorno dopo la tragedia, lo hanno riferito immediatamente, con una telefonata al numero verde di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa: «Abbiamo la testimonianza di diverse persone che erano lì – aveva raccontato una parente al telefono – i carabinieri hanno la loro versione ma noi abbiamo i testimoni. Mauro era stato bloccato, già gli era stata infilata una delle manette ma il carabiniere lo avrebbe aggredito e lui ha reagito. Non so cosa gli abbia detto ma è vero che Mauro lo ha colpito, due-tre pugni, non so. Così si è divincolato, si è girato ed è andato via quasi camminando… camminava… ma gli hanno sparato alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono arrivati, hanno continuato a prenderlo a calci quando già era a terra! ».Dalla ricostruzione della vicenda, la storia si fa ancora più inquietante: nessuno avrebbe verificato i parametri vitali, nessuno avrebbe permesso ai familiari, che pure erano presenti durante le tre ore di assedio della loro casa, di avvicinarsi, e ancora non sappiamo a che ora l’uomo abbia esalato l’ultimo respiro. La procura ha aperto un fascicolo, sono stati sentiti alcuni testimoni ed effettuati degli accertamenti, tra cui l’esame autoptico e la perizia balistica.L’unica cosa certa è che Mauro Guerra, completamente disarmato, scalzo e in mutande, è morto a causa di un colpo di pistola da parte del maresciallo e da una distanza non inferiore ai 50cm ma non superiore ai 5 metri e il proiettile lo ha trafitto all’addome. Dalle stesse indagini effettuate dai carabinieri, si viene a sapere che il proiettile è entrato dal basso verso l’alto e, grazie ad un esame tossicologico, Mauro risulta negativo a ogni tipo di sostanza stupefacente. Sappiamo anche che tempo fa il pm aveva chiesto una proroga delle indagini. Ma allo stato attuale non si ha la certezza che il processo ci sarà.I promotori del convegno richiedono con forza verità e giustizia per Mauro Guerra, che si faccia chiarezza sulla vicenda, ma all’interno di un’aula di tribunale. Temono, però, che ci sia il rischio molto concreto che per la morte di Mauro venga chiesta l’archiviazione.