Sarà che la rottamazione è un’invenzione di Matteo Renzi. Fatto sta che a Torino, a distanza di 48 ore dal voto, la rottamazione in salsa cinquestelle ha fatto subito flop. Già perché l’ex ministro montiano ed ex rettore del Politecnico Francesco Profumo, ora al vertice della Compagnia di San Paolo, una delle più potenti fondazioni bancarie del Paese, non ha nessuna intenzione di rassegnare le dimissioni, come gli è stato chiesto da Chiara Appendino. Per la neosindaca incomincia così in salita l’avventura a Palazzo di Città. Il primo cittadino cinquestelle ritiene indispensabile andare a sfoltire le riserve protette del Pd, a incominciare da quelle presenti nelle partecipate, come Amiat che gestisce i rifiuti e GTT da cui dipende il trasporto pubblico. Ma il bersaglio più grosso è rappresentato proprio dalla Compagnia di San Paolo, principale finanziatore del Comune, che controlla poco più del 9 per cento del capitale di Intesa San Paolo.Indicato come presidente da Piero Fassino poche settimane fa (e allora in molti protestarono contro la designazione in zona Cesarini), Profumo è da diverso tempo nel mirino dell’M5S. Già durante la campagna elettorale la neosindaca gli aveva anticipato che avrebbe chiesto le sue dimissioni se sarebbe stata eletta. La Appendino in campagna elettorale aveva anche promesso (promessa poi ribadita in seguito al trionfo alle urne di domenica) che se avesse vinto avrebbe istituito «il semestre bianco», in modo tale che in futuro i sindaci non possano più fare nomine pubbliche negli ultimi sei mesi di mandato. Ma dalla Compagnia di San Paolo fanno sapere che la nomina del presidente da parte del Comune non è prevista dallo statuto.La Compagnia oggi è il principale finanziatore privato del comune di Torino. Finanzia attività di utilità sociale allo scopo di favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico della città. È gestita da un consiglio generale, composto da 17 membri di cui solo 4 vengono indicati da istituzioni politiche elettive. I componenti del consiglio e il presidente hanno un mandato di quattro anni. In un comunicato in cui la fondazione ha replicato al primo cittadino cinquestelle viene precisato che solo due consiglieri vengono indicati dal Comune di Torino e che non è previsto che il presidente sia tra questi. «Il precedente presidente», si legge nel comunicato, «è entrato a far parte degli organi della Compagnia sulla base di una designazione della Camera di Commercio di Torino». Tra i primi atti della gestione Profumo spicca la creazione di un tesoretto da 400mila euro destinata alle spese di gestione degli organi stessi della Compagnia, un provvedimento duramente contestato dalla pentastellata.La Compagnia San Paolo è il cuore di quel Sistema Torino su cui la Appendino vuole calare al più presto il sipario per permettere alla città di ripartire.