È finito il tempo dello shock e ora l’Unione Europea va al contrattacco. Detto fatto, durante la seduta straordinaria di ieri, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione a larga maggioranza di 395 voti, che chiede «una implementazione rapida e coerente della procedura di revoca dell’appartenenza del Regno Unito alla Ue». In altre parole, lo schiaffo di Londra è stato digerito e adesso l’obiettivo è quello di velocizzare il più possibile le procedure di uscita della Gran Bretagna dall’Ue, possibilmente già dopo la pausa estiva. La ragione la chiarisce il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: «Siamo noi a dettare l’agenda, non chi vuole uscire e non possiamo aspettare troppo, perchè rischiamo turbolenze sui mercati e taglio del rating». Ma, soprattutto, «Bisogna evitare che la Brexit produca effetti contagio per il resto dell’Unione», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. Non solo, la risoluzione chiede anche la modifica dei calendari, in modo da evitare che la Gran Bretagna possa assumere la presidenza del Consiglio, che ruota ogni sei mesi e nel secondo semestre del 2017 sarebbe toccato proprio agli inglesi. Eppure, il Parlamento europeo ha assistito anche alla nascita di un blocco anti-risoluzione e dunque contrario alla Brexit secca e veloce. Tra i 200 contrari ci sono anche i 17 parlamentari del Movimento 5 Stelle, che hanno condiviso la linea del loro alleato dell’Ukip Nigel Farage, l’euroscettico leader del movimento per il Leave, il quale però oggi chiede negoziati e uscita lenta dall’Europa. A votare con Farage, si è compattato anche il gruppo dei conservatori Ecr, di cui fanno parte anche i Tories britannici, l’Enf di Marine Le Pen e Matteo Salvini, l’estrema destra neofascista e anche, a sorpresa, la Sinistra Unitaria con Barbara Spinelli e Curzio Maltese. Nel suo intervento, Farage ha esordito con il sorriso beffardo: «Venivo deriso quando 17 anni fa dicevo che avrei portato il Regno Unito fuori dall’Ue. Ora non ridete più. Non ridete più perchè voi, come progetto politico, siete espressione della negazione». Il leader della destra populista britannica si è goduto il suo momento di vittoria e ha concluso con un cupo presagio per l’Unione: «Il Regno Unito non sarà l’ultimo Paese a lasciare l’Ue».Unico a strappare la standing ovation dell’Aula di Bruxelles è stato lo scozzese Alyn Smith, eurodeputato dello Scottish National Party, che ha lanciato un accorato appello: «Vi prego, l’Europa non abbandoni la Scozia». Una spinta europeista, quella scozzese, che è stata sottolineata anche dalla premier Nicola Sturgeon, che è intervenuta al Parlamento di Edimburgo spiegando quali saranno i prossimi passi del suo governo, per proteggere il posto della Scozia nell’Unione Europea. Per ora sembra accantonata l’ipotesi che il Parlamento scozzese appoggi il referendum per l’indipendenza dalla Corona Inglese, ma Sturgeon ha fatto capire che la considererebbe la soluzione migliore.A fare muro contro il tergiversare di Londra interviene anche il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. L’avvertimento è chiaro: «Ho evitato ai miei direttori generali di evitare ogni contatto con Londra. Vedrò il primo ministro per chiarire la situazione il prima possibile». Ma, soprattutto, la linea tracciata è quella di non concedere alcun negoziato prima della richiesta formale del governo per uscire dall’Unione. Unità anche sul nuovo fronte Parigi-Berlino-Roma, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha ribadito davanti al Bundestag che «La Gran Bretagna non può aspettarsi di non avere più obblighi, ma di mantenere i privilegi garantiti dall’Ue» e ha concluso con la convinzione che «L’Unione comunque è abbastanza forte per sopravvivere all’uscita della Gran Bretagna e per continuare ad andare avanti con 27 paesi membri». Nella stessa direzione sono andate le dichiarazioni del premier Matteo Renzi che ha ribadito come questo «non sia il momento della divisione, ma della visione per l’Unione Europea. Se accettiamo la sfida di un’Europa con l’anima e che non guarda solo al portafoglio, allora lo shock della Brexit potrebbe anche essere positivo».