A Roma e Torino, città terremotate dal voto, il dopo-voto inizia con l’intervento delle Procure, che ordinano due retate. E avvertono le nuove sindache “5 Stelle”: «Attenzione, siamo in campo anche noi». A Roma son finiti dentro imprenditori e funzionari del Comune accusati di tangenti per i campi rom. Sei arresti. A Torino invece - proseguendo la linea dura e repressiva dell’ex procuratore Caselli - i Pm hanno ordinato l’arresto di 11 militanti del movimento No-Tav. E questo è successo poche ore dopo che la nuova sindaca aveva dichiarato di essere anche lei una No-Tav. Difficile, con tutta la buona volontà, non leggere una certa volontà di “avvertimento”.Il bello è che queste iniziative, che rafforzano l’idea di un partito dei Pm intenzionato a contare sempre di più nella politica italiana, usando la vittoria dei grillini come una specie di grimaldello, coincidono con la decisione della magistratura giudicante di mandare assolto - come era largamente prevedibile - Vasco Errani, ex presidente della regione Emilia Romagna, che fu azzoppato da un rinvio a giudizio e da una condanna in primo grado. Era innocente. Però si dimise, perché così voleva il circo di giornali e tv e Pm. Errani non ha commesso reati ma ha pagato. L’Emilia ha perso la sua giunta.C’è qualcuno che avrà il coraggio di dire ai Pm che la democrazia non prevede che i magistrati esercitino il potere esecutivo? O dopo l’avanzata grillina anche gli altri partiti preferiranno imboscarsi?