Solo gli sprovveduti potevano pensare che, messe le mani su Rcs, Urbano Cairo avrebbe rovesciato come un guanto il Corrierone. Lui, che sprovveduto non è, non si è mai neppure posto il problema e già tre giorni prima del momento della verità aveva telefonato a Luciano Fontana per assicurargli che sarebbe rimasto direttore. Non significa che Cairo intenda seguire la faccenda da lontano e senza intromettersi. Il suo modus operandi, ormai lo sanno tutti, è opposto. Gli piace guidare di persona, con al fianco un gruppo di manager di fiducia ristrettissimo: appena tre.Per prima cosa, c’è da giurarci, guarderà al risanamento. In fondo è stata quella la sua arma vincente nello scontro con la cordata Bonomi-Mediobanca. Quelli erano gli uomini del deficit, lui ha rimesso in piedi La 7 tagliando in un anno un centinaio e passa di milioni di spese. Con Rcs, che contra oltre 3900 dipendenti, dovrà procedere con maggior cautela, ma sull’indirizzo di fondo non c’è dubbio. Di certo, però, non è da via Solferino che Cairo partirà, anche se da quelle parti i giornalisti già danno per sicuro il taglio della "nota spese", che sin qui ha costituito di fatto un’integrazione degli stipendi.Molto più importanti le altre aree. I periodici, prima di tutto, che sono, con la concessionaria, all’origine dell’impero costruito dall’ex assistente di Silvio Berlusconi. Cairo ha pilotato con successo la sua flotta di settimanali, quindicinali e mensili nella tempesta della crisi rimanendo fedele alla sua formula magica: prezzo di copertina basso, costi centellinati che nemmeno Paperone, alte vendite in edicola. Le testate Rcs, come Oggi con i suoi 39 giornalisti e Amica, hanno sinora viaggiato su tutt’altra lunghezza d’onda. Sin troppo facile prevedere che Cairo provvederà per prima cosa a uniformare i modelli. Con i periodici, la priorità verrà assegnata alla Gazzetta dello Sport, un po’ perché un quotidiano sportivo molto popolare è perfetto per il tipo di mercato nel quale Cairo naviga ormai come il pesce più grosso ed esperto, e un po’ per la sinergia possibile con il Torino.Ma prima o poi della linea editoriale del Corriere Urbano Cairo dovrà impicciarsi. Neppure l’irruzione di Berlusconi, ai suoi tempi aveva rappresentato un’incrinatura così vistosa nel sistema eterno e ormai asfittico dei "salotti buoni". Che a una simile rivoluzione corrisponda poi, nei tempi medi, una piatta continuità è poco credibile. Per questo, già nei mesi del braccio di ferro intorno alla proprietà, molti profetizzavano per il Corriere una virata in direzione dell’astro nascente a 5 stelle. Ma tra chi conosce bene sia Cairo che la politica circola ora una ben diversa previsione. Urbano Cairo ha imparato tutto da Silvio Berlusconi, ha sin qui seguito da allievo brillantissimo le sue orme. C’è chi da per certo che le seguirà sino all’ultimo passaggio: l’ingresso in politica, ma sul fronte opposto a quello del maestro. Come risanatore del disastrato centrosinistra.