Dopo oltre dodici anni non c’è ancora chiarezza sulle reali cause della morte di Attilio Manca, l’urologo siciliano, originario di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, che nel 2003, un anno prima di essere ritrovato cadavere, avrebbe operato Bernardo Provenzano in una clinica a Marsiglia. Alla tesi del suicidio non crede più nessuno e a denunciare le tante incongruenze adesso è il libro di Lorenzo Baldo La mafia ordina: suicidate Attilio Manca, presentato alla Camera dei Deputati, e del quale l’attrice Annalisa Insardà ha letto alcuni passaggi molto toccanti. Il fratello Luca non si dà pace: «Siamo indignati e da cittadini onesti pretendiamo tutela. Sappiamo che è stato ucciso e riteniamo che i depistaggi e le omissioni emerse siano stati posti da personaggi istituzionali. Anche la morte di Provenzano può rappresentare un punto di partenza. Le prove sono nel fascicolo della Procura di Viterbo, che in questi anni ha chiuso occhi, bocca e orecchie, come le tre scimmiette. Alcune piste non sono state prese in considerazione e andrebbero rivalutate, anche perchè la nostra Barcellona fa parte di un territorio bello ma maledetto». Probabilmente sarà necessario altro tempo: «Credo ancora nello Stato e nella magistratura: la giustizia è lenta ma arriverà. Purtroppo i miei genitori sono avanti con l’età e forse non conosceranno mai la verità giuridica». La Dda ha aperto un nuovo filone d’inchiesta, su sollecitazione degli avvocati Fabio Repici e Antonio Ingroia, che denuncia: «La situazione è paradossale anche alla luce delle recenti dichiarazioni di alcuni pentiti, che hanno parlato apertamente di omicidio. Su questi fatti stanno lavorando le Procure di Messina e Palermo, mentre quelle di Viterbo e Roma sembrano non considerarle attendibili. Stiamo cercando ogni possibile appiglio: per questo ci siamo rivolti alla Procura nazionale antimafia, sperando che l’istanza abbia successo». Nel sangue dell’urologo, vittima di percosse, fu ritrovato un mix letale di alcol e droga, dei quali non era però un consumatore. Per l’ex pm quello di Manca è un “delitto di Stato”: «È una vicenda dolorosa e emblematica, che si inquadra dentro la famigerata trattativa Stato-Mafia. Attilio è stato stritolato nel meccanismo di copertura della latitanza di Provenzano. Ecco perchè gli inquirenti si sono voltati dall’altra parte, senza approfondire davvero».Il senatore Beppe Lumia ha garantito l’impegno della Commissione nazionale Antimafia, che ha già ascoltato familiari e legali: «Dovremo muoverci con rigore, senza guardare in faccia nessuno, utilizzando i nostri poteri d’inchiesta e prendendo ad esempio l’indagine che consentì di riaprire il caso di Peppino Impastato». A dare giustizia all’urologo potrebbero essere anche delle novità legislative: «Aiuta moltissimo l’introduzione del reato di depistaggio, che fa capolino in questa vicenda. La mafia uccide più volte e dopo avere eliminato fisicamente la persona continua la sua azione terrificante, macchiandone la memoria e inventando motivazioni che descrivono un’altra storia. Questo libro racconta agli italiani l’umanità e la professionalità di Attilio Manca, ricostruisce il suo caso e dà una mano anche alla Commissione che proverà a fare luce».